Merville Ferrari. Commerciante in pensione, scrive per diletto. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2010 riceve la Menzione speciale della giuria per la poesia e nel 2022 per la prosa. Vive a Galliate (No).
La famiglia Delbene è venuta ad abitare in città. Margherita, la figlia più piccola che tutti chiamano Rita, non ha amiche se per tali si intendono le coetanee con le quali trovarsi per fare i compiti ed uscire. La piace invece stare con un’anziana vicina di casa, Donna Paolina che lei arbitrariamente chiama Nonna. Appena ha del tempo libero va da lei che le racconta di quando signorina usciva con le sue amiche e di come era il paese, ora diventato una città.
Nonna Paolina le racconta: “Eh sì, perché in quel tempo non era conveniente per una ragazzina uscire da sola e se lo avesse fatto le malignità le sarebbero piovute addosso come chicchi di grandine durante un violento temporale. Un giorno, mi mancava poco a compiere diciotto anni, stavo rientrando con una amica che abitava a cento metri da casa mia.
Arrivate da lei, ci siamo salutate e ho proseguito da sola. Fatti pochi passi ho incrociato un ragazzo, di una decina d‘anni più anziano, che mi si affiancò e disse:
– Buon giorno Paolina. Come mai da sola?
– Ho lasciato la mia amica che abita lì e faccio da sola il pezzo di strada che mi manca per rincasare – risposi;
– Se non le spiace la accompagno io.
– Va bene – conclusi.
Quella fu la prima volta che vidi Cesare.
Nei giorni successivi spesso me lo sono trovato accanto come per caso ma ogni volta, mi confidò in seguito, tutto era stato da lui ben calcolato.
Trascorsero una quindicina di giorno e mia mamma mi disse:
– Mi è stato riferito che quasi tutte le sere incontri con un tizio. Non ti ho forse ripetuto che se vai in giro con uno sconosciuto ti comporti come una svergognata? Ascolta i consigli della mamma e non vederti più con quell’uomo.
Per giustificarmi raccontai alla mamma come lo avevo incontrato un paio di settimane avanti e che da allora, solo per cortesia, mi ha accompagnato diverse volte per non farmi rincasare da sola.
Per tutto risposta lei concluse perentoria:
– Se le cose stanno in questo modo ed è una persona seria lo voglio conoscere.
La sera dopo Cesare venne in casa e ci raccontò di sé e della sua famiglia; prima di andarsene mi chiese in sposa.
I miei gli dissero di non essere precipitoso ma infine la cosa a loro piacque e a me ancora di più e ci fidanzammo. Otto mesi dopo ci siamo sposati ed è stato vero amore… sino a che Cesare se ne è andato dove lo raggiungerò quando anch’io chiuderò gli occhi, per sempre”.
– Non dire così! – interviene Rita – Tu non te ne andrai mai!
– Cara la mia piccola amica, è destino di tutti andarsene per sempre e toccherà anche a me, prima o poi; quando succederà tu non dovrai piangere e mi dovrai pensare assieme a Cesare, per sempre! Questo non vuol dire che non ti voglio bene; tu sei come la nipotina che non ho mai avuto.
Ti ringrazio per l’amore che mi dimostri ma quando sarà la mia ora ti lascerò qui; andrò da Cesare, gli racconterò di Rita una fanciulla meravigliosa e assieme aspetteremo che dopo tanti ma tanti anni ci raggiungerai. Siamo d’accordo? -.
Margherita dice di si ma in realtà non si rende ben conto di quanto le è stato detto.
Terminate le medie decide per il liceo; lo studio la impegna molto e le visite a Nonna Paolina si diradano sempre più sino a cessare del tutto quando inizia a frequentare Riccardo.
“Delbene dott. Margherita”, è quanto si legge sulla targa d’ottone ben lucidato che sta ad indicare l’ufficio di Rita che, apprezzata consulente fiscale, divide il suo tempo tra ufficio e famiglia; poco gliene resta per altri impegni ma non se ne lagna perché si ritiene una mamma felice, una moglie fortunata ed una professionista appagata dal proprio lavoro: insomma una donna serena.
Una cliente amica le racconta di far parte di “Abbracci”, gruppo di animazione che ogni quindici giorni si reca alla Casa Protetta per intrattenere gli ospiti. Là ha fatto amicizia con una simpatica vecchietta ben voluta da tutti per la sua schiettezza, tale Donna Paolina che le ha confidato di essere molto amica della dottoressa Delbene.
In un sol colpo a Rita si riapre tutto quel mondo di grandi affetti dimenticati.
In tutta fretta disbriga la pratica dell’amica, educatamente la congeda, dice alla collaboratrice di non disturbarla, si chiude nel suo ufficio e piange.
Piange lacrime amare o, forse, d’amore.
La sera stessa, chiude l’ufficio con un poco di anticipo e si precipita alla Casa Protetta; l’orario delle visite è passato ma è in buoni rapporti con la responsabile che le permette d’incontrare Donna Paolina che vedendola sul punto di piangere la consola dicendole:
– Ma cosa fai? Perché piangi? Non sei forse felice di rivedermi? So che ti sei sposata, che hai due splendide creature e che ti sei fatta una posizione.
– Sono molto felice e non so se piango di gioia o per il rimorso di averti cancellata dai miei pensieri per tanto tempo… –
– E no, mia cara! – l’interrompe Nonna Paolina – Tu non mi hai affatto cancellata; io sono sempre stata nei tuoi pensieri più nascosti se no, ora, non verseresti queste lacrime d’amore. –
Quasi ogni sera Rita torna da Nonna Paolina che non le risparmia suggerimenti, l’incoraggia e la delizia con i racconti della propria vita.
Avuta notizia che Donna Paolina è morta, al pensiero di non più rivederla, Rita d’impulso la vorrebbe raggiungere ma le pare di risentire la sua voce che la rimprovera per questo pensiero, le impone di attendere il proprio turno e le l’ammonisce di pensare a quelli che l’aspettano a casa. Rita ricorda e ben comprende solo ora quanto un tempo le disse Nonna Paolina:
“Ti ringrazio per l’amore che mi dimostri ma quando sarà la mia ora ti dovrò lasciare per sempre; andrò da Cesare, gli racconterò di Rita, persona meravigliosa, e aspetteremo assieme che fra tanti ma tanti anni ci raggiungerai. Siamo d’accordo?”.
E pensa: – Si, il dolore per chi ci ha lasciato sembra inconsolabile e il vuoto incolmabile ma tutto questo è compensato da chi resta e ci ama e ci conforta e condivide il nostro dolore e lo rende sopportabile. Senza tenere conto, infine, del bene che ancora resta da fare!