Nel nostro paese è sempre più elevata l’incidenza di fratture da fragilità tra gli anziani: serve un registro nazionale per monitorare e contrastare il fenomeno. Ad un recente congresso si è discusso della bassa aderenza alle terapie e delle possibili strategie di prevenzione.
L’Italia sta affrontando un problema crescente di fragilità ossea, con conseguenze significative per la salute pubblica.
Uno studio recente, presentato lo scorso 15 gennaio durante il convegno “L’impegno italiano per le fratture da fragilità” presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma, rivela che il 4% della popolazione italiana si trova in una condizione di fragilità che aumenta significativamente il rischio di fratture. Questa percentuale sale vertiginosamente con l’età, superando il 50% tra gli over 65, classificati come “pre-fragili”.
Gli arti più colpiti
Le fratture da fragilità colpiscono principalmente polso e omero, ma le più pericolose e debilitanti interessano le vertebre e, soprattutto, il femore. Ogni anno, circa 100.000 persone over 65 vengono ricoverate per fratture del femore. Sebbene il numero di ricoveri sia rimasto stabile dal 2015, dopo un periodo di crescita dal 2001, si osserva una diminuzione dell’incidenza tra gli over 80, passando da 2500 a 1500 casi su 100.000 abitanti tra il 2001 e il 2023. Questo decremento potrebbe essere attribuito a una maggiore consapevolezza e all’adozione di misure preventive.
Scarsa aderenza alle terapie farmacologiche
Nonostante il calo, le fratture da fragilità rappresentano una seria minaccia per la salute. Il 20% dei pazienti decedono entro un anno dalla frattura, mentre il 50% sviluppa una disabilità permanente. Uno studio presentato al convegno, basato sui dati Osmed dell’AIFA, ha evidenziato una preoccupante bassa aderenza alle terapie farmacologiche: oltre il 10% negli uomini e poco più del 6% nelle donne. Il rischio di fratture da fragilità durante la vita è particolarmente elevato per i pazienti osteoporotici: 40-50% nelle donne e 13-22% negli uomini. Inoltre, oltre la metà dei pazienti con fratture da fragilità non viene ricoverata.
L’impatto di una frattura sulla famiglia
La presidente dell’Osservatorio sulle fratture da fragilità (Off Italia), Maria Luisa Brandi, ha sottolineato l’impatto significativo di queste fratture sulle famiglie italiane. Brandi ha evidenziato come l’aumento del numero di “Baby Boomers” che raggiungono l’età in cui il rischio di fratture è più alto stia amplificando il problema.
Secondo Brandi, nonostante la frattura del femore sia un evento prevedibile in età avanzata, la continuità assistenziale dopo la frattura è garantita in meno del 20% dei casi. Off Italia, in collaborazione con l’ISS, sta lavorando alla creazione di un registro nazionale per le fratture da fragilità, al fine di migliorare la sorveglianza, la prevenzione e la gestione di questo problema di salute pubblica.
L’obiettivo è quello di raccogliere dati più precisi e di sviluppare strategie più efficaci per ridurre l’incidenza e l’impatto delle fratture da fragilità sulla popolazione italiana.
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