Incappare in una fake news e credere che si tratti di qualcosa di vero: succede più spesso di quanto si possa immaginare. Lo rivela un recente studio demoscopico
La tecnologia permette oggi di manipolare video, camuffare voci, ricostruire a piacimento frasi mai dette da un personaggio pubblico, creare immagini completamente nuove elaborando fotografie esistenti. Il problema è: siamo in grado di capire quando siamo di fronte ad una fake news? Fortunatamente sì, anche se non sempre. L’Istituto demoscopico Noto Sondaggi, infatti, ha elaborato un’indagine da cui è emerso che il 62% degli italiani nel corso dell’ultimo anno si è accorto di essere stato vittima di fake news, e il 55% di essere stato vittima di deep fake.
I numeri della disinformazione
Della percentuale di cittadini che si sono confrontati con una notizia falsa, almeno il 59% in un primo momento ha pensato che il contenuto fosse vero, per poi capire solo successivamente che si trattava di una fake, oppure restando dell’idea che fosse reale.
Se si guarda alle diverse fasce d’età, il 63% dei giovani fra i 18 e i 34 anni temono di essere caduti nella trappola delle fake; fra i 35 e i 54 anni la percentuale sale al 67%, mentre fra gli over 55 scende al 58%.
Fra gli italiani, in tutte le fasce d’età, oltre la metà crede che la disinformazione sia legata alla politica internazionale e in particolare all’azione della Russia, con l’intento di destabilizzare i Paesi europei. Tra i diversi social, Facebook è ritenuto quello che maggiormente le veicola, seguito da Instagram.
Le bugie online
Secondo il campione il tema prevalente delle fake news è il gossip (34%), seguito dalla politica (31%), che passa al primo posto fra coloro che sono poi riusciti a individuare la notizia falsa. L’economia si ferma al 23%.
Nella creazione di contenuti non veritieri, gioca un ruolo importante anche l’intelligenza artificiale generativa, che si muove solo per tematiche come politica ed economia, piuttosto che per il gossip, che sono quelle che più di altre possono orientare l’opinione pubblica. L’aspetto positivo è che, nonostante l’inganno che circola nel web, il 61% del campione è convinto che le notizie lette nei siti ufficiali di informazione siano più attendibili di ciò che compare sulle varie piattaforme.
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