Il film “Barbie” oggi spopola al cinema, ma la bambola che lo ispira nasce dall’inventiva dell’imprenditrice Ruth Handler: brillante, innovativa ed ostinata.
Vola al cinema il film “Barbie”, attualmente campione al botteghino, che solo in Italia – ad una settimana dall’uscita – sfiora gli 11 milioni di euro di incassi. Celebrato universalmente dal pubblico e dalla critica per la regia, l’interpretazione degli attori e il lancio di messaggi (tutt’altro che vacui) diretti a tutte le età, Barbie celebra il fenomeno ma anche ciò che si nasconde dietro. E spiega come un giocattolo per bambine possa divenire uno dei simboli della cultura pop mondiale.
Nasce una stella
Il 9 marzo 1959 la bambola appare alla Fiera del giocattolo di New York. La prima Barbie, nota come “La n.1“, rifletteva lo stile dell’epoca. Era disponibile in due versioni: una con i capelli biondi e una con i capelli castani, entrambe con una coda di cavallo con frangia riccia. Indossava un costume da bagno senza spalline a righe bianche e nere, orecchini a cerchio e tacchi alti. Fu amore a prima vista: nel tempo le vendite schizzarono dalle 300.000 iniziali agli oltre 86 milioni nel 2021, circa 164 Barbie vendute ogni minuto.
Una donna fuori dal coro
La vita della sua ideatrice Ruth Handler è un romanzo: classe 1916, figlia di immigrati ebrei polacchi, cresce – emancipata per i tempi – sotto l’ala protettiva della sorella maggiore Sarah che a 16 anni le regala un’auto e le permette di accettare un lavoro di assistente alla Paramount Picture di Los Angeles. Qui, in un appartamento diviso con le amiche, conduce un’esistenza indipendente, in un’epoca in cui le donne non potevano ottenere la carta di credito senza il permesso dei padri o dei mariti. Si innamora di Elliot Handler (inventore anche lui, ma di una bambola parlante meno fortunata) e nel 1938 gli propone di sposarlo. Insieme fondano un’azienda di giocattoli, la celebre Mattel.
Da Lilli a Barbie
Dalla Svizzera importano un modellino tridimensionale di una bambola per adulti, Lilli, utilizzata per le sue forme negli addii al nubilato. Il gadget cattura l’attenzione dell’adolescente figlia Barbara ed ecco l’idea vincente: trasformare la trasgressiva Lilli in Barbie, diminutivo del nome Barbara. Un’evoluzione controversa per la società sessista dell’epoca. Lo stesso Elliot le dice perplesso: “Nessuna madre comprerà a sua figlia una bambola col seno”. Ma l’ostinato animo imprenditoriale di Ruth ha la meglio: lei sa che ormai “le bambine vogliono giocare a fare le grandi”. Così insegue il suo sogno costoso per l’azienda (un truccatore ad hoc per il viso, un guardaroba in miniatura intercambiabile), mentre tutto il consiglio di amministrazione (al maschile) pensava fosse un’idea folle.
La polemica con le femministe
Nel 1961 nasce Ken: non il marito e magari futuro padre dei suoi figli (come avrebbero voluto i suoi colleghi maschi) ma il compagno di Barbie, o meglio “un accessorio”, utile ma non indispensabile. Tuttavia il suo essere avanti coi tempi non le risparmia gli attacchi delle femministe che, nei caldi anni della contestazione, prendono le distanza dalla bambola, tacciata di incarnare proprio il modello dal quale volevano rifuggire. Una contraddizione per l’emancipata Ruth, che le accusa di concentrarsi solo sull’aspetto fisico della sua creazione, non cogliendone l’immagine femminile futurista e progressista. Fino ad allora, osserva, le bambine nei giochi venivano “indottrinate” nel ruolo materno, allontanando così generazioni di donne dal mondo del lavoro.
Padrona del suo destino
Nei 65 anni di carriera alla Mattel, Barbie ha vissuto molte avventure e svolto oltre 250 occupazioni diverse, da astronauta a presidente degli Stati Uniti, adattandosi ai tempi e alle mode. Con la sua invenzione, che oggi vanta 14 milioni di follower su Facebook, Ruth ha cambiato il mondo delle ragazze. L’immagine pulita di questa giovane e sana ragazza americana, ha superato persino l’esistenza tumultuosa della sua creatrice. Negli Anni ’70 infatti Ruth subisce una condanna per frode e viene estromessa dalla Mattel (di cui era stata co-fondatrice). Kenneth, il figlio sposato, ispiratore reale dell’omonimo amico di Barbie, muore di Aids negli Anni ’90, quando la malattia è tristemente considerata “la peste del secolo”. Lei lo sostiene fino all’ultimo spegnendosi di cancro al seno (non senza essersi lanciata nel settore della produzione di protesi mammarie) nel 2002.
Al cinema il tributo ad una pioniera
Da quando è stata lanciata nel 1959, la “prima bambola giocattolo prodotta in serie negli Stati Uniti con caratteristiche per adulti” ha conquistato il cuore di milioni di bambine. La Barbara in carne e ossa, portavoce dell’immagine di Barbie ideata da Ruth, lo ribadisce: la bambola è stata progettata per permettere alle bambine di esprimersi, qualsiasi carriera desiderino intraprendere. “Mia madre – racconta al Daily Mail – è stata una pioniera già solo per aver avviato la Mattel con mio padre, perché a quei tempi la maggior parte delle donne non lavorava. E ha continuato ad esserlo per tutta la vita. Il film è un omaggio a lei e vorrei che oggi fosse qui per vederlo”.
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