Una ricerca dell’Università di Washington, condotta in 195 nazioni fra il 1990 e il 2017, ha da poco affrontato il tema della differenza tra età anagrafica ed età biologica. E’ stato il primo studio in assoluto a fare questo distinguo; tutti i precedenti studi hanno considerato solo l’aumento della longevità. Nella top ten delle Nazioni più giovanili (che dimostrano 65 anni molti anni dopo averli compiuti) ci sono soprattutto i Paesi sviluppati. In cima, Giappone e Svizzera (a 76,1 anni ne dimostrano ancora 65) e Italia all’ottavo posto. Gli italiani si sentono 65enni a quasi 75 anni (74,8).
Diverso è il tema della percezione soggettiva della vecchiaia. Tutti sappiamo che, se ci lasciamo influenzare dal mood o dagli ‘acciacchi’ del momento, possiamo sentirci vecchi anche da giovani. Per questo Doxa, in collaborazione con netword Win (rete assicurativa mondiale) ha condotto un sondaggio sull’Eterna Gioventù intervistando circa 32.000 persone di 41 Paesi. Risultato: la stragrande maggioranza del campione si sente vecchio a 60 anni. Paul McCartney si era posto il problema a 16 anni, quando compose la canzone «Mi amerai ancora quando avrò 64 anni?» . Il tema, insomma, è quello dell’età in cuisentiamo di non essere più giovani.
Interessante notare che molti iniziano a sentirsi vecchi molto dopo rispetto a quando smettono di sentirsi giovani; per la ricerca circa 20 anni dopo. Gli over 65, in particolare, dicono di iniziare a sentirsi vecchi in età sempre più mature. Le differenze sono notevoli e collegate anche a fattori culturali. Per l’indagine Doxa, in Giappone ci si sente vecchi a 47 anni, in Malesia a 46 e in Cina a 44. In Italia e Finlandia, l’età di riconoscimento della vecchiaia è la più alta in assoluto e si colloca a 70 anni.
Il tema della percezione soggettiva dell’invecchiamento ha risvolti importanti anche in materia di politiche sociali perché interroga i governi nazionali sul “quando” e “come” affrontare il tema della cura dell’anziano. La Doxa sostiene che i due terzi delle persone in tutto il mondo ritengono insufficiente l’attenzione data dagli esecutivi sia alla cura degli anziani che dei giovani. Su base geografica, nelle Americhe, l’85% delle persone ritiene che la società non si occupi abbastanza anziani. Per chi vive negli Stati dell’Asia Pacifica (APAC) questa soglia crolla al 40%.
Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa e Presidente di Win, ha dichiarato: “L’invecchiamento della popolazione è una delle grandi sfide del XXI secolo. È quindi molto importante capire questo processo e con che modalità le persone si collocano lungo la linea che parte dalla certezza di far parte della gioventù e giunge alla constatazione della inevitabile vecchiaia. Dal nostro studio, emerge che quando siamo molto giovani, crediamo che lo saremo per un tempo molto lungo, ma man mano che passano i compleanni cominciamo a dubitare di questa ipotesi e a un certo punto smettiamo di considerarci tali”
Per la ricerca Doxa, questo passaggio, a livello mondiale, si colloca in media intorno ai 40 anni, ma “sentirsi” vecchi è un’altra cosa e questa percezione arriva solo 20 anni dopo che smettiamo di sentirci giovani. In questo lungo spazio esistenziale si devono quindi collocare le riflessioni e gli interventi socio- culturali per far fronte alle sfide generazionali innescate dall’invecchiamento.
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