Alcuni giorni fa, durante il 76° Congresso Nazionale della Federazione Medici di Medicina Generale (FIMMG), la Fondazione Gimbe ha presentato il Rapporto La spesa sociale di interesse sanitario nel 2017 con cui si analizza la spesa sociale di interesse sanitario – in larga parte riconducibile al settore Long Term Care (LTC), cioè all’Assistenza a Lungo Termine – stimata per il 2017 in quasi 42 miliardi di euro.
Partendo dai dati del Report, lo stesso presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, ha sottolineato che, oggi, le attuali modalità di finanziamento, organizzazione, erogazione e monitoraggio dell’assistenza socio-sanitaria risultano inadeguate. Per la gestione dell’invecchiamento, della cronicità e della multimorbidità è indispensabile ormai porre le basi per un servizio socio-sanitario nazionale che arrivi a determinare, nel medio termine, quale sia il fabbisogno socio-sanitario nazionale.
La spesa sanitaria per la LTC infatti include l’insieme delle prestazioni sanitarie erogate a persone non autosufficienti che, per vecchiaia, malattia cronica o limitazione mentale, necessitano di un’assistenza continuativa. Per l’Istat questa spesa ammontava, nel 2017, a 15.511 milioni di euro così suddivisi: 11.757 milioni (75,8%) di spesa pubblica, 3.618 milioni (23,3%) a carico delle famiglie e 136 milioni (0,9%) di spesa intermediata (da assicurazione, enti no-profit, etc).
«Se formalmente – sostiene Cartabellotta – i Livelli Essenziali di Assistenza dovrebbero essere integralmente coperti dalla spesa pubblica, tutte le forme di assistenza socio-sanitaria (domiciliare, territoriale, residenziale e semi residenziale) vengono finanziate prevalentemente dalla spesa sociale di interesse sanitario. In altre parole, i servizi assistenziali destinati alla LTC escono dal perimetro della spesa sanitaria, sfuggendo a tutte le analisi che non considerano la spesa sociale di interesse sanitario. Se l’assistenza sanitaria configura un sistema di prestazioni in natura, la spesa sociale per la LTC è quasi interamente rappresentata da erogazioni in denaro senza vincolo di destinazione, né sottoposte ad alcuna verifica. Di conseguenza, sfuggendo a qualsiasi meccanismo di governance pubblica, è impossibile stimare il ritorno in termini di salute di questi investimenti pubblici. D’altro canto, senza considerare il sommerso, l’impatto complessivo della LTC sulle famiglie supera i € 12,2 miliardi di euro».
Per favorire una vera integrazione fra spesa sanitaria e assistenziale, la Fondazione Gimbe ha elaborato un “Piano di Salvataggio del SSN” in tre punti, nello stesso Rapporto. L’integrazione migliorerebbe gli esiti di salute, ottimizzerebbe l’uso del denaro pubblico e preparerebbe il Servizio Sanitario Nazionale alle sfide che lo attendono. Ma più di tutto è necessario potenziare e formare le risorse umane, aumentare le tecnologie informatiche innovative e introdurre nuovi modelli di finanziamento, perché tutti i protagonisti della Sanità facciano gioco di squadra.
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