Per far quadrare i conti familiari non dobbiamo essere esperti di finanza. Si tratta di compiere scelte responsabili coltivando competenze di base a scuola, a casa, al lavoro. A colloquio con Francesco Saita, professore ordinario del Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi di Milano
Anche quest’anno ottobre sarà il Mese dell’Educazione Finanziaria. Con “#OttobreEdufin2022”, giunge alla sua quinta edizione la campagna pubblica promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin) con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini di tutte le età sull’importanza di coltivare le competenze in materia di risparmio, assicurazioni, investimenti, previdenza.
Per la maggior parte di noi, la finanza è un argomento per tecnici ed esperti. Quando, invece, è parte della vita di tutti i giorni. Secondo una recente indagine condotta dall’istituto di ricerca Ipsos per la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (FEduF), solo il 21% degli italiani ritiene essenziali le competenze di economia per agire in modo responsabile e fare scelte consapevoli. Eppure, il timore per l’aumento del tasso di inflazione preoccupa il 65% degli italiani, mentre ben il 77% degli intervistati è consapevole degli effetti negativi che la perdita di potere di acquisto del denaro può avere sui propri stili di consumo.
Anche il nostro rapporto con il risparmio è complesso. Da un lato, molti di noi lo associano con aspetti fondamentali del nostro vivere: il 35% dei giovanissimi tra 16 e 24 anni con il futuro; il 32% degli adulti fra 45 e 65 anni lo associa alla tranquillità; il 19% di chi ha fra i 16 e i 34 anni alla progettualità. Dall’altro, il 26% della fascia 16-24 anni e il 23% della fascia 35-44 anni lo correla al sacrificio. Nei confronti degli investimenti domina in generale un atteggiamento di estrema cautela: se si avessero 10mila euro a disposizione, solo il 24% ne investirebbe la maggior parte. Il 36% metterebbe a frutto solo una minima parte; il 27% terrebbe tutto il denaro sul proprio conto corrente.
Quanta di questa cautela è dettata dalla consapevolezza e quanta imposta dal fatto che ne sappiamo davvero poco di economia e finanza? Approfondiamo il tema con Francesco Saita, professore ordinario del Dipartimento di Finanza e direttore della Financial education research unit del centro di ricerca Baffi Carefin dell’Università Bocconi di Milano.
Professor Saita, perché è importante avere un’educazione finanziaria?
Possedere almeno alcune conoscenze di base ci può facilitare indubbiamente a prendere meglio decisioni importanti, che possono aiutare a vivere più sereni. Questo vale innanzitutto per decisioni evidenti che un individuo o una famiglia può dover prendere, come chiedere un mutuo per la casa. Ma anche per decisioni meno evidenti, ma che comunque possono essere molto importanti per la propria serenità nel tempo, ad esempio: decidere quanto cercare di risparmiare per l’educazione dei figli o se investire in una pensione integrativa. È per questo che sforzarsi di capire i concetti chiave è uno dei migliori investimenti che ognuno di noi possa fare. A volte la finanza spaventa, ma per prendere la patente non devo – per fortuna – arrivare a capirne di motori quanto un ingegnere della Ferrari, ma devo capire che, se voglio frenare davanti a un semaforo rosso, il pedale da schiacciare non è la frizione. Tanti, invece, si spaventano per la complessità di alcuni temi super specialistici e non cercano purtroppo di comprendere e applicare i concetti chiave che servono per “guidare” la propria situazione finanziaria.
In concreto, come l’educazione finanziaria può aiutare una famiglia a far quadrare i conti o a gestire i propri risparmi?
Il primo passo, a mio avviso, è imparare a tenere traccia delle entrate e delle uscite, distinguendo fra quelle periodiche e ricorrenti e quelle occasionali, e cercare di lavorare per definire un piccolo o grande obiettivo di risparmio normale mensile. Il secondo passo è quello di chiedersi quali sono i propri obiettivi nel medio termine. Per cosa voglio risparmiare? Per avere un cuscinetto per le spese impreviste, per poter comprare la casa, per pagare l’educazione dei figli, per costruirmi una pensione integrativa? È solo da qui che poi si capiscono gli strumenti più adatti, ed eccoci arrivati a compiere il terzo passo. Ma il punto di partenza è il lavoro – un po’ noioso ma utile – di verificare quali sono le entrate e uscite del proprio nucleo familiare e costringersi a ragionare sulle proprie priorità a medio termine. Per chi ha difficoltà a far quadrare i conti, registrare le entrate e le uscite – sia regolari che straordinarie – è il modo migliore per capire anche dove si può intervenire, cercando di aumentare le une o dove ridurre le altre prima che la situazione diventi insostenibile.
