Lezioni di felicità, è questo che vorrei. Vorrei che ci fosse una scuola dove gli adulti molto adulti, come me (e come tante e tanti che conosco, che mi scrivono, che leggono questa pagina e soffiano al compleanno su candeline imbarazzanti per numero) possano studiare serenità, essere educati al sorriso, a vedere il lato positivo in ogni avvenimento, disgrazia o novità. Ad insegnare dovrebbe essere una persona molto vecchia o una bambina abbastanza piccola da sorridere per istinto ad ogni raggio di luce che mette a dormire la notte.
Da zero a tre anni direi, sarà l’età dell’insegnante di ruolo. Sopra i novanta, l’età di quella di sostegno. Mi siederei in prima fila e prenderei appunti. Come si fa a svegliarsi felici?
Abbiamo passato, in rapida successione, tre turni di pandemia grave, con l’ansia di ammalarci, di contagiare le persone che amiamo, di danneggiare sconosciuti con cui abbiamo avuto contatti fuggevoli.
Non è ancora passata. E nessuno ci assicura che non ce ne sarà un’altra. Non bastava? Ecco che la Grande Madre Russia invade la pugnace Ucraina, coinvolgendo noi e il resto d’Europa. Applichiamo sanzioni, mandiamo armi, ci apprestiamo a sopportare le reazioni di Putin. Il gas ce l’hanno i russi. Noi resteremo al freddo.
Ne volete di più? La siccità di una estate troppo calda provoca allagamenti, esondazioni e smottamenti. Incomincia Stromboli nel mese di agosto, il 12: vien giù la montagna, alla prima pioggia. Anzi, scusate, alla prima bomba d’acqua, perché ormai le piogge non esistono più, come le mezze stagioni. Calamità nazionale. Fiumi di fango. Rifiuti a mare. Quarantaquattro case distrutte, intere famiglie – fra cui la mia – vive per miracolo. Non basta: un mese dopo, alla seconda pioggia, esonda un fiume nelle Marche. Dodici morti, una donna dispersa.
È un disastro idrogeologico. Ne seguiranno altri, perché il pianeta è malato e nessuno lo sta davvero curando. Neanche qui, in Italia.
Ma ancora non basta: a fine settembre un’altra consultazione elettorale dopo l’ennesima crisi di governo. Va a votare circa il 60% degli aventi diritto. Gli altri, purtroppo, si astengono, voltando le spalle al proprio dovere civico.
Intanto le bollette piombano sulle famiglie come mannaie, decapitano economie risicate, riducono alla miseria chi se la cavava non senza fatica, ma dignitosamente. Le rate del mutuo diventano appuntamenti con la disperazione. O mangi o paghi luce e gas, e accendi – poco e in ritardo – i caloriferi.
Tutti parlano del PNRR, ma nessuno sa cosa ne stanno facendo, come funziona, quando aiuterà chi non ce la fa più. Abbiamo bisogno di tornare fra i banchi di una scuola immaginaria e imparare a sorridere di nuovo, a non cedere all’ansia, a fidarci di chi maneggia i fondi europei come se fossero mamma e papà. Come se ci volessero bene.
Dobbiamo gettare il cuore al di là dell’ostacolo, come si dice. Ma gli ostacoli sono tanti e il cuore è uno solo. Ciascuno palpita con il suo. Fatemi sapere come state, lettrici e lettori. Proviamo anche da questa pagina a far sentire la nostra voce.
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