Dopo il lockdown la ripartenza del Paese, in questi giorni, sembra stia avvenendo in una situazione di grande incertezza, sia riguardo allo sviluppo dell’epidemia che alle sue conseguenze economiche.
Tra il 30 aprile e il 1°maggio la società di ricerca Swg aveva già sondato gli umori degli italiani. In particolare era stata analizzata la propensione a riprendere, dopo la prima fase dell’emergenza, le abitudini pre-pandemia. Ne era emerso un profilo di particolare prudenza.
Il sondaggio è stato ripetuto tra il 20 e il 21 maggio su un campione di 953 persone. Si tratta di un numero rappresentativo della popolazione, per capire l’atteggiamento nella Fase 2. Può però aiutarci a capire le attitudini e ciò che gli italiani si aspettano dal futuro. Ed è importante soprattutto per fare previsioni su molti aspetti, non ultimo quello riguardante la ripresa dei consumi.
In tre settimane il clima è cambiato
In tre settimane vi è stato un sostanziale miglioramento nell’atteggiamento degli italiani. Vi è un aumento a due cifre nella percentuale di coloro che ritengono opportuna la riapertura di varie attività commerciali, con gli alberghi che passano dal 41 al 69% e bar e ristoranti dal 48 al 72%. Con poche eccezioni, la maggioranza degli intervistati è ora a favore della ripresa delle varie attività incluse nella rilevazione.
Propendere per la riapertura, però, non vuol dire automaticamente voler frequentare quei luoghi come prima dell’emergenza e infatti, su quest’ultimo aspetto, gli italiani sono più cauti.
Anche in questo caso, la comparazione tra le due rilevazioni fa emergere un atteggiamento di maggiore apertura. Da fine aprile al 20 maggio la percentuale degli intervistati che aveva intenzione di frequentare bar e ristoranti è passata dal 35 al 57%. Eppure la volontà di tornare a usufruire dei vari servizi rimane “minoritaria” per la maggior parte delle attività, comprese palestre e piscine, cinema e teatri, alberghi e trasporti.
Nello scegliere gli italiani hanno tenuto conto perciò, non solo della convenienza personale, ma anche di ulteriori fattori, quali la necessità per altri utenti o le difficoltà economiche dei fornitori del servizio. Con l’avvicinarsi dell’estate la categoria degli alberghi è quella per cui si giudica più opportuno stabilire una riapertura.
Ottimismo con un sottofondo di scetticismo
L’aumento nell’attitudine a tornare progressivamente alla normalità non si basa, secondo SWG, su un giudizio positivo del grado di preparazione del Paese ad affrontare questa nuova fase. Dalle interviste emerge piuttosto una volontà di essere ottimisti al di là dei fatti e, in alcuni casi, una maggiore fiducia nella capacità delle persone di tenere comportamenti responsabili anche nella fase di allentamento delle restrizioni.
Fra il primo e il secondo sondaggio è passata dal 14 al 20% la quota di coloro che ritengono ci vorranno ancora alcuni mesi per tornare alle condizioni pre-pandemia, mentre, in tutte e due le rilevazioni, la quota di quelli che pensano che l’obiettivo sia molto lontano è rimasta invariata al 9%.
Gli ottimisti, coloro che ritengono che in tre settimane ci siano le condizioni per tornare alla normalità, sono aumentati di soli cinque punti (sono ora al 38%), mentre il 33% pensa che serviranno ancora altre settimane. Emerge una certa disillusione quindi, probabilmente sulla capacità di testare e, soprattutto, di tracciare gli eventuali infetti. Ciononostante, si nota un miglioramento delle aspettative circa la possibile reintroduzione delle misure di isolamento a causa di una seconda ondata dell’epidemia. La quota di campione che pensa che provvedimenti di isolamento sociale non saranno più reintrodotti cresce di 10 punti (dal 22 al 32%). Si riduce poi di 8 punti (dal 20 al 12%) la quota di coloro che temono un nuovo lockdown a breve.
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