Chiunque abbia mai avuto a che fare con una persona affetta da Alzheimer ha cercato di capire cosa potesse passargli per la testa. I primi segnali di questa malattia possono arrivare camuffati come piccole dimenticanze ordinarie: non ricordare dove sono le chiavi dell’auto o in che giorno della settimana ci si trova, dimenticare il nome di una persona che non si vede da un po’ di tempo.
È proprio da qui che il Gruppo Korian ha deciso di far iniziare il percorso sensoriale progettato in occasione di “Fermata Alzheimer”. Girando l’Italia da Nord a Sud, infatti, lo stand di Korian ha permesso agli abitanti di 16 città italiane di vivere un’esperienza immersiva in questa malattia ancora poco conosciuta con l’intento di sensibilizzare quante più persone possibili.
Nato da un’intuizione di Ivo Cilesi, consulente di terapie non farmacologiche per Korian Italia, e sviluppato con la consulenza del professor Marco Trabucchi, direttore scientifico del gruppo di ricerca geriatrica di Brescia, il progetto itinerante è un’iniziativa per far vivere ai visitatori la realtà di una persona affetta da Alzheimer.
In ogni punto allestito dal Gruppo Korian negli ultimi tre mesi, infatti, è stato possibile immergersi in un percorso sensoriale che coinvolgeva i visitatori in un’esperienza emozionale, sensoriale ed educativa di forte impatto tramite l’utilizzo di quattro visori multimediali.
Il viaggio virtuale è stato diviso in piccole tappe ed ha inizio con una lettera e una voce narrante che racconta le preoccupazioni di un uomo a cui è appena stato diagnosticato l’Alzheimer. Un momento toccante seguito dalle rassicurazioni della famiglia e della rete sociale messe in scena nel cortometraggio Non temere di Marco Calvise. Nelle scene della pellicola sono sempre più chiare le difficoltà di chi è colpito dalla demenza, ma sono rappresentati anche quei momenti in cui il malato riceve un supporto emotivo ed assistenziale per far fronte allo sconforto.
Non meno complicata è la “stanza dei suoni” riprodotta virtualmente: è qui che le domande si affollano e la memoria vacilla. “Dove sono?”, “Chi è questa persona allo specchio?”, “Dove mi trovo?”: sono alcune delle parole dei malati durante gli stati confusionali e di disorientamento tipici della malattia di Alzheimer che lo spettatore ascolta mentre viene calato in un ambiente completamente buio.
La seconda parte del percorso si sviluppa attraverso alcune stanze (una camera da letto, una living room e un bagno) caratterizzate da accorgimenti tecnici e terapeutici per rendere ogni ambiente più adatto e accogliente per il malato. Colori, arredi, suoni e luci sono stati concepiti per favorire la corretta percezione degli spazi e limitare le distorsioni sensoriali che accompagnano la malattia.
La particolarità sta nella possibilità di vedere due tipologie di stanze: una con arredi comuni e una con quelli terapeutici. L’obiettivo è quello di far capire come, con piccoli accorgimenti all’interno delle mura domestiche, si possa migliorare la qualità di vita del malato. Una grande attenzione è stata dedicata alla cromoterapia e all’uso dei colori nell’arredamento. Scegliere un colore piuttosto che un altro, infatti, può fare la differenza sul nostro stato d’animo: i colori caldi, ad esempio, hanno un effetto eccitante e aumentano l’attività muscolare, la pressione sanguigna, la frequenza del respiro e il battito cardiaco. Queste cromie sono utilizzate, in genere, nelle zone o nelle sale adibite alle attività riabilitative dove i malati di Alzheimer compiono azioni o esercizi, come le palestre. I colori freddi invece, hanno un potere rilassante e diminuiscono la pressione sanguigna.
Lungo il percorso interattivo è possibile imparare quali colori utilizzare per discriminare i vari oggetti di uso comune, quali accorgimenti adottare per le persone con Alzheimer che tendono ad uscire e vagare. Vengono dati anche alcuni suggerimenti su come fare in modo che si rendano conto del tempo che passa senza che questo li innervosisca o li spaventi.
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