Oltralpe i sindacati, contrari alla Riforma pensionistica di Emmanuel Macron, tornano in piazza, stavolta manifestando il proprio dissenso al ricorso del cosiddetto articolo 49-3 della Costituzione francese.
È grazie ad esso, infatti, che il Governo ha potuto eludere il voto in parlamento. Un passo che è stato avvertito come un vero e proprio strappo. L’Esecutivo ha usato l’articolo 49-3, senza dibattito parlamentare, con voto bloccato, per aggirare i 41mila emendamenti presentati dall’opposizione. Di fatto, questo consente di approvare una legge per decreto.
Una riforma delle pensioni per decreto
È l’epilogo, dopo tre mesi di proteste nelle piazze. Una mossa che ha scatenato le opposizioni e gli stessi sindacati. Philippe Martinez, leader della Confédération générale du travail – tra i sindacati più rappresentativi – ha chiamato lavoratori e militanti alla mobilitazione contro un decreto giudicato “scandaloso”. E a poco sembrano essere valse le parole del primo ministro francese Edouard Philippe: «Ho deciso di mettere la responsabilità del governo sul progetto di legge per un sistema pensionistico universale, non per mettere fine al dibattito, ma per mettere fine al non dibattito di un parlamento privato della sua funzione di fare le leggi».
Il parere dei sindacati
Per le sigle sindacali CGT, FO, CFE-CGC, FSU e Solidaires, nonché le organizzazioni studentesche Fidl, MNL, UNL e Unef si tratta della “nuova dimostrazione” che l’attuale Esecutivo intende imporre il suo “progetto di regressione sociale” attraverso “un atto di forza”. L’uso dell’articolo ’49-3 – secondo i sindacati – “dimostra l’impotenza del governo nel rispondere agli interrogativi seri e legittimi dei parlamentari a proposito di questo progetto incompleto, molto approssimativo e dalle numerose incognite”.
Cosa si vuole cambiare con la nuova riforma
La Riforma targata Macron, che avevamo affrontato in un precedente articolo, introduce un sistema a punti cumulabili durante gli anni di carriera e convertibili in pensione. Un modo per abbattere le attuali differenze tra lavoratori contenendo il deficit. Sì, perché il sistema pensionistico francese, allo stato attuale, è piuttosto complesso e conta 42 casse, ognuna con termini e condizioni differenti. I ferrovieri, ad esempio, vanno in pensione a 50 anni; i lavoratori del Metrò di Parigi a 55, mentre smettono di lavorare a 62 molti dipendenti del settore privato. Inoltre, c’è chi va in pensione col sistema retributivo e chi lascia il lavoro con quello contributivo.
Una “sfiducia” impossibile
L’articolo 49-3 della Costituzione, nella Quinta Repubblica, è stato utilizzato già 90 volte dai governi francesi, ma mai prima d’ora da quello di Philippe. Uno strumento parlamentare ammesso, dal 2008, solo per leggi di natura finanziaria o di welfare. In queste circostanze, l’unica carta in mano ai parlamentari sarebbe una mozione di sfiducia contro il Governo che, però, nel caso specifico, non avrebbe alcuna possibilità di passare vista la compattezza della maggioranza.
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