Insegnare l’educazione finanziaria nelle scuole è una delle proposte per risolvere il problema della scarsa alfabetizzazione finanziaria degli italiani. È una soluzione efficace?
Sicuramente sarebbe la cosa più importante da fare a livello nazionale, perché sarebbe il solo modo di garantire che nel futuro chiunque riceva un minimo di concetti indispensabili di base prima di entrare nel mondo del lavoro e nella vita adulta. Sarebbe importante anche per ridurre gli svantaggi che ci possono essere ora fra persone di estrazione sociale e ricchezza diverse, ovvero fra chi può ricevere in famiglia un’educazione finanziaria significativa e chi, al contrario, nulla. È chiaro, tuttavia, che ciò non toglierebbe l’importanza di cercare di educare quella larghissima parte della popolazione adulta che non ha mai ricevuto una formazione sui temi economici e finanziari. Ma inserire dei contenuti minimi di educazione finanziaria obbligatoria nelle scuole sarebbe un passo avanti gigantesco, se ben disegnata nei contenuti, per le generazioni future.
Quale ruolo possono avere gli adulti nell’educazione finanziaria dei giovani, i nonni per i nipoti, i genitori per i figli?
Credo sia un ruolo fondamentale, nel trasmettere un esempio di giusta attenzione ma anche di rapporto equilibrato con il denaro. Fare educazione finanziaria non vuol dire certamente trasmettere l’idea che il denaro o la ricchezza sono lo scopo della vita, ma che sono un mezzo che va gestito responsabilmente. Posso decidere di risparmiare e di tenere traccia delle mie entrate e uscite anche per poter donare con regolarità a una iniziativa benefica che ritengo importante, non per puntare a diventare l’uomo più ricco del pianeta. Ma è importante che sappia fare scelte (di risparmio, di indebitamento, di investimento) che siano responsabili, perché possono avere un impatto importante per me e per i miei cari. È come quando un genitore o un nonno insegna a guidare al figlio, prima di tutto con l’esempio, in modo responsabile per sé e per gli altri. Un adulto può insegnare ai più giovani anche a ragionare sul lungo periodo, ovvero sul fatto che l’obiettivo delle proprie entrate e uscite non è solo quello di essere in pareggio giorno per giorno, ma anche di mettere da parte quanto serve per i propri obiettivi futuri, guardando più lontano. Certo, fare il genitore è il lavoro più difficile del mondo e non si riesce mai a essere perfetti come si vorrebbe, ma anche tentativi ed esempi imperfetti possono essere fondamentali per un giovane che si affaccia alla vita adulta.
L’educazione finanziaria è fondamentale in ogni momento della vita, anche quando si parla di pensioni. Perché?
Da pensionati percepiremo una pensione pubblica che – a seguito delle riforme, peraltro inevitabili per mantenere il sistema equo e in equilibrio, che legano la pensione ai contributi versati – sarà significativamente più bassa dell’ultimo stipendio percepito. È per questo che investire per tempo e in modo adeguato per crearsi una pensione integrativa è molto importante. Sul sito della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (www.covip.it) o del Comitato nazionale Edufin (www.quellocheconta.gov.it) si possono trovare indicazioni utili per orientarsi e decidere sul tema. Quello che molti trascurano è l’importanza di accantonare anche cifre piccole ma con costanza e ben prima della pensione (5, 10 o 15 anni prima, o di più se possibile) che grazie all’effetto dei tassi di interesse composti (per cui il valore di un investimento, se non prelevo fondi, cresce più che linearmente al passare del tempo) possono diventare più rilevanti al momento di andare in pensione.
Dunque, bisogna iniziare subito a pensare al futuro…
Non è mai troppo tardi per iniziare a pianificare la propria pensione, se non lo si è già fatto prima. E non è mai troppo presto per un giovane. Se si investe in un prodotto di previdenza complementare è anche importante dedicare del tempo a capire bene i costi e il profilo di investimento – e quindi di rischio e di rendimento atteso – adatto. In un esperimento sul campo svolto dalla Research unit del centro Baffi Carefin della Bocconi con un importante fondo pensione italiano abbiamo verificato che, spiegando agli aderenti al fondo perché era importante scegliere con attenzione il profilo di investimento, molti hanno modificato in meglio la propria scelta. È capitato a tanti di noi di dedicare giorni e giorni di analisi alla scelta del nuovo cellulare che durerà relativamente pochi anni, o addirittura qualche mese, mentre dedichiamo meno tempo a scelte di lungo periodo che possono essere assai più rilevanti per noi nel corso del tempo. Fare educazione finanziaria è essenziale anche per richiamarci all’importanza di ragionare di più sul lungo periodo, in tante scelte quotidiane che facciamo.
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