Editoriale
di Maria Laura Rondini – Direttore Editoriale 50&Più
[blockquote]In attesa di misurare il successo che otterrà l’ormai famosa “Quota 100”, destinata nelle intenzioni del Governo a consentire l’accesso al lavoro a tanti giovani quanti saranno gli “anziani” che avranno accesso anticipato alla pensione, alcune categorie professionali hanno lanciato, finora inutilmente, grida di allarme sulla perdita di personale qualificato che non potrà essere sostituito senza un’adeguata e certamente non superficiale formazione delle nuove leve. [/blockquote]
Per ovvie ragioni, quello dei medici che assicurano il nostro seppure affaticato Servizio Sanitario Nazionale e quello dei medici di famiglia, ci sembrano i più vicini all’interesse delle persone, degli anziani in particolare. Ecco allora che certi numeri, che “Quota 100” andrà solo ad aggravare, sono a dir poco preoccupanti: entro il 2025 saranno oltre cinquantamila i medici impegnati nel Ssn ad andare in pensione.
Che siano medici d’emergenza e urgenza (sostituibili secondo il ministro della Salute da personale senza specializzazione, ma con il solo praticantato), pediatri, anestesisti o internisti, a colpi di 7, 8mila pensionati l’anno, questo esodo renderà sempre più asfittico un Servizio Sanitario che già ora, in alcune regioni vede chiudere servizi o reparti ospedalieri per mancanza di personale.
Perché a questa emorragia si aggiunge quella, ormai endemica, del personale infermieristico. Infine, ma certo non ultimo anche per quello che riguarda la vicinanza e la conoscenza delle persone, il problema dei medici di famiglia. Anche in questo settore sono attesi circa 15mila pensionamenti entro i prossimi cinque anni: numeri che significano che più di dieci milioni di famiglie potrebbero trovarsi “scoperte”, cioè senza medico curante.
A meno che non si voglia favorire un ricorso sempre maggiore alla sanità privata, che significa però una platea crescente di persone che smetteranno di curarsi per la mancanza delle risorse economiche necessarie, ci sembrano questi problemi veri, che interessano e riguardano le persone in maniera molto più pressante di altri temi e allarmi costantemente e immotivatamente all’ordine del giorno.
Insomma, già tra pochi mesi sarà possibile misurare l’impatto della riforma, una vera prova del 9 per il Governo del popolo che, ci auguriamo, non sia fatta sulla nostra pelle.
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