Merville Ferrari.
Raggiunta la pensione ha potuto dedicarsi alla scrittura di racconti e poesie con rinnovato impegno. Dal 2010, anno in cui ottenne la Menzione speciale della giuria per la poesia, ha partecipato a tutti i Concorsi 50&Più. Anche un suo racconto fu segnalato con Menzione speciale della giuria per la prosa. In questi anni ha partecipato a molti altri concorsi letterari nazionali ed internazionali ottenendo molte soddisfazioni. Vive a Galliate (No).
La vita dei Galliatesi autentici e degli immigrati perfettamente integrati è fortemente connessa alle vicende della Valle del Ticino, il Fiume Azzurro, e di quanto vi sta al margine. Una antica strada militare corre parallela al fiume e in quel di Galliate è chiamata Via del Piaggio. Il Ticino segna il confine tra Piemonte e Lombardia. Il residuo di una antica foresta fluviale orna la sua riva occidentale che fa parte della Riserva Naturale della Valle del Ticino. Più ad ovest il pre parco adorna l’abitato con un intreccio di boschi, vigne, prati, campi di mais e risaie che si susseguono e, senza che si possa capire dove questi finiscono e gli altri cominciano, lambiscono quelli dei comuni confinanti, tali da sembrare innamorati discreti che passeggiano fianco a fianco.
La brezza ignora il confine e le sere d’estate lo attraversa più volte, accarezza la chioma della foresta, sale la Costa, percorre Via del Piaggio e tra il frinire delle cicale e lo stormire delle fronde sussurra ad uditori attenti e dalla fantasia sbrigliata accadimenti, racconti, fiabe …
All’incrocio di Via del Piaggio con il prolungamento di Via XXV Aprile vi è “Villa Fortuna”, un vecchio complesso rurale che s’affaccia sulla Valle. Dalla “Fortuna” (così è confidenzialmente chiamato il luogo) e tutt’attorno verso l’abitato si trovano boschi che hanno preso il posto di vigne dismesse che qua e là i più tenaci continuano a coltivarle con il risultato che tra querce e faggi dimorano viti, alberi da frutto e fragole.
Luigi vicino alla Fortuna ha ereditato una vigna e ha acquistato a buon prezzo da Zaccaria un bosco adiacente, con l’accordo di vendergli ogni anno un po’ di legna. Egli dedica molto tempo alla cura del suo podere e ne ricava frutta, legna per se e da vendere, fragole di buona qualità e molta soddisfazione.
Piove e Luigi non ha potuto riprendere i lavori nel bosco; insofferente guarda la pioggia oltre i vetri rigati da goccioloni che lì si rincorrono per gioco ma nel bosco bagnano la legna accatastata in bell’ordine che invano aspetta di essere trasportata a casa.
La parte già venduta dovrà essere ridotto a misura di camino in tempo per la consegna dell’indomani ma Luigi teme di non poterne rispettare i termini e non fa altro che osservare come le nubi in cielo corrono e assumono diversi toni di grigio mentre cupe fantasie alimentano i suoi pensieri e si susseguono accrescendo il suo malumore. Giacomo, il nipotino che fa la terza elementare, deve andare a scuola. Luigi indossa la giacca impermeabile, saluta la moglie Simona e s’avvia all’appartamento sopra il suo, dove s’offre d’accompagnare a scuola il nipote che la nuora gli affida.
Frattanto continua a piovere. In cortile non può evitare di dare una occhiata severa al portico ancora vuoto e pregare che al più presto ritorni il bel tempo. Giacomino, oggi più indisciplinato del solito, vuole liberare la sua manina dalle presa del nonno che lo vuole invece controllare e tenere al sicuro. Il nipote finalmente è un problema della maestra. Luigi si sente particolarmente stanco poiché pensieri e preoccupazioni lo hanno affaticato più di un mattinata di lavoro nel bosco; al rientro è esausto e si lascia cadere sulla poltrona amica che conoscendo tutti i suoi dolori ed ogni sua strana posizione per contrastarli, lo abbraccia confortevole e docile si adatta alla sue forme…
…D’improvviso il bel tempo!
Luigi all’istante è nel bosco e con la sua efficiente motosega taglia i tronchi nella giusta misura e Nanni li carica sull’autocarro. Dopo quasi due ore di preciso lavoro, il carico è completo e la catasta abbandona definitivamente il bosco e i pensieri di Luigi. Si porta a casa la legna!
Gli pare di sognare.
Nanni molto abilmente ribalta il carico che occupa tutto il portico per la gioia di Luigi. L’acquirente è avvertito; l’indomani dopo la pesatura, gli sarà consegnata la legna; se ne dovrà occupare Nanni … E il pagamento? Con comodo in seguito che tanto non è un problema ché ci si conosce da sempre! Tutto a posto!
Nanni, quasi a ribadire gli accordi, con una stretta di mano saluta e se ne va con una manovra in retromarcia. Fatalità! Giacomino con la sua bici sbuca non si sa da dove e s’impatta con l’autocarro suscitando la disperazione di tutti. “Chiama il 118!”, “ Presto!”, “Non lo muovere!”.
Con mille precauzioni si adagia Giacomino sulla lettiga e via, di corsa in ospedale!
Dopo ore d’attesa il dottore avvicina i parenti “Il Bimbo è molto grave! La prognosi è riservata e … se avete fede pregate”. Cinzia resta al capezzale del figlioletto mentre tutti gli altri ritornano a casa. Luigi è distrutto, teme il peggio e prova un gran senso di colpa. Tutti lo confortano ed ognuno lo assicura che non può darsi colpa alcuna e che tutto è stato frutto di una fatalità ineluttabile; alla fine si affida alla sua poltrona.
