La lettura integrale del DNA delle grandi scimmie apre orizzonti inediti sull’evoluzione e sulle intricate relazioni tra l’uomo e gli altri primati
L’evoluzione continua a svelare i suoi segreti. Un team internazionale composto da 160 scienziati, con la partecipazione dell’Università di Bari, ha completato la prima mappatura integrale del DNA delle grandi scimmie: scimpanzé, bonobo, gorilla e oranghi. Questo risultato, pubblicato sulla rivista Nature, colma le lacune che ancora oscuravano i genomi di questi stretti parenti nell’albero dell’evoluzione. Grazie a tecnologie all’avanguardia, i ricercatori hanno ottenuto una lettura completa e accurata del loro patrimonio genetico, aprendo scenari inediti sull’uomo e sulle affascinanti connessioni tra l’essere umano e gli altri primati nel processo evolutivo.
“Evoluzione inimmaginabile”
L’entusiasmo per questa svolta scientifica nel campo dell’evoluzione è nelle parole di Mario Ventura dell’Università ‘Aldo Moro’ di Bari, riportate da Ansa. Ventura, uno degli autori dello studio, ha detto: “Si aprono scenari completamente nuovi per comprendere l’evoluzione della nostra specie e dei primati a un livello di dettaglio che fino a ieri era semplicemente impensabile. Disporre di genomi completi ci consente di esplorare regioni del Dna finora inaccessibili, quelle più complesse e quelle coinvolte nello sviluppo del cervello o nelle risposte immunitarie”. E aggiunge: “I dati che abbiamo generato serviranno per decenni, aprendo strade promettenti nello studio delle malattie genetiche, del funzionamento del sistema immunitario e dei meccanismi cerebrali più profondi, tutti aspetti chiave dell’evoluzione delle specie”.
Nuove informazioni
Questa ricerca ha portato alla luce una miniera di informazioni genetiche. Gli scienziati hanno identificato oltre 3.000 nuove regioni del DNA che hanno subito una rapida evoluzione lungo la linea evolutiva umana. Molte di queste regioni sono associate a geni cruciali per funzioni complesse che ci distinguono nel corso dell’evoluzione, come lo sviluppo cerebrale avanzato e la capacità di vocalizzazione. Ma le scoperte sull’evoluzione non si fermano qui. Sono stati svelati anche migliaia di geni precedentemente sconosciuti, anch’essi implicati nello sviluppo del cervello umano. Questa nuova mole di dati genetici permette ora di stabilire con maggiore precisione che la separazione evolutiva tra esseri umani e scimpanzé è avvenuta in un periodo compreso tra 5,5 e 6,3 milioni di anni fa, un momento cruciale nella nostra storia evolutiva.
Nuove frontiere per la medicina e la biologia
Le implicazioni di questa ricerca sull’evoluzione vanno oltre la semplice acquisizione di nuove conoscenze sull’evoluzione stessa. Gli strumenti e le informazioni ottenute potrebbero aprire la strada a studi innovativi sulle malattie genetiche e immunitarie, comprendendo meglio le basi genetiche che ci accomunano e ci distinguono dai nostri parenti primati nel contesto dell’evoluzione. Questo potrebbe fornire nuove chiavi per decifrare i meccanismi evolutivi legati al cervello e al linguaggio umano, aprendo prospettive inattese per la ricerca medica e biologica. Come sottolineano gli autori dello studio, questa nuova base genomica rappresenta una risorsa fondamentale che rivoluzionerà la comprensione della storia della vita sulla Terra e del nostro specifico posto all’interno di essa nel grande albero dell’evoluzione.
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