Ghillie Basan è una scrittrice scozzese, appassionata di cucina e di tutto ciò che vi ruota intorno, come cibo, bevande, turismo e cultura. I suoi articoli sono apparsi sui più importanti quotidiani del suo Paese e ha partecipato a diverse trasmissioni radiofoniche, presentando una gran varietà di programmi sull’argomento.
Un giorno di qualche anno fa si accorge che sua madre Frances, che abita poco distante e spesso va a trovarla per condividere un buon piatto ed un bicchiere di vino, inizia a cambiare alcune sue abitudini. Lei, che aveva sempre amato circondarsi della compagnia degli amici a tavola, improvvisamente smette di fare la spesa, di cucinare e di invitare.
Per Ghillie è il segnale che qualcosa non va. Con spavento scopre che sua madre ha iniziato a soffrire di demenza senile. Inizia il percorso che affrontano tutti i familiari di persone affette da questa malattia, e capisce che l’assistenza che può offrirle il servizio sanitario nazionale è insufficiente. Decide, così, di prendersene cura lei.
Questa decisione cambia la sua vita: deve abbandonare tutto e concentrarsi solo sulla madre e, quando proprio non può essere presente, si accerta che qualcun altro sia lì al posto suo, per non lasciarla mai sola. Inizialmente Frances, che ha 93 anni, ricorda di mangiare se il cibo è a disposizione, specialmente se c’è qualcuno a farglielo notare. Ghillie fa la spesa in base alle preferenze della madre: compra le sue insalate preferite e la frutta dolce che ama, come fichi e uva. Capisce che Frances va incoraggiata a nutrirsi e che stare seduta a tavola e mangiare con lei, ricordandole i luoghi dove avevano già assaggiato insieme quel cibo, è un buon metodo per assicurarsi che lo faccia.
Purtroppo, col tempo, le condizioni di Frances peggiorano e si siede a tavola solo se ha sua figlia davanti. Quando, alla fine, Ghillie è costretta a tornare alla sua vita, al lavoro e ai figli, deve ricoverare sua madre in un istituto. Eppure, anche lì, continua a prendersene cura preparandole i piatti che sapeva avrebbe gradito e, nel fare ciò, si accorge che anche gli altri malati preferiscono il cibo cucinato da lei. A quel punto decide di prepararlo a casa e poi farlo scaldare dagli infermieri in clinica.
Gli anni passati a prendersi cura di sua madre, la sua passione per la cucina e l’idea del cibo come forma di amore, le hanno permesso di conoscere i bisogni nutrizionali dei malati di demenza. Sa che hanno bisogno di cibo facile da mangiare ma molto nutriente. Il “finger food” può essere una soluzione, soprattutto quando diventa difficile maneggiare un coltello. Così come il cibo colorato sembra funzionare, poiché ricorda cibi esotici e lontani, a patto che le porzioni siano sempre piccole. Le persone affette da demenza spesso tornano ai cibi preferiti dell’infanzia, di consistenza cremosa e morbida – soprattutto se hanno difficoltà a masticare – ed amano le cose dolci che magari, prima della malattia, detestavano.
Il tempo trascorso con sua madre ha fatto venire in mente a Ghillie che creare una dieta salutare per le persone affette dalla sua malattia non è troppo complicato, e non richiede capacità particolari. Solo attenzione, presenza e pazienza: ad esempio, ha sempre evitato di insistere perché Frances finisse tutto il dessert, trattandola come una bambina capricciosa.
«Il cibo è un modo meraviglioso per essere in contatto con questi malati ed io sono felice di sapere che mamma continuerà a sentire quei sapori che le porto da casa quando vengo a trovarla», racconta serena Ghillie.
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