La loro armonia è fondamentale per sostenere il benessere generale del corpo e la funzionalità di tutti gli organi, del sistema vascolare e di quello linfatico
Il diaframma toracico è il più importante tra tutti i muscoli respiratori. Separa il torace dall’addome, è il più conosciuto, ma non è l’unico ad influenzare l’assetto posturale e la vascolarizzazione del corpo umano. Sono infatti presenti nel corpo altri diaframmi, tutti fondamentali. Uno, importante quanto il diaframma toracico, è il “pavimento pelvico” o “perineo”. È un piano muscolare che contiene e sostiene dal basso la cavità addominale. Invece, nella porzione superiore del torace, a mo’ di coperchio, un altro diaframma chiude lo spazio compreso tra clavicole, prime costole e scapole, e prende il nome di “stretto toracico”. Da un punto di vista funzionale sono considerati diaframmi anche il “tentorio del cervelletto” (una membrana che si trova nel cranio), il “palato”, le “ginocchia” e le “fasce plantari”.
I 7 diaframmi: divisi, ma comunicanti
Sotto il profilo anatomico i sette diaframmi costituiscono piani paralleli tra loro e dividono il corpo in ambienti comunicanti ma ben differenziati.
Il muscolo diaframma riveste un ruolo fondamentale per la salute degli esseri umani ed il suo stato di tensione comporta sempre degli adattamenti dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema vascolare, del sistema linfatico e del sistema neuro-vegetativo. Inoltre, se il diaframma è rigido e contratto, si abbassa ed aumenta il diametro del torace. Per di più la sua rigidità si trasmette direttamente alle vertebre del passaggio dorso-lombare e più in generale a tutta la colonna vertebrale.
Un diaframma contratto è in sintesi un muscolo meno mobile che ha come effetto la diminuzione degli scambi vascolari, del drenaggio venoso e della circolazione linfatica. È quindi una delle condizioni che possono contribuire alla fastidiosa stasi dei liquidi. Riduce inoltre la fisiologica mobilità degli organi interni e comporta quindi un’ulteriore tensione nella meccanica e funzionalità degli organi del torace e dei visceri addominali. Ne soffrono il fegato, l’incrocio esofago-gastrico, il colon, il duodeno e tutta la motricità dell’intestino tenue.
Le terapie per bilanciare la tensione
È questo il motivo che obbliga qualsiasi trattamento di terapia manuale a bilanciare sempre la tensione delle fibre muscolari del diaframma e dei muscoli respiratori disseminati in tutto il torace e sulla colonna cervicale.
L’importanza di una “armonica accordatura” tra i diaframmi sta nel fatto che la tensione di ognuno di loro trasmette un’azione diretta su tutti gli altri. La tensione dei diaframmi modifica la pressione dei volumi che li dividono. Possono quindi variare le pressioni dei sistemi fasciali interni al cranio, la pressione interna del torace, quella dell’addome, del bacino e del pavimento pelvico, ma anche quella dei sistemi fasciali degli arti inferiori.
La vascolarizzazione dei 7 diaframmi
A livello di ognuno di questi diaframmi si trovano dei passaggi vascolari importanti, che possono risentire direttamente della variazione della tensione di questi tessuti. Tra i più importanti troviamo il passaggio dell’aorta e della vena cava attraverso dei fori di passaggio del diaframma; arterie e vene iliache e femorali in prossimità del pavimento pelvico; il passaggio dei vasi epiaortici nello spazio anatomico dello stretto toracico.
Lo squilibrio della tensione fisiologica tra i vari diaframmi può inoltre contribuire all’aumento di tossine e rifiuti del metabolismo cellulare, oltre che alla stasi del sistema linfatico. Si possono creare le basi per una condizione di acidosi metabolica ed una diminuzione della forza combattiva del sistema immunitario.
L’obiettivo della terapia manuale è quello di migliorare la circolazione dei liquidi e diminuire progressivamente tutte le tensioni del sistema connettivale e fasciale dell’addome, del torace e, non ultime, quelle delle membrane intracraniche rappresentate principalmente dal tentorio e dalla falce del cervello.
È utile tenere sempre presente che la tensione dei tessuti, e quindi l’equilibrio tra tensione e pressioni dei diaframmi, può essere negativamente condizionato da patologie degli organi interni, da interventi chirurgici, da aderenze e cicatrici.
Il ruolo delle vertebre
In un concetto biomeccanico globale è fondamentale sapere che alcune vertebre sono più importanti di altre, perché racchiudono nella loro specificità delle strette relazioni tra i vari sistemi.
Hanno un ruolo fondamentale la quarta e la dodicesima vertebra dorsale, ma anche la terza vertebra lombare: D4 (vasomotricità), D12 (centro emorragico), L3 (visceromotricità).
La D4 è una delle vertebre più importanti di tutta la colonna: è il punto di incontro di linee di forza antigravitarie e riveste un ruolo primario nel controllo dell’equilibrio statico e dinamico della colonna vertebrale; è in relazione con il diaframma dello stretto toracico ed è il centro vertebrale primario della “vasomotricità”, perché a questo livello esiste un collegamento (anastomosi) tra il plesso cardiaco, il nervo vago ed il nervo frenico.
La D12 è definita come vertebra del “centro emorragico” per le sue importanti relazioni vascolari di tutto il pacchetto viscerale, come quella con il “tripode celiaco”, formato da tre arterie responsabili dell’irrorazione di gran parte degli organi addominali. È il pilastro di ancoraggio del diaframma toracico.
La L3 svolge anch’essa un ruolo meccanico fondamentale nella mobilità viscerale per il legame meccanico diretto con il punto di ancoraggio alla colonna vertebrale di tutto l’intestino tenue (la radice del mesentere). La terza vertebra lombare è in continuità meccanica ed anatomica con il pavimento pelvico.
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