Negli ultimi giorni, da quando si è diffusa la notizia della versione di Facebook in abbonamento (facoltativa), sta circolando sulle bacheche di molti utenti un messaggio “bufala”, che puntualmente viene copiato e incollato, contro il presunto addebito di 4,99 dollari da parte della piattaforma.
Non è altro che l’ennesima “catena di Sant’Antonio”. Il post, apparso di recente su Facebook in merito al presunto costo che applicherebbe agli utenti, è scritto in un italiano stentato. Tuttavia, è diventato virale lo stesso.
“Anch’io sto disattivando – si legge – così ora lo stanno facendo, appena annunciato su Channel 4 News. Facebook addebiterà a tutti gli utenti a partire da lunedì. Tieni il dito su questo messaggio e copialo, non si può condividere. Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account; anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e non di Facebook!”
Il testo continua con una serie di ringraziamenti a presunti avvocati, citati per nome e cognome, che ne avrebbero consigliato la diffusione, e si conclude con una “nota”:
“Facebook è ora un ente pubblico. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l’uso delle tue foto, così come le informazioni contenute negli aggiornamenti di stato del tuo profilo. Dichiaro che non do a Facebook Meta il mio permesso di usare nessuno dei miei dati o foto personali. Copia e incolla, non condividere.”
Cosa ci fa capire che il post di Facebook è una fake?
La grammatica incerta è il primo elemento che deve farci riflettere sulla veridicità di messaggi come questo. Il secondo è la richiesta di “copiare e incollare” il testo per negare l’autorizzazione all’utilizzo dei nostri dati personali: quale validità legale potrebbe avere un messaggio prodotto da ignoti nel certificare il rispetto della nostra privacy, per il solo fatto di averlo condiviso in uno dei tanti post che pubblichiamo? Nessuna.
Inoltre, al momento dell’iscrizione a qualsiasi piattaforma, l’utente accetta le condizioni d’uso, e tutte le modifiche che la piattaforma mette in atto successivamente devono essere approvate nelle proprie impostazioni personali.
I diritti sui nostri contenuti
Pubblicare un contenuto non significa perdere il diritto alla proprietà intellettuale e il diritto d’autore. Il primo costituisce il diritto di esporre l’immagine e usarla a propria discrezione, il secondo non può essere oggetto di cessione perché appartiene inequivocabilmente all’autore.
Di conseguenza, le foto e i video postati non sono ceduti per un uso indiscriminato, e restano di nostra proprietà, anche se una volta creato un account su un social network, si acconsente all’utilizzo non esclusivo da parte della società che ne è titolare, come pure la cessione di tale utilizzo in forma di “sottolicenza”, dato che anche gli altri utenti possono eventualmente condividerli.
Il tema della violazione della privacy
Il messaggio “bufala” fa leva sulla violazione della privacy, un tema particolarmente sentito da molti utenti, e dalla presunta autorevolezza che si vuole attribuire al testo inserendovi un riferimento al presunto Channel 4 News. Questi elementi giocano sulla sensibilità di una parte del pubblico che, nonostante l’uso frequente e spesso quotidiano dei social, non ne conosce le dinamiche e tende a fidarsi di ciò che legge, soprattutto se il messaggio proviene da uno o più dei propri contatti.
Qual è la verità?
Con buona pace del post, l’accesso standard a Facebook resta gratuito. La società Meta sta offrendo un abbonamento facoltativo per avere un accesso libero dalla pubblicità a coloro che decidono di aderire. Solo chi non vorrà visualizzare gli annunci, potrà scegliere di versare una quota mensile, mentre per tutti gli altri non ci sarà nessuna modifica.
(Foto apertura: pixinoo/Shutterstock.com)
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