La Regione Lombardia ha tagliato il contributo economico ai caregiver familiari: critiche dalle associazioni. In Emilia-Romagna, invece, aumentano le rette a carico di persone anziane o disabili, ospiti nelle strutture
Il 2024 si apre con due cattive notizie sul fronte dei fondi per la non autosufficienza. La prima arriva dalla Lombardia, dove la Regione ha ha tagliato il contributo economico ai familiari di persone con disabilità gravissima. La seconda arriva dall’Emilia-Romagna, dove è stato deliberato l’aumento delle rette a carico degli ospiti delle strutture per persone anziane o con disabilità. In entrambi i casi, le reazioni non si sono fatte attendere. Vediamo più nel dettaglio le due notizie.
Fondi per la non autosufficienza: in Lombardia taglio ai fondi per i caregiver
Il 23 dicembre scorso, la Giunta della regione lombarda ha deliberato all’unanimità il taglio sulle Misure B1 e B2 relative alla disabilità gravissima e grave, finanziate da risorse statali del Fondo Nazionale per la non autosufficienza (FNA) e con risorse regionali. A partire dal 1° giugno 2024, dunque, oltre 7mila persone con gravissima disabilità che vivono nella regione vedranno decurtare da 650 a 400 euro mensili il contributo per l’assistenza domiciliare. A queste vanno aggiunte altre 10mila persone con grave disabilità, che ricevono contributi per la loro assistenza dai Comuni. Come spiega Fish, una delle principali federazione delle associazioni per i diritti delle persone con disabilità, la misura recepisce, di fatto, “quanto previsto dal Piano nazionale per la non autosufficienza a firma dell’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando. Quel provvedimento prevede la conversione del sostegno economico in servizi erogati da enti territoriali”.
Una scelta che la stessa Fish aveva fortemente criticato anche allora, nel 2022, denunciando che essa avrebbe creato difficoltà per le persone con disabilità e le loro famiglie. “Difficoltà che sul piano economico e strutturale stanno colpendo potenzialmente circa 11mila persone con disabilità gravissima residenti in Lombardia”, denuncia il presidente di Fish, Vincenzo Falabella. “È ormai matura la convinzione che non si possa solo più fornire singoli servizi di assistenza o sostegni, ma che a questi debbano concatenarsi anche interventi per rendere attiva la partecipazione delle persone con disabilità ai contesti di vita di tutti”.
Preoccupata anche la Uildm, l’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare: “Abbiamo ribadito più volte negli anni che il caregiver è una risorsa fondamentale che ha bisogno di protezione e aiuto – commenta il presidente nazionale Marco Rasconi – Questa delibera pone in difficoltà chi si occupa delle persone con disabilità e le persone con disabilità stesse, sottraendo risorse a una risposta fondamentale e insostituibile. Uildm si unisce ad Aisla, Ledha e alle realtà del Terzo settore che si sono già espresse su questa situazione, perché sia garantita almeno la continuità degli interventi in atto e non peggiorare ancora”.
Fondi per la non autosufficienza: in Emilia-Romagna rette più alte nelle strutture
La Regione Emilia Romagna ha deciso di aumentare di 4,10 euro al giorno le rette a carico di persone anziani e disabili ricoverate nelle strutture residenziali, a partire dal 1° gennaio 2024. “È una decisione presa in modo unilaterale, inaccettabile, non condivisa dalle organizzazioni sindacali, che nel confronto con la Regione hanno affermato che l’aumento delle rette a carico dell’utenza era possibile solo se legato alle nuove regole che si stanno discutendo con la Regione stessa sull’accreditamento socio sanitario”, si legge in una nota congiunta, diffusa da Spi Cgil, Fnp Cisl, Uil Pensionati e Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna.
“Abbiamo sempre affermato che un possibile aumento avrebbe dovuto essere contenuto, e quindi ben al di sotto di quello che la Regione ha deliberato – aggiungono i sindacati – perché le condizioni sociali delle famiglie in questi anni di crisi economica, prezzi energetici alle stelle, inflazione a due cifre, pensioni e stipendi bloccati, sono peggiorate. Era davvero necessario procedere in questo modo e dare un colpo alle tasche delle persone ricoverate o delle loro famiglie, con un aumento di 123 euro al mese, senza nessuna garanzia di migliorare la qualità dei servizi? Avevamo proposto di valutare l’introduzione dell’Isee al fine di graduare un possibile aumento in base alle condizioni economiche degli ospiti ricoverati e delle loro famiglie, nel caso compartecipi. Anche questo non è stato preso in considerazione: pensiamo che sia necessario riproporre il tema per creare maggiore equità ed evitare fenomeni crescenti di morosità”.
© Riproduzione riservata