Il 4 dicembre segna i trent’anni dalla morte di uno dei geni della musica del XX secolo, l’americano di origini italiane Frank Zappa. Iconoclasta sperimentatore e inafferrabile esteta seppe combinare millanta generi e stili in un sound unico, tuttora mix ineguagliato di bellezza e di shock.
Nel 1975 il maestro Giorgio Gaslini, uno dei grandi jazzisti italiani del XX secolo, nonché colui che per primo ottenne una cattedra di musica jazz al Conservatorio, prima a Roma e poi a Milano, teorizzò la “musica totale”. Nel suo saggio chiamato appunto Musica Totale. Intuizioni, vita ed esperienze musicali nello spirito del ‘68, definì come la musica fosse destinata a diventare la sintesi di stili, generi e linguaggi di ogni epoca, una miscela che sapesse riunire passato, presente e futuro senza soluzione di continuità perché il “nuovo umanesimo”, che ipotizzava prossimo venturo, deve potersi nutrire di ogni apporto culturale (e musicale) possibile.
Gli album capolavoro
Contemporaneamente al maestro italiano, negli Stati Uniti, in ambito rock un musicista altrettanto grande stava sviluppando, più nella pratica che in teoria, le intuizioni gasliniane, componendo musica che riuniva in un flusso sonoro zigzagante e inafferrabile, pieno di citazioni e di divagazioni: Frank Zappa.
Autore di capolavori di riferimento per la musica rock più sanguigna (Freak Out! e Apostrophe), per la contemporanea (London Symphony Orchestra, Perfect Stranger e le collaborazioni con l’Ensemble Modern), per la cameristica (Lumpy Gravy), per le colonne sonore (Uncle Meat e 200 Motels), per l’elettronica (Civilization Phase III, pubblicato postumo nel 1994) e per la “provocazione” un po’ goliardica, un po’ surreale, un po’ colta Weasels Ripped My Flesh del 1970. In tutti ha utilizzato anche il funk, la fusion, la musica da cabaret e sperimentato varie avanguardie. Inoltre con gli album Hot Rats (del 1969), The Grand Wazoo (del 1972) e Jazz From Hell (del 1986), al pari di Miles Davis, ha definito il jazz-rock.
Gli inizi
Nato a Baltimora nel 1940, figlio di un immigrato siciliano, Frank Zappa comprò il suo primo disco a 14 anni, il primo volume dell’opera completa del compositore contemporaneo Edgar Varèse, che citerà sempre come riferimento. L’anno dopo forma il suo primo gruppo, The Blackouts, e quattro anni dopo si diploma, nonostante il suo voto finale non raggiungesse la sufficienza. Raggiunta la California dopo vari trasferimenti, nel 1963 apre lo studio Z, dove sperimenta i più diversi generi musicali e dove inizia a forgiare la sua tecnica chitarristica densa, sorretta da un’energia costante, un senso dell’improvvisazione personalissimo, un fraseggio e un suono riconoscibilissimi. «Io sono dapprima un compositore e la mia penna è la chitarra», era solito dire, anche se all’inizio pensava di diventare batterista, ma i suoi assolo infiniti rimangono nella storia. E nei solchi del triplo album Shut Up’n Play Yer Guitar del 1981.
Tutto decolla con Freak Out!
Il suo primo album, il doppio Freak Out! con la band Mothers of Invention, che lo accompagnò per tutta la vita con variazioni di organico e alcune pause, è del 1966 ed è già un pugno nello stomaco ai benpensanti del rock. Diverso, duro, dissacrante, ironico, il primo concept album dedicato alla stupidità dei tabù sessuali tra rock, arrangiamenti orchestrali, blues, errebì e quant’altro.
Da allora Zappa si è dedicato pressoché esclusivamente alla musica, dimenticando persino l’igiene personale (famosa l’affermazione della futura moglie Gail: «Mi sono innamorata di una delle creature più sporche che abbia mai incontrato»), sempre a inseguire nuove idee e ad attuare nuovi esperimenti di congiunzioni sonore. Il risultato fu che nelle sue opere si riflette l’ante litteram di Stravinsky, il rock‘n’roll Anni ’50, il doo-wop, il rock della british invasion dei Kinks e dei Rolling Stones, le sonate di Pierre Boulez, le complessità di Edgar Varèse, l’eversione di John Cage e le varie formulazioni del jazz, dal free alla fusion.
Stakanovista dei suoni
Sempre in bilico tra la velocità delle stupid song che amava nonostante tutto e la complessità di partiture di musica d’avanguardia, passò la sua vita immerso nei suoni, che sperimentava nel suo studio, faceva incidere in sala e portava in giro nelle numerosissime tournée.
Di queste ricordiamo quella del 1971, perché a Londra un fan, ingelosito dagli apprezzamenti per il chitarrista da parte della fidanzata, lo scaraventò giù dal palco, causandogli numerose fratture e un trauma cranico che lo costrinsero a più di un anno di riposo, e quella italiana del 1982, terminata con i lacrimogeni di Palermo che interrompono lo show dopo 40 minuti e immortalata dalla copertina di The Man From Utopia, che lo vede lottare contro le zanzare che lo avevano aggredito durante il concerto al Parco Redecesio, vicino Milano. Fino alla prematura morte per tumore alla prostata, avvenuta a Los Angeles il 4 dicembre 1993, appena 53enne.
Musicista totale e chitarrista sopraffino
Nella sessantina di album usciti mentre era in vita, nei più o meno altrettanti postumi e nell’archivio sonoro enorme denominato “Vault” che i figli non sono ancora riusciti a rendere pubblico, Zappa si è dimostrato il musicista totale e rivoluzionario per eccellenza. Iconografico e freak da radunare le folle, era un perfezionista e un esasperato sperimentatore. Fra l’altro inventò la xenocronia, antenata dei campionamenti e dei mash-up, che consisteva nell’estrarre una parte musicale dal suo contesto originale per inserirla in un brano del tutto differente.
Chitarrista dalla tecnica sopraffina ed eccellente compositore, ottimo produttore e altrettanto valido bandleader, aveva un talento incredibile nello scoprire le qualità dei musicisti e per sfruttarne al meglio le potenzialità e nell’accostare gli strumenti e le fonti sonore più disparate, ottenendo colori e disegni musicali fino allora inascoltati.
Il ragno Zappa
Militante a partire dagli Anni ’80 contro la censura nella musica e nell’arte in generale (per ritorsione affibbiarono l’etichetta del Parental Advisory che indicava testi espliciti e linguaggio scurrile a un suo album esclusivamente strumentale!) arrivò a candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti con lo slogan «potrei fare peggio di Ronald Reagan?», dedicato al Presidente uscente.
A Frank Zappa, maestro della commistione dei linguaggi, dello sberleffo iconoclasta, della dedizione stakanovista alle proprie convinzioni, musicista totale come più nessun altro, genio indiscusso, sono state dedicate strade, sale da concerto, festival, e anche videogiochi, asteroidi, fumetti, una cavità carsica nel bergamasco vicino alla casa natale di san Giovanni XXIII, e vari animali, tra cui il ragno Pachygnatha zappa, scoperto nel Camerun un anno dopo la sua morte e così battezzato perché ha un disegno sull’addome che ricorda i mitici baffi del Nostro.
(Foto apertura: Ralf Liebhold/Shutterstock.com)
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