Fare il caregiver non è una scelta. Capita e avviene a tutte le età. Secondo i dati emersi dal convegno Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano, organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda), i caregiver in Italia sono circa 7 milioni. Si tratta in particolare di donne e la loro età media aumenta in connessione con l’incremento di quella dei loro assistiti.
Circa la metà dei non autosufficienti italiani è seguita da un caregiver familiare, di cui 1 su 5 è over 60 e, nell’85% dei casi, è donna. Tuttavia, è in crescita anche il numero dei giovani che si prendono cura di genitori e spesso di nonni. Questo dato è confermato dal progetto europeo “ME-WE” (supporto psicosociale per la promozione della salute e del benessere dei giovani caregiver adolescenti), dal quale emerge che in Italia moltissimi sono i giovani caregiver coinvolti nell’accudimento dei loro nonni.
Solo in Liguria, la regione più vecchia d’Italia con il 28% di over 65 su una media nazionale del 21%, si stima siano presenti circa 15.000 giovani caregiver (fino a 18 anni) o giovani adulti caregiver (fino a 25 anni). Tutto ciò influisce pesantemente sul loro rendimento scolastico e sulle loro opportunità lavorative e di inclusione sociale, tanto che il 6% dichiara di essere stato vittima di bullismo. Grave è il rischio anche per la loro salute (il 26% denuncia problemi fisici, il 16% anche problemi di tipo psicoemotivo). Ma cosa più grave, spesso, sono invisibili: solo il 13% riceve aiuto formale dai servizi. Quanto al dato nazionale, si calcola che in Italia il 7,3% dei ragazzi e il 6,9% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni sia impegnato in attività di cura e assistenza.
Proprio in Liguria, l’esigenza di dare supporto a queste figure è stata intercettata da un progetto che ha coinvolto gli insegnanti nel ruolo di “sentinelle” del disagio giovanile in questo ambito, mentre l’Assessore alla Sanità ha dichiarato di voler agire sul fronte dell’informazione e dell’aiuto psicosociale per questi ragazzi.
Ci sono poi gli studenti universitari caregiver che, a tutt’oggi, non sono equiparati agli studenti lavoratori. È il caso di Erika Borellini che ha 25 anni, vive a Carpi e si è laureata in ingegneria elettronica. Da sei anni Erika è la caregiver di sua madre, colpita da un aneurisma cerebrale. Vorrebbe iscriversi alla triennale (ingegneria meccatronica), ma il suo voto di laurea (84/110) per un solo punto non basta. Uno studente lavoratore avrebbe avuto due punti di “bonus”: perché uno studente caregiver no? La petizione con cui Erika ha chiesto al ministro Fioramonti e alla ministra Bonetti di essere semplicemente equiparata ad uno studente lavoratore ha raccolto quasi 110.000 firme su Change.org e la sua storia ha sollecitato un’interrogazione parlamentare. Sabato 26 ottobre la risposta del Miur, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, è arrivata in tv e c’è da sperare che si concluda positivamente.
Rimane il fatto che le soluzioni non dovrebbero essere trovate caso per caso, ma previste da una legge sui caregiver familiari, attesa da anni e sollecitata in questi giorni al Governo da parte di tutte le associazioni di rappresentanza. Il disegno di legge (D.d.L. 1461 depositato ad agosto 2019 al Senato) prevede fra l’altro che i caregiver abbiano diritto ai contributi previdenziali (figurativi) per un massimo di tre anni e il loro inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza ed in quelli di prestazione (Lea e Lep) per poter riconoscere loro il diritto a periodi di sollievo e alla consulenza da parte delle strutture socio-sanitarie per l’adattamento dell’abitazione alle esigenze del malato.
Presso le Asl dovrebbero essere contemplate anche corsie preferenziali dedicate ai caregiver per fare richiesta di ausili e protesi. Il disegno di legge contempla, infine, la possibilità che i prestatori di cure ottengano riconoscimenti formativi se scelgono di fare gli operatori socio-sanitari e le detrazioni per i carichi familiari, fino al 50% ogni anno, con un tetto di spesa di 10.000 euro. Bisogna ricordare, inoltre, che è sempre fermo in Parlamento anche il fondo di 60 milioni di euro in tre anni, previsto con la Legge di Bilancio 2018, dedicato a interventi finanziari a supporto dei caregiver.
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