L’emicrania è il mal di testa disabilitante più frequente. Una diagnosi che in Europa pende su 136 milioni di “teste” (è il caso di dirlo). E che solo in Italia vede soffrirne circa 6 milioni di persone.
Ma ora la ricerca neurologica italiana sale sul podio grazie ad uno studio sull’emicrania che le ha fatto vincere il Wolff Award. È il più importante premio internazionale in tale ambito. E, per la prima volta, la Società Americana delle Cefalee lo ha conferito alla Società Italiana di Neurologia (SIN).
Gli scienziati della SIN hanno scoperto infatti che è possibile prevedere addirittura con tre anni di anticipo uno dei sintomi dell’emicrania associato alle forme croniche più difficili da trattare. Così si potrebbero individuare precocemente i pazienti che rischiano di dover convivere con cefalee invalidanti e dolorose.
Prima che l’emicrania porti all’allodinia
Soffrire di emicrania non vuol dire quasi mai avere “solo” mal di testa. Il più delle volte gli attacchi emicranici scatenano una serie di sintomi “a contorno” come nausea, vomito, capogiri, fastidio per i rumori e la luce. In alcuni casi il quadro si complica. Subentra infatti un dolore al cuoio capelluto e alla cute del capo. Ciò rende insopportabili alcuni gesti banali come pettinarsi, indossare gli occhiali, mettersi gli orecchini o raccogliere i capelli in una coda.
Il termine clinico è “allodinia”, un dolore sproporzionato rispetto all’azione che lo ha provocato. Oltre ad essere particolarmente fastidioso, è legato a una prognosi peggiore della malattia, nel senso che chi lo manifesta tenderà a soffrire di emicrania cronica. Per questo è un sintomo da tenere sotto occhio.
Emicrania e diagnosi precoce: prevedere l’allodinia con tre anni di anticipo
Lo hanno capito gli scienziati del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e del Centro Alti Studi di Risonanza Magnetica diretti dal professore Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia. E hanno dimostrato che addirittura tre anni prima di sviluppare l’allodinia, nel cervello dei pazienti emicranici compaiono specifiche anomalie in alcuni circuiti cerebrali visibili con la risonanza magnetica funzionale.
«L’allodinia – spiega Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia – è quella sensazione dolorosa che porta il paziente con attacco di emicrania ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati. Dal punto di vista clinico, si tratta di un sintomo legato ad un peggiore andamento dell’emicrania, nel senso che la patologia tenderà alla cronicizzazione».
Quando c’è il rischio che diventi un problema cronico
L’allodinia ha quindi una funzione prognostica, segnalando un peggiore andamento dell’emicrania che tenderà alla cronicizzazione. «Nello specifico – chiarisce Antonio Russo, responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” – ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta “in maniera scorretta“ gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico. Quanto detto si associa ad anomalie strutturali e funzionali di aree cerebrali deputate non solo alla percezione e modulazione dello stimolo doloroso ma anche alla interpretazione dello stimolo doloroso stesso».
I risultati dello studio sono stati presentati al Congresso Internazionale della “International Headache Society” svoltosi in modalità virtuale. Potrebbero permettere in futuro di individuare su larga scala i pazienti destinati a un peggioramento della malattia. Per il momento, però, la diagnosi precoce dell’emicrania sembra avere un unico elemento a sfavore. Questo tipo di indagini complesse sono possibili solo in pochissimi centri specializzati, sia nel campo dell’emicrania che dell’imaging avanzato.
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