Franca Giovanna Gambetti.
Ha lavorato come segretaria di direzione fino alla pensione. Ha fatto anche parte di un’associazione europea di analoghe segretarie con il ruolo di tesoriera nazionale. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Genova.
Adriana controllò, ansiosa, la piega nella calza di cotone dove custodiva il denaro, un gruzzolo divenuto molto piccolo: il marito di nascosto ne aveva sottratto una bella fetta prima della sua precipitosa fuga.
Adriana era una donna corposa e bella, viso e forme rotonde. Aveva avuto diversi corteggiatori ma lei aveva voluto il Guido: le era piaciuto da subito, anche se i fratelli le ripetevano continuamente “Attenta; sarà anche un bel giovane, ma non gli piace lavorare e qui da noi se non si fatica non si va avanti. Ti farà soffrire!”.
Controllò ancora con sguardo attento i fagotti che, insieme ai tre figli, si era trascinata dietro. Viaggiavano da ore in treno: sedili scomodi di legno, terza classe. I tre figli!
Li aveva dovuti portare con sé per il rifiuto dei parenti che insistevano “questo viaggio è una pazzia”,
In paese, tutti molto poveri, si viveva alla giornata, e le scappatelle coniugali venivano da tutti tollerate. Altro era importante nella loro vita: Il lavoro soprattutto.
Adriana no, non aveva voluto passar sopra la fuga repentina del marito che inseguiva una ballerinetta di un piccolo circo parcheggiato nel paese vicino.
Circo modesto con tre cavalli vecchi e spelacchiati, ma con una graziosa ragazza che aveva subito attirato l’attenzione di Guido, attenzione che non era stata respinta ma assecondata con moine e sorrisi.
Adriana, sfruttata bracciante come tanti, stava al lavoro nei campi dall’alba al tramonto, sotto il sole cocente dei mesi estivi ed al freddo nell’inverno.
Aveva sì notato che da due giorni il Guido non era venuto al lavoro, ma la sera quasi non ascoltava, assonnata e stanca, le bugie che le veniva raccontando. Ora però il suo carattere forte e battagliero l’aveva indotta al viaggio.
Voleva ritrovare il marito, riportarlo a casa e costringerlo a lavorare per la famiglia.
Un’amica le aveva scritto una cartolina: Guido era stato visto in quella città di mare. E lei d’impulso aveva deciso: vado.
Adriana volse lo sguardo sulla figlia più grande. La stava fissando con un astio che la madre non riconosceva. “Cosa c’è che non ti va?”. “Voglio che mi comperi un paio di scarpe. Sono grande e non voglio più girare con i bruchin”.
Adriana, troppo presa da lavoro e figli, la osserva soltanto ora. In effetti si è fatta grande ed anche con una nascente bellezza. Bellezza diversa: occhi e pelle chiari, forse trasmessi dal padre. “Vedremo cosa si può fare. Lo sai che ho pochi soldi!”.
Adriana guarda fuori dal finestrino: si sta facendo buio. Quanto ancora ci vorrà, si domanda.
Entra il capotreno che aveva simpatia per quella famigliola un po’ al di fuori dei soliti canoni. Con gentilezza aveva anche cercato di indagare, ottenendo soltanto il nome della località che la madre si era ripromessa di raggiungere.
“Signora l’avviso che manca poco più di mezz’ora all’arrivo”.
“Ma io non ce l’ho l’orologio. Mi può gentilmente avvisare?”.
“Certamente. Stia tranquilla. La farò scendere in una stazione piccola abbastanza vicina all’indirizzo che mi ha fatto vedere”.
Finalmente Adriana con figli e fagotti scende dal treno. Si guarda intorno smarrita alla fioca luce della piccola stazione.
“Signora mi ascolti!”. Chi le sta parlando è un operaio sceso dallo stesso treno: “Le consiglio di ricoverarsi per questa notte nella sala d’attesa. Informo io il personale. Vedrà che domani, con il chiaro, sarà tutto diverso”.
“Grazie, grazie infinite. Farò come dice lei”.
Sistemati sulle panche della sala d’attesa, Adriana trae da un fagotto quattro fette di pane bianco e sorride alla sorpresa dei figli. Al paese il pane bianco è una rarità, per il resto è sempre polenta alternata ad una insipida zuppa.
Il pane bianco è stato un dono della nonna Zelina. L’unica che in famiglia non l’abbia rimproverata per il viaggio. Nonna Zelina era sempre serena e gentile, nonostante talvolta fosse molto dolorante per una vecchia caduta. Soffriva di quella malattia che in paese chiamavano “mal caduto”. Ma non lo faceva mai pesare alla famiglia.
Ora Adriana e figli dormono, vinti dalla stanchezza.
Al primo chiarore dell’alba Adriana si risveglia impaurita: non riconosce i luoghi, ma ben presto si rianima, chiama i figli perché la seguano alla ricerca di quell’indirizzo.
Stanno camminando da circa un’ora, quando Adriana vede, con sorpresa, sotto l’insegna di una trattoria, un uomo che ritira un cesto di pane da un ragazzo in bici. L’uomo ha un grembiule da lavoro.
Adriana quasi grida: “Ma è il Guido”. Egli sente l’esclamazione. Osserva stupito la donna con i figli appesi alle sue gonne. Non crede sia possibile! “Adriana, Adriana!”.
Lei lo raggiunge corrucciata, e quando finalmente prende respiro arriva il rimprovero, il racconto del viaggio ed infine, rancorosa, l’intimazione di tornare tutti al paese. Ma Guido con tono asciutto: “Ma sta brisa a bravar. L’è sta una stupidata”, (non gridare. È stata una stupidaggine!). Lo vedi che adesso lavoro e ci sarà lavoro anche per te: i miei padroni un po’ anziani cercano un aiuto”.
Adriana non riesce a rispondergli.
Sta singhiozzando e sorride stretta ai figli.