L’Italia ha incassato 15,6 miliardi di euro dalle aste del sistema europeo ETS 1 (Emissions Trading System – il sistema di scambio delle emissioni di CO₂ dell’Unione Europea) tra il 2012 e il 2024, ma appena il 9% di questi fondi è stato destinato a misure per la lotta ai cambiamenti climatici. Un dato allarmante, considerando che la normativa europea impone di destinare almeno il 50% di queste risorse alla transizione ecologica.
Queste sono le conclusioni di un’analisi condotta da Ecco, gruppo di osservazione e studio italiano specializzato in politiche climatiche, che ha evidenziato gravi carenze nella pianificazione e nella trasparenza della spesa di questi proventi da parte delle istituzioni italiane.
Come funziona il sistema ETS?
Il sistema ETS 1, attivo dal 2005, è il principale meccanismo europeo per la riduzione delle emissioni di CO2.
Inizialmente limitato al settore elettrico e alle industrie ad alta intensità energetica, oggi copre oltre 10.000 impianti in Europa, di cui più di 1.000 in Italia. Nel 2023 è stato esteso anche al settore aereo e navale, mentre dal 2027 il sistema ETS 2 coinvolgerà anche il mercato dei combustibili.
L’ETS opera assegnando permessi di emissione di CO2, il cui numero diminuisce nel tempo per favorire una progressiva riduzione dell’impatto ambientale. Le quote vengono vendute all’asta e i ricavi dovrebbero finanziare misure per la transizione ecologica.
Tuttavia, come dimostrato dai dati di spesa in Italia, la gestione di questi fondi rimane quantomeno opaca. Con l’aumento dei proventi previsti nei prossimi anni, sarà fondamentale garantire un utilizzo corretto e trasparente delle risorse, per evitare di perdere un’occasione cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici.
Come sono stati spesi i fondi ETS
Secondo il rapporto di Ecco, la gestione delle entrate provenienti dalle aste ETS mostra criticità rilevanti:
– Il 42% dei fondi raccolti tra il 2012 e il 2013 non è stato ancora speso;
– 3,6 miliardi di euro sono stati utilizzati tra il 2021 e il 2022 per ridurre il costo delle bollette, durante la crisi del gas, senza una chiara rendicontazione sull’efficacia di questa misura;
– Solo una minima parte dei fondi è stata destinata a progetti di decarbonizzazione e sostenibilità.
Le prospettive future: ETS 2 e nuove opportunità
Matteo Leonardi, direttore di Ecco, avverte che nei prossimi cinque anni il sistema ETS 1 potrebbe generare fino a 33 miliardi di euro per l’Italia. Tuttavia, senza una strategia chiara, il rischio è che queste risorse vengano disperse in misure emergenziali, invece di finanziare la transizione energetica.
Dal 2027 entrerà in vigore il sistema ETS 2, che coinvolgerà anche i fornitori di carburanti per trasporti, edifici e piccole imprese. Questo nuovo sistema dovrebbe generare un ulteriore afflusso di 40 miliardi di euro, di cui 7 miliardi saranno destinati al Fondo sociale per il clima, pensato per proteggere le fasce più vulnerabili dalla povertà energetica.
Le proposte per una gestione più efficace dei fondi
Per evitare sprechi e garantire un uso efficiente delle risorse, Ecco propone una serie di misure per migliorare la gestione dei proventi ETS:
– Pianificazione strategica in linea con il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC);
– Maggiore trasparenza nella rendicontazione, attraverso un sistema pubblico di monitoraggio della spesa;
– Semplificazione delle procedure amministrative, per evitare ritardi e blocchi nella spesa;
– Integrazione del sistema ETS 2 nel quadro fiscale nazionale, per garantire che i prezzi dell’energia riflettano gli obiettivi di sostenibilità.
Chiara di Mambro, direttrice strategia Italia ed Europa di Ecco, ha sottolineato che “per un paese come l’Italia, caratterizzato da un limitato spazio fiscale, l’uso efficiente ed efficace dei proventi delle aste ETS rappresenta un’opportunità cruciale per finanziare la transizione energetica, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e garantire la competitività delle imprese”.
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