Come annunciato nei mesi scorsi, la Commissione Europea ha appena pubblicato l’atteso Libro Verde sull’invecchiamento. Avevamo già affrontato l’argomento qualche tempo fa. All’epoca, però, il Libro Verde era stato messo in “cantiere” per verificare concretamente la situazione demografica dell’Europa. Ora che è uscito sarà utile per avviare un dibattito politico nei Paesi dell’Unione. Al centro ci sono le nuove sfide e le opportunità che attendono una società in rapido invecchiamento come quella europea.
Un’Europa sempre più silver
Nei prossimi decenni la popolazione senior nell’Ue aumenterà. Si prevede che gli over 65 – che oggi rappresentano il 20% della popolazione – saliranno al 30% entro il 2070. Nello stesso periodo di tempo, gli ultraottantenni dovrebbero arrivare a costituire il 13% della popolazione. «Viviamo – ha affermato Dubravka Šuica, la 64enne vicepresidente per la democrazia e la demografia – più a lungo delle generazioni che ci hanno preceduto e in migliore salute. È uno dei successi della nostra economia, ma anche l’origine di nuove opportunità che non possiamo trascurare».
Nuove politiche per l’invecchiamento
I governi sono quindi chiamati a proporre e sostenere nuove politiche per affrontare questa fase. Gli argomenti del dossier spaziano allora dall’economia alla finanza, dall’istruzione all’occupazione, dagli affari sociali alla sanità pubblica, dalla politica regionale ai trasporti.
Sono contemplati tutti gli aspetti del benessere dell’anziano. Si va da un corretto stile di vita alla necessità di un apprendimento continuo. Ma si arriva anche ad affrontare argomenti che vanno dal rafforzamento dei sistemi sanitari e assistenziali al digital divide. Tutti elementi evidenziati dalla pandemia in corso.
Ma il Libro Verde vuole far riflettere anche su un altro elemento: l’invecchiamento interessa l’intero ciclo esistenziale, poiché produce un impatto su tutte le generazioni e su tutte le fasi della vita.
Il tema del lavoro nella terza età
Nel Rapporto ha ovviamente un ampio rilievo il tema del lavoro. Il tasso di occupazione dei lavoratori senior nell’Ue resta infatti inferiore alla media. Solo il 59,1% di persone tra i 55 e 64 anni risulta impiegata nel 2019, contro il 73,1% di coloro in età compresa tra 20 e 64 anni. Per gli over 50 aumenta il rischio di disoccupazione di lunga durata.
La partecipazione al mercato del lavoro va incoraggiata anche con incentivi fiscali per i datori di lavoro. Nuovo spazio viene dato all’imprenditoria senior e ai dispositivi per un ambiente lavorativo salubre e sicuro, per far diminuire il pensionamento anticipato.
La solidarietà intergenerazionale come principio di equità
Ma è ovvio che l’approccio basato sul ciclo di vita richieda anche un rafforzamento della solidarietà intergenerazionale. Molte interdipendenze tra le generazioni possono creare sfide e opportunità all’interno della società. Dalla domanda di lavoro al sostegno pensionistico, il rischio è un conflitto da evitare.
La mescolanza sociale inoltre è limitata. I giovani gravitano verso le grandi città, le famiglie si stabiliscono in periferia e gli anziani si spostano in aree meno popolate, distanti dai centri urbani. Questo può compromettere la coesione intergenerazionale. La Commissione sta quindi incoraggiando la creazione di “alloggi multigenerazionali”. In tal modo i residenti anziani non sono più soli e i giovani possono “beneficiare” della loro esperienza.
Gli anziani, una risorsa per la società
In conclusione, come osserva la Commissione, le persone anziane sono in grado di contribuire in modo sostanziale alla produzione di valore sociale ed economico nella società attuale. Se supportate dalle giuste politiche, possono apportare preziose risorse. Sprecare queste capacità non è solo dannoso per la loro salute psicofisica, ma è anche un’opportunità persa per tutta la comunità.
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