Al Campus di Lecco del Politecnico di Milano, si sono accesi i riflettori sul ruolo della filantropia nel supporto della Medicina Riabilitativa
Alla presenza di clinici, neuroscienziati e manager provenienti da tutto il mondo, compresi Stati Uniti, Canada, Francia, Belgio e Arabia Saudita, il convegno Rehabilitation Medicine Research and Innovation: Science, Healthcare Industry, Philanthropy – The Alliance ha acceso i riflettori sul futuro della Medicina Riabilitativa. Con uno sguardo attento al mondo della filantropia, capace di promuovere uno sviluppo tecnologico etico e una crescita dell’ecosistema del territorio. Tema dell’incontro, l’innovazione tecnologica, con il bisogno di mettere a punto dispositivi che siano al servizio del paziente e disponibili su larga scala.
L’importanza della medicina riabilitativa
Al centro del dibattito, le tecnologie che giocano un ruolo sempre più importante nel facilitare il recupero di pazienti con disabilità che derivano da malattie e danni del Sistema Nervoso Centrale, come ictus cerebrale, lesioni del midollo spinale e lesioni cerebrali. La Medicina Riabilitativa, infatti, si sta rivelando come una scienza sempre più complessa, in cui gli algoritmi di Intelligenza Artificiale, i robot collaborativi, la realtà aumentata e virtuale e i nuovissimi sistemi di monitoraggio Internet of Bodies (IoB) sono strumenti indispensabili per promuovere la neuroplasticità.
Il ruolo della filantropia
“In un momento storico come questo, caratterizzato dalla paura che le macchine si sostituiscano all’uomo, dobbiamo evitare accuratamente qualsiasi forma di onnipotenza tecnologica, e in questo senso la filantropia può fare da motore per uno progresso etico e bilanciato, che metta sempre il paziente al centro” dice Franco Molteni, Direttore Scientifico del Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute (VBRRII). “Ma il ruolo delle associazioni filantropiche va ben oltre: sono il perno di un ecosistema che comprende anche l’industria e le istituzioni scientifiche e accademiche. Queste componenti della società civile devono collaborare mantenendo un equilibrio tra loro, nella consapevolezza che ciascuna non può prescindere dall’altra, e che unite possono ottenere risultati in termini di avanzamento delle cure neuroriabilitative che non sarebbero raggiungibili singolarmente”.
Il frutto della collaborazione tra filantropia e ricerca
Non a caso, l’idea di questo convegno nasce da una storia di successo che ha visto protagonista Fondazione Cariplo. Questa dal 2004, in collaborazione con UniverLecco, ha investito a Lecco 15 milioni di euro per supportare diversi progetti di ricerca in Medicina Riabilitativa. Alcuni di questi sono stati portati avanti congiuntamente dal Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute e da Institution de Lavigny, in Svizzera. Per esempio, Incognito 1 e Incognito 2, rivolti all’analisi delle alterazioni della percezione del corpo dopo un ictus cerebrale. Questo modello di collaborazione tra filantropia e ricerca scientifica ha gettato le basi per espandere la rete di partnership oltre il territorio, volgendo lo sguardo allo scenario internazionale.
Il modello di Lecco
“Il distretto della riabilitazione, che si è sviluppato nel lecchese, è l’esempio concreto di ciò che intendiamo per ecosistema locale: è il frutto dell’intuizione di chi lo ha promosso, di chi ci opera con passione e competenza, della collaborazione tra tante realtà pubbliche e private” dice Giovanni Azzone, Presidente di Fondazione Cariplo. “Chi ha una disabilità, ma anche chi ha bisogno di riabilitazione per un periodo circoscritto, qui trova l’eccellenza frutto della ricerca scientifica e tecnologica all’avanguardia. Unita all’umanità di chi sa stare vicino a chi soffre e che si trova ad affrontare problemi che spesso segnano l’esistenza delle persone e delle loro famiglie. Una scommessa vinta, un successo non dei singoli ma di un’intera comunità. Il territorio di Lecco deve esserne orgoglioso e continuare ad investire risorse e competenze”.
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