Lucia Fontana. Insegnante di scuola materna in pensione con la passione per la scrittura; ama la campagna e la compagnia. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Pieve Dugliara (Pc).
Avete ma hai sentito l’odore di un riso scotto? Questo è l’odore che mi è rimasto nel naso fin dalla mia infanzia, abbinato alla vista di tavolati lunghi e Verdini con i buchi per contenere le scodelle in cui veniva versato il riso.
Siamo nell’asilo di un piccolo paese di campagna condotto da personale religioso, le suore del secolo scorso: 1955.
L’odore del riso scotto è tra il dolciastro e il muffito e ti fa chiudere il palato, abbinato poi al freddo della piccola scodella d’alluminio inserita e non sporgente dal livello del piano del tavolo, proprio ti fa scappare la voglia di mangiarlo.
Odore di suora. Richiamo di fiori appassiti, di chiuso, di sudore intrappolato nelle lunghe vesti nere, velo bianco sotto il copricapo fissato con gli spilli che sembrano conficcati nella testa, a scontare desiderio di peccato, odore di amido.
Il miscuglio ti si imprigiona nel naso insieme agli odori dei grembiuli dei bambini, detersivo e sapone di Marsiglia.
Dai rettangolari piccoli cestini di vimini o di plastica esce odore di Merenda.
Riprovo invidia per la mia amica, a cui una mamma premurosa preparava la crema, un dolce fatto con latte, uova, zucchero, vaniglia. Dal ghiotto bicchiere traspariva il giallo paglierino e il quarto di marrone per l’aggiunta di cioccolato.
Mortadella nei panini. profumo inconfondibile, che riempie subito la gola di acquolina. Odore di giochi, di desiderio, esposti in un mobiletto in vetrina e intoccabili: cavalli, cavallini carretti, bambole.
Sassi, sapeva di libertà’ l’odore di sassi dell’acciottolato nel cortile interno, giochi con le cantilene: “la bella lavanderina”, “fornaio è cotto il pane?”, “si è un po’ bruciato”, “chi è stato?”, “è stato Giovanni”, eccetera… eccetera…. Piccoli movimenti in libertà sui sassi che lastricavano il cortile, libertà vigilata dai sassi appuntiti appoggiati sul muretto di cotto a delimitare il confine .
Odore di legno polveroso del palco nelle recite imposte senza nessuna libertà di movimento e iniziativa
Odore di una frase cattiva e pungente “sei una bambina cattiva” che ti trafigge perché quest’odore è come un gas, che subito non lo senti, ma poi ti rimane dentro e ti fa male.
La foto ci ritrae in un numeroso gruppo di bambini nei grembiuli bianchi, maschi e femmine, le bimbe con i nastri rosa in testa ad adornare i capelli, fissi e immobili, composti, statuari, ignari della vita che ci aspettava.