Nonostante negli ultimi anni si sia trasformata in modo significativo, la famiglia continua a essere in Italia un punto fermo e sicuro su cui contare.
Seppur diversa rispetto al passato, mantiene legami forti con quella d’origine. È inghiottita dalla frenesia dei tempi, ma resta un mattone fondamentale della nostra società. Non fosse altro per quell’insieme di rapporti e relazioni di cui è “portatrice sana”.
Anche se con fatica, continua a resistere in un contesto sempre più preoccupato da un futuro economico incerto. Nel nostro Paese, oltre la metà dei nuclei familiari vive in piccoli e medi centri, hanno uno, due o nessun figlio e il 78% ha casa di proprietà. I redditi sono medio-bassi (tra 1.000 e 1.500 euro) e, in 4 casi su 10, hanno persino difficoltà ad acquistare beni di prima necessità. Maggiori incertezze sembrano annidarsi tra le famiglie meridionali e i nuclei monoreddito
Solo ombre? In parte, perché sopravvive la fiducia nel ruolo affettivo della convivenza familiare. Viene percepita come una realtà su cui contare, dove ci si prende un impegno, ci si vuole bene, si vive insieme e si hanno figli.
È quanto emerge da Il vero volto della famiglia italiana: un racconto attraverso i dati, ricerca realizzata da Acli e Iref, l’Istituto di Ricerche Educative e Formative, ed eseguita su oltre 700 famiglie residenti in Italia, non unipersonali, anche con membri stranieri.
Circa tre quarti del campione ha dato come voto 8 alla famiglia. E se il 47% è totalmente soddisfatto delle relazioni, il 35% si sente all’interno della famiglia «sincronizzato e organizzato come in una azienda». La stessa percentuale si vede come «tanti cuori e una capanna».
Prevale una valutazione positiva, nonostante il 22% si definisca «naufrago su un’isola deserta», «leone in gabbia», « nave arenata»,«pugile su un ring» e quasi l’8% «un pianeta che ruota attorno a un unico componente».
Le maggiori criticità emergono quando bisogna conciliare impegni lavorativi e familiari, specie se si lavora in due: un problema che riguarda circa il 48% degli intervistati. Anche se il vero e proprio corto circuito si verifica quando si manifestano esigenze di cura di figli minori e anziani.
C’è qui un’inadeguata risposta da parte dei servizi pubblici e privati, secondo il Rapporto. I servizi sociosanitari e sociali coprono solo la metà della popolazione potenziale, con una crescita minima negli ultimi anni.
All’aumento del bisogno di assistenza per gli over 65 con limitazioni funzionali, si aggiunge il numero sempre maggiore di senior che vivono da soli e l’inconsistente copertura dei servizi per anziani non autosufficienti.
Sono diminuiti, infatti, gli anziani presi in carico dai servizi: fra il 2009 e il 2013 si sono ridotti del 9,1% gli ospiti delle strutture residenziali e coloro che hanno percepito l’indennità di accompagnamento. Nello stesso periodo la spesa per i servizi sociali per gli anziani di Regioni e Comuni è diminuita del 7,9%.
Una situazione dovuta al forte ridimensionamento del Fondo nazionale per le Politiche Sociali. Già nel 2016 la dotazione del fondo era del 78% in meno rispetto a quella del 2009.
Tra risorse scarse e necessità crescenti le famiglie si sono auto-organizzate per garantire assistenza a chi non è più autonomo: 8 milioni di caregiver familiari sono impegnati in compiti di cura verso i senior e, di questi, 1 su 5 è anziano a sua volta.
Accanto a loro ci sono poco meno di un milione di badanti, regolari e non. Oggi in Italia sono in media 14,2 ogni 100 cittadini over 75. Tra il 2009 e il 2015 il loro numero è enormemente aumentato (+ 46,1%). Sono soprattutto donne dell’Est e – paradossalmente – sempre più anziane a loro volta.
C’è da aggiungere un’altra cosa: sulle dimensioni dei nuclei familiari insiste una situazione che non facilita la natalità. I dati Istat per il 2019 confermano che si dovrebbe scendere sotto la soglia dei 430.000 nuovi nati (già l’anno scorso si era scesi sotto i 440.000).
Spesso non si tratta di libere scelte, visto che il 27% del campione intervistato avrebbe voluto avere più figli e l’ostacolo alla genitorialità sembra soprattutto di tipo economico.
E visto che i nuclei considerati sono a basso reddito, non stupiscono i risultati: il 47% non è riuscito a risparmiare nulla, il 39% «con molta fatica». Una spesa imprevista? Impossibile per l’11%, problematica per il 43%.
Cosa chiedono le famiglie? L’80% «una rete integrata ed efficiente di servizi», più che contributi in denaro.
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