Squilla il telefono e il papà di Giacomino si affretta a rispondere; sentite poche parole sbianca in viso e Luigi che l’osserva …
Luigi salta dalla poltrona urlando “Dio mio! Che cosi ti hanno detto!”.
Simona che in cucina preparava le fragole, allarmata dall’urlo del marito entra in sala e con dolcezza gli chiede “Ma che cosa c’è? Hai forse fatto un brutto sogno?”. Luigi, piuttosto imbarazzato, replica che si e che non se ne deve preoccupare. Va alla finestra ed in cuor suo benedice Dio che gli ha mandato quella pioggia che lo ha costretto a lasciare la legna nel bosco.
Nel cesto delle fragole che Simona sta preparando una formichina tutta presa dagli affari di una formica non si rende conto del viaggio che ha compiuto dalla vigna alla cucina. Per la verità molti sono quelli che come la formichina, proiettati nei loro affari quotidiani non si rendono conto di affannarsi per un infinitesimo di tempo su un pezzo di roccia che rotea nel creato. Formichina che chiameremo Ignara, è sul tavolo di Simona che posa la tazza dove intende riporre le fragole mondate e per un niente non la schiaccia.
Strano questo luogo per una formichina! Verde ma non d’erba. Ignara cammina sino al bordo del tavolo, poi sotto, giù per la gamba, mezzo giro e ancora su per ricominciare l’esplorazione della distesa verde quando piccioli e foglie di fragole e terriccio l’investono e tutto è sospinto in un sacchetto dove Simona ha fatto cadere gli scarti.
Dalla stanza vicina un grido … “Dio mio! Che cosa ti hanno detto!” …
Simona chiude il sacchetto, lo scaraventa dentro al cesto vuoto e corre nella stanza accanto.
Il sacchetto s’è riaperto, Ignara corre verso la luce, esce e di nuovo percorre il cesto senza le fragole ma dove la fodera di cotonina ancora profuma di terriccio del bosco. Smarrita ed esausta si rannicchia in fondo ad una piega del tessuto e resta immobile; poco dopo quando il coperchio del cesto è richiuso scende improvviso la notte.
Fuori il vento spazza le nubi e finalmente splende il sole. Luigi soddisfatto del miglioramento repentino si avvia al bosco e dopo che avrà raccolto un poco di fragole da regalare a Zaccaria ché gli piacciono tanto si darà da fare con il legname.
Giunto a destinazione appoggia il cesto a terra ed inizia a scegliere le fragole più mature e più grosse felice per il buon raccolto, nonostante la stagione poco favorevole.
Quando il coperchio si riapre è come se fosse mattino; l’aria fresca invoglia Ignara a riprendere il cammino. Subito riconosce gli odori famigliari che olezzano tutt’attorno; prende coraggio e, lasciato quello strano rifugio, si lascia cadere dal cesto e dopo una breve corsa si ritrova all’imbocco del formicaio dove Ignara, ignara, non sa raccontare alle altre formichine che cosa le sia realmente accaduto!
Che la zona galleggia sul petrolio lo si sa dalla prima trivellazione conclusa con successo poco discosta dalla vigna di Luigi; non a caso quel primo è stato chiamato Pozzo Fortuna. Da allora sono iniziate numerose trivellazioni tutt’attorno, di qua e di là del fiume. Al confine con Galliate si lavora alacremente perché, da un momento all’altro, la trivella sfonderà e darà il via alla risalita di altro petrolio.
Luigi è al lavoro nella sua vigna quando è scosso da un potente boato e voltatosi a sud vede una spettacolare fontana nera che raggiunta un’altezza di qualche centinaio di metri piega verso la periferia di Trecate. Vinto lo stupore, in pochi attimi realizza che il petrolio, per l’enorme pressione che v’è là sotto, sfondato ogni ostacolo è schizzato fin lassù. Proveniente dalle risaie e diretta verso la valle forse alla ricerca di refrigerio, vede una formazione di germani e gli sembra che la lugubre fontana nera la voglia inghiottire; con una brusca virata gli uccelli la evitano, le girano attorno e continuano il loro volo. “Meno male!” esclama tra se Luigi.
Attorno al pozzo rotto, mentre si diffondono gas maleodoranti ma per fortuna non venefici, dove la maledetta fontana volge la sua chioma tutto quanto le sta sotto è ricoperto da una viscida poltiglia nera per centinaia di metri. Dopo l’incidente, Luigi ogni giorno torna a controllare la sua vigna per accertarsi che un vento capricciose non abbia convogliato il petrolio a lordare il suo podere.
Preceduti da roboanti comunicati stampa, dagli USA arrivano alcuni specialisti di quelli che hanno tappato i pozzi fatti saltare durante la guerra in Iraq e fanno sapere che solo per “fortuna” non è andato tutto a fuoco e nessuno s’è fatto male. Preparate le dotazioni tecniche necessarie assicurano un “robusto tappo” al tubo della trivellazione, chiudono le valvole e per incanto la colonna di gas e greggio svanisce. La Compagnia proprietaria del pozzo assicura che risarcirà ogni danno arrecato e che bonificherà ogni terreno contaminato dal petrolio. Luigi si dice felice di non aver goduto di tali lauti risarcimenti e ringrazia il Signore che ha voluto indirizzare i venti in modo che sulla insostituibile risorsa del Parco Naturale non è caduta una sola goccia di quella disgraziata fontana nera.
D’improvviso alla Fortuna la brezza cala e tutto è silenzio. La brezza conosce molte altre storie ma ora tace.
Se un dì vi capiterà di passare dalla Fortuna, se sarete attenti e con la fantasia sbrigliata, con il frinire delle cicale e lo stormire delle fronde, potrete ascoltare tante altre storie, tutte vere.