Dai laboratori più avanzati, le nuove molecole e le infusioni di plasma che promettono di rallentare l’invecchiamento cellulare
Dalla leggendaria Ambrosia degli antichi Greci alla pietra filosofale degli alchimisti medioevali, la ricerca dell’immortalità affascina l’uomo fin dai tempi antichi. Una speranza rimasta ovviamente disattesa. Ma se la morte resta l’unica certezza, si può sempre sperare di “lavorare” sulla vecchiaia, cercando di rimanere giovani e in buona salute il più a lungo possibile.
L’aspettativa di vita è aumentata vertiginosamente ma non sempre è possibile fare un buon uso degli anni in più a disposizione, poiché spesso l’anzianità è associata a condizioni di malattie e fragilità che conducono ad un rapido declino fisico. Se è vero che la vecchiaia si prepara da giovani, rispettando salutari regole di vita, l’elisir di giovinezza oggi ha il nome di una serie di farmaci noti come geroprotettori e senolitici. Obiettivo di entrambi sono le cellule senescenti, invecchiate e non più in grado di svolgere le loro funzioni, che tuttavia – prima di morire – rimangono a lungo nell’organismo secernendo alcune sostanze dannose, causa di infiammazioni. Sono chiamate anche cellule zombie, perché in grado di “contaminare” le cellule vicine, diffondendo l’infiammazione a tutto il corpo con un effetto domino. L’idea degli scienziati oggi è trovare – se non l’elisir di lunga vita – quanto meno una cura universale contro le malattie neurodegenerative e vascolari, il cancro e il diabete. L’assunto della ricerca sui farmaci geroprotettori, infatti, è impedire il deterioramento del fisico non appena inizino a svilupparsi i sintomi di queste patologie, che normalmente insorgono con l’età. Scopo delle ricerche, dunque, non è la longevità in sé, ma piuttosto la promessa di una “durata della salute” (healthspan), intesa come una vecchiaia libera da malattie. Tra le centinaia di sostanze allo studio figura la rapamicina, promossa da immunodepressore a supporto di trapianti a farmaco in grado di correggere i meccanismi cellulari danneggiati dal trascorrere dell’età.
Un altro composto in grado di ritardare i processi di comorbidità è la metformina, oggetto di sperimentazioni su pazienti over 60 alla Mayo Clinic di Rochester (Stati Uniti), che ne evidenziano la capacità di agire sui meccanismi dell’insulina per ridurre lo stress infiammatorio causato dalle cellule zombie.
Tuttavia, un solo principio di per sé non è sufficiente a bloccare il processo di senescenza. Sempre i ricercatori della Mayo Clinic hanno scoperto che la somministrazione di un cocktail di farmaci – composto da un antitumorale e da un flavonoide, la quercetina – impedisce l’insorgere di aterosclerosi e osteoartrite.
Ma l’aspetto più intrigante della nuova frontiera dell’antiaging è la cura con il plasma prelevato da soggetti giovani. Una pratica “vampiresca”, sostenuta da diverse società, tra le quali la californiana Ambrosia e da milioni di dollari di investimento. L’ultima ricerca volta a dimostrare l’utilità delle trasfusioni di plasma giovane come possibile trattamento anti-Alzheimer risale al marzo 2021. Quinfeng Qiang, autore principale dello studio, sostiene infatti di aver documentato il ruolo centrale di un recettore dei globuli rossi nell’ostacolare il declino cognitivo, collegando la sua perdita nel tempo all’insorgere della senescenza.
Il settore dell’anti-invecchiamento smuove anche enormi interessi economici. Secondo un rapporto dell’agenzia P&S Intelligence – esperta in ricerche di marketing -, il comparto passerà dagli attuali 191,5 miliardi di dollari a 421,4 miliardi entro il 2030. Di conseguenza si moltiplicano nel mondo i cacciatori dell’eterna giovinezza, all’inseguimento della formula ideale, e il settore dell’anti-invecchiamento, dunque, attira sempre più risorse.
Nel Regno Unito sono al lavoro più di 260 aziende, 250 investitori, 10 non profit e 10 laboratori di ricerca. Nella Silicon Valley, in California, ricchi e misteriosi investitori finanziano l’industria dell’eterna giovinezza a tutti i costi. Una delle ultime start up è Altos Labs, tra i cui facoltosi sovvenzionatori figurano il fondatore di Amazon, Jeff Bezos e Yuri Milner, il miliardario che ha fatto la sua fortuna con Facebook.
Milner ha 59 anni e Bezos 57. Forse il raggiungimento della mezza età li ha spinti ad indagare sulla questione. Di certo entrambi possono contrapporre alla paura di invecchiare la disponibilità economica necessaria per un investimento di tale portata. Bezos del resto non è nuovo a questi interessi: insieme al fondatore di PayPal, Peter Thiel, ha scommesso sulla Unity Biotechnology, altra società californiana, la cui missione è “estendere la durata della salute umana, garantendo un’esistenza non gravata dalle malattie dell’invecchiamento”. L’ultimo progetto dell’azienda, partita con un finanziamento base di 300 milioni di dollari, riguarda un farmaco senolitico per l’osteoartrite, che promette – tramite infiltrazioni al ginocchio – di contrastare la malattia distruggendo le cellule senescenti. In futuro lo stesso farmaco potrebbe essere impiegato nel trattamento del dolore in altre parti del corpo.
Un’altra start up ad operare nella Silicon Valley è Calico (California Life Company), lanciata da Google nel 2013 con 1,5 miliardi di dollari per studiare le cause dell’invecchiamento e come contrastarlo.
Tra le aziende del settore (BioAge, BioViva, The Longevity Fund…), una – la Cellular Longevity Inc. – sta sviluppando nuovi trattamenti per garantire ai cani una vita più lunga e una vecchiaia più attiva. E possibilmente estendere in futuro i risultati della ricerca anche alle persone.
È dunque arrivato il tempo in cui le conoscenze nel campo della biologia e le tecnologie sempre più raffinate permettono di individuare e ostacolare efficacemente alcune delle cause del processo di senescenza. Ma restano alcuni interrogativi etici. A partire dagli esperimenti di parabiosi (la pratica chirurgica che unisce due organismi simili connettendo i rispettivi sistemi circolatori) alla base delle terapie plasmatiche, fino ad un interrogativo di fondo: come coniugare tutto questo con il sovrappopolamento e lo sfruttamento del pianeta?
E infine: siamo consapevoli che respingere la vecchiaia non significhi in realtà negare la condizione stessa della nostra umanità? Certo un mondo di ultra centenari, in cui tornare sui banchi di scuola a 60 anni o cambiare vita a 80, è oggi un traguardo sempre meno fantascientifico. Un successo dovuto anche alla medicina, il cui fine ultimo è mantenere le persone in buona salute, non importa quale sia la loro età.
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