Mariuccia Faccini.
Lavora come consulente del lavoro ed è amante della poesia. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Sant’Angelo di Piove (Pd).
La noce moscata propriamente detta Myristica Fragans ha una sua storia, ha creato una storia nella ricerca della sua storia. Sembra un giro di parole, ma è proprio così: un intreccio di storie trovate e nate nell’ultima domenica di un mese primaverile.
Com’è consuetudine che nella piazza della villa Contarini a Piazzola sul Brenta, nelle vie circostanti e all’interno dell’ex Iutificio Camerini si svolga il mercatino dell’antiquariato ed oggettistica nell’ultima domenica d’ogni mese, così è consuetudine che Ottavia segua il marito Edoardo, appassionato frequentatore dei mercatini, in questa visita.
Domenica è! Oggi al mercatino! Evviva!
-Sbrighiamoci Ottavia, altrimenti non troviamo da parcheggiare.
All’arrivo a Piazzola sul Brenta, dopo aver parcheggiato agevolmente, s’avviano verso l’anfiteatro Contarini dove ci stanno le bancarelle.
Come sua abitudine, Edoardo è due passi avanti da Ottavia e con la convinzione che è compito di chi segue preoccuparsi di non perdere di vista chi lo precede, non si gira mai e prosegue dritto. Il suo portamento altero ed elegante richiama i complimenti dei conoscenti. Edoardo è un uomo alto, sulla cinquantina con le tempie brizzolate. Ottavia, anche lei alta e graziosa nel suo modo di essere, non è mai notata all’inizio. Le persone, dopo un periodo di frequenza, come per incanto scoprono la sua bellezza e a lei questo infastidisce e la mette in una condizione di inferiorità rispetto al marito. Si è abituata così a seguire i gusti del marito più che i propri. L’uscita della quarta domenica del mese diventa per lei come l’ora di libertà dei carcerati, all’aperto si, una boccata d’ossigeno, ma sempre lo stesso perimetro, lo stesso giro.
Quella domenica però l’aria è frizzantina, forse preludio di novità!
Su un angolo una ragazza evidenzia un cartello con scritto: “Accumulo di materiale cartaceo, ci sono anche francobolli e documenti, vendo”.
Ottavia si ferma a guardare. Le interessano i francobolli per il padre collezionista, una sorta d’archeologo della corrispondenza, un cercatore che si esalta, quando scopre le sue gemme.
-Posso?
-Certo.
Tra le mani si trova lettere, documenti, cartine geografiche e un libro di Gill Milton: “L’isola della noce moscata” del tesoro delle isole Banda nell’arcipelago delle Molucche. È proprio scritto così “Il tesoro dell’isola di Run non è l’oro: la natura l’ha dotata di un dono ben più prezioso: una foresta d’alberi slanciati orna la dorsale montuosa dell’isola. Sono alberi di squisita fragranza. Alti e dalle foglie simili al lauro, sono adorni di fiori a campana e dai rami pende un frutto carnoso, di un bel giallo limone.”.
-Mio Dio e questa: una lettera!
“Ciao Rodolfo,
sei venuto dal mare, come dolce brezza, portando il profumo della tua terra. Si è aperto il mio cuore e lo sguardo su te di cielo e stelle. Mi hai preso per mano ascoltando la musica delle mie parole in allegria e spensieratezza. Aprendo la finestra, il giorno ti annunciava albero in fiore, avevi i colori dell’amore. La fatica del lavoro, trasportato dalle ali della tua brezza, mi permetteva di raccogliere cantando l’unico prodotto che la mia terra poteva donare: la noce moscata. È la mia spezia dal profumo esotico e forte, dall’aroma raffinato, dolce e piccante insieme e da virtù terapeutiche. Se l’osservo, la legnosa e rugosa noce sembra provenire da un tempo lontano e da storie vissute.
La spezia è come l’anima, come una vibrazione d’amore.
Il mare ha richiamato il tuo ritorno e ti posa sull’altra sponda.
Il tempo è passato ed io rimango nuovamente sola dentro.
Ho allungato le mani, le braccia fino a farmi male. Ho sforzato la vista, rossi gli occhi tali da renderli ciechi al mondo. Il pensiero correva lungo la scia della nave, ma l’onda lo riportava a riva. Ho parlato al vento, alla brezza, alla luna di quel bacio tanto sognato.
Solo quando tornerai a regalarmi quel bacio potremmo lasciarci liberi. Si, il bacio! Due labbra e un’emozione immensa. Quel tocco che rende due esseri in un insieme.
Ti aspetto e un bacio fisso fisso. Maeva.
Ottavia si getta sull’ammasso, ruspa buttando ai lati fogli all’apparenza inservibili per cercare il buono per lei. Ecco finalmente una carta ingiallita e stropicciata quasi a voler significare che era stata buttata via e poi raccolta.
Era una lettera di Rodolfo a Maeva.
” Soffia il vento e muove la seta.
Lei sta immobile e guarda il sole in cima alla collina.
la seta l’abbraccia in un tocco morbido,
il vento porta profumi di fiori.
Sente arrivare l’amore e ringrazia.”
Ho letto tre volte e ho chiuso gli occhi……un gazebo in ferro battuto con i drappi bianchi che si alzavano col vento. Tu in piedi tra i drappi bianchi e profumi delle rose che osservavi da lontano…
Hai scritto parole di un incanto antico e sempre nuovo, l’incanto dell’amore, dei misteri incomprensibili del cuore, parole come pennellate di un quadro pieno di luci soffuse, raggi di sole che penetrano tra folte chiome ombrose che danno riparo ma anche a volte inquietudine. È il quadro dell’amore trasportato da una brezza su ali di farfalla che mai nessuno sa dove si potrà posare, nessuno sa se la brezza diventerà tempesta, nessuno sa se si inzupperà e camminerà curvo e tormentato da raffiche gelide di acqua. L’unica cosa che si sa è che poi, sempre, anche dopo un lungo e tormentato cammino in mezzo alla tempesta, uscirà il sole e le vesti si asciugheranno e diventeranno leggere e luminose come le ali di quella farfalla che aveva contribuito a spargere il polline del fiore dell’amore. Rodolfo.
Ps: Tutto quello che posso dirti è che ho nel cuore un grande segreto e quel bacio .….
La lettera finisce qui ed Ottavia si sente persa in quella Spezia: vibrazione d’amore!