Il 77% degli utenti online confidano solo nelle proprie capacità per distinguere i contenuti che trovano sul web e capire se sono sponsorizzati o no, mentre il 21% si affida al parere di un influencer
Una ricerca condotta da Bva Doxa e Flu, realtà specializzata in influence marketing, ha indagato il rapporto di fiducia tra italiani e influencer, e ha messo in evidenza come la percezione del proprio senso critico sia superiore alla fiducia che viene accordata alle figure di riferimento sul web.
La fiducia negli influencer
La fiducia negli influencer è comunque alta: l’86% del campione afferma che il consiglio di un personaggio popolare sul web è un’occasione per conoscere un nuovo prodotto e il punto di partenza per un nuovo acquisto. Anche l’interesse per le sponsorizzazioni è positivo e il 62% dichiara che sono un modo per conoscere di più sui prodotti o per conoscerne di nuovi. Il 41% richiede trasparenza all’influencer, il 35% competenze e il 30% autenticità.
Il seguito degli influencer
Il 67% dei soggetti intervistati afferma di seguire almeno un influencer, e di questi, il 56% ne segue più di 10, con un numero medio di 18. Il 58% del campione sostiene di seguirli principalmente per distrarsi e il 45% per conoscere nuovi prodotti e servizi. Il 77% sostiene di seguire profili con un numero di follower inferiore o molto inferiore al milioni e il 66% afferma di aver acquistato prodotti dopo averli visti dagli influencer che li “provano” sui social.
In generale, l’utente medio ammette la possibilità che un contenuto sia sponsorizzato, ma non accetta la mancanza di coerenza tra valori, personalità e temi che sostiene il “suo” influencer di riferimento, e quelli di un marchio o di un’azienda. L’85% è consapevole che gli influencer siano persone ingaggiate dai brand per fare promozione dei propri prodotti.
La influence economy
La influence economy è diventata un mercato con una sua specificità, tanto che l’AGCOM (Autorità garante delle comunicazioni) sta predisponendo un nuovo codice di condotta per content creator, streammer e vlogger, dopo aver giù varato le linee guida sul tema.
Gli enti coinvolti nella stesura sono stati oltre 60, fra agenzie di comunicazione, studi legali, associazioni di categoria, social network e manager di settore che hanno presentato una serie di proposte. L’intento è quello di tutelare il consumatore finale, spesso sopravvalutato nella capacità di individuare contenuti pubblicitari e non.
Gli influencer considerati finora per le regole sono stati solo quelli con più di un milione di follower, ma secondo quanto emerge dalla ricerca gli utenti tendono a seguirne tanti con numeri molto più ridotti ed escluderli dall’obbligo di rispettare delle linee guida potrebbe rivelarsi comunque controproducente per i “followers”.
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