A 30 anni dall’omicidio di Elisa Claps restano i silenzi e i depistaggi dei personaggi coinvolti in una storia cupa e irreale.
La vicenda di Elisa Claps inizia proprio il 12 settembre di 30 anni fa e si chiude definitivamente nel 2014 con due condanne per omicidio. Quello di due donne che non hanno nulla in comune, se non lo stesso tragico destino. La prima è una studentessa diciassettenne di Potenza, Elisa. L’altra – Heather Barnett – di anni ne ha 48, è madre di due figli adolescenti e fa la sarta in Inghilterra. Entrambe a distanza di anni vengono uccise dalla stessa mano, quella di Danilo Restivo. E proprio le indagini sulla morte della cittadina inglese hanno permesso agli inquirenti di mettere la parola “fine” ad un giallo che, troppo a lungo e contro ogni evidenza, è stato classificato come scomparsa.
La scomparsa di Elisa
Elisa svanisce domenica 12 settembre 1993. Dopo aver avvisato suo fratello che sarebbe andata ad ascoltare la messa con una amica nella Chiesa della Santissima Trinità, di lei si perde ogni traccia. L’amica racconta che Elisa aveva un appuntamento dietro l’altare con Danilo Restivo. Un giovane definito “strano” fin da piccolo, con una personalità ossessiva, che da tempo cercava di attirare la sua attenzione. Le ricerche della famiglia partono da lì e proprio in cerca di indizi chiedono di poter esplorare i locali della parrocchia, ricevendo sempre un rifiuto da parte del parroco di allora, Don Mimì.
Un luogo pieno di misteri
La Trinità non è solo un luogo di culto, è una sorta di status symbol: chiunque conti a Potenza la domenica è lì a messa, sotto lo sguardo di Don Mimì. Solo dopo la sua morte, un gruppo di operai entrati nel sottotetto rinviene nel 2010 i resti umani presto attribuiti alla ragazza scomparsa. Secondo la famiglia non ci sono dubbi, qualcuno già da qualche tempo sapeva, o almeno così risulta da alcune intercettazioni. Iniziano i rilievi e la chiesa viene riaperta al culto ad agosto scorso tra le polemiche.
Un assassino per due donne
L’autopsia rivela che Elisa è stata vittima di 13 colpi di un’arma da taglio e i sospetti si addensano nuovamente su Restivo, già nel mirino degli inquirenti durante le prime indagini. Sembrava infatti certo che fosse stato lui l’ultimo a vedere la ragazza, nonostante negasse. Ma l’ex ragazzo della Potenza bene è intanto all’ergastolo in Inghilterra per l’assassinio di Heather Barnett. Un omicidio che rivela scoperte inquietanti come l’abitudine dell’uomo di tagliare e conservare ciocche di capelli di ragazze. E sono proprio le analogie tra i due casi (la posizione dei corpi, le modalità degli omicidi) a portarlo davanti ai giudici italiani che lo condanneranno a 30 anni di carcere con l’aiuto di una perizia sul DNA.
Una madre e un fratello che non hanno mai smesso di cercare la verità
Del caso di Elisa si è occupato fin da subito il programma Chi l’ha Visto: tutti ricordano la madre, Filomena Claps, e suo figlio Gildo, che non hanno mai smesso di lottare per la verità. Hanno sempre chiesto, senza mai ottenere risposte, chi – per evitare scandali – avesse tenuto nascosti i resti della ragazza, coperti non solo dai detriti del tempo ma anche da depistaggi e collusioni. Perché Elisa non è solo una vittima della mano del suo assassino, ma anche di una mentalità di “complice silenzio”. Come più volte hanno denunciato i familiari, sostenuti invece dall’opinione pubblica e da un prete coraggioso, Don Marcello Cozzi.
“Sono io Elisa Claps”
Se il suo corpo senza vita ha parlato permettendo di condannare l’assassino, a 30 anni dalla scomparsa oggi è lei a parlarci di sé, del rapporto con le amiche, della fede in Dio e delle ambizioni di chi si sta affacciando alla vita. E lo fa attraverso le pagine del suo diario in un libro intitolato Sono io Elisa Claps di Mariagrazia Zaccagnino. Il libro è disponibile da oggi, per affermare simbolicamente il suo ritorno, nel giorno dell’anniversario della scomparsa. Ma la storia dell’efferato delitto di Elisa non finisce qui: troppi punti sono ancora in sospeso, tra colpi di scena e depistaggi. Per ricostruire la vicenda, approfondendo le testimonianze e il lavoro degli inquirenti, è uscito da poco il podcast “Dove nessuno guarda”, creato da Sky Italia e Sky Tg24 e prodotto da Chora, con la voce del giornalista Pablo Trincia, a cui seguirà un documentario dedicato al caso.
(Foto di copertina: www.wikipedia.it)
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