Se le amministrative dovevano essere un banco di prova per il sostegno della Turchia al partito del presidente Recep Tayyp Erdogan, il test del voto nei comuni ha rivelato invece un crollo per l’Akp, il Partito di Giustizia e sviluppo.
L’opposizione del Partito repubblicano del popolo Chp rafforza così il peso politico nella capitale Ankara e nella città più grande della Turchia, Istanbul, con quote ancora più alte rispetto alle elezioni comunali del 2019, quando il centrosinistra aveva ottenuto la maggioranza in 14 distretti su 36, contro i 26 di oggi.
Il Chp, rispetto al passato, porta il consenso oltre le sue zone tradizionali di influenza, ossia quelle delle coste occidentali del Paese, e vince anche nell’area industriale di Bursa e ad Adyaman, fra le città più colpite dal devastante terremoto del febbraio dello scorso anno.
Oltre il centrosinistra
L’Akp di Erdogan ha dovuto affrontare non solo la concorrenza della tradizionale opposizione repubblicana, ma anche quella del partito islamico Yeniden Refah, letteralmente “Nuovo Welfare”, che ha ottenuto il 6,2% dei voti, sottraendoli direttamente ai candidati del presidente, affermandosi come terzo partito del Paese.
Si tratta di una formazione politica di recente fondazione, nata nel 2018 per volere di Fatih Erbakan, figlio del leader islamista Necmettin Erbakan, morto nel 2011, che fu uno dei massimi ispiratori della visione nazionalista di Erdogan. Non a caso il Nuovo Welfare ha sottratto voti all’Akp proprio nelle sue roccaforti, come Sanliurfa nel sud est e Yogat nell’Anatolia Centrale, oltre a erodere il primato nel distretto conservatore di Istanbul, Uskudar, accusando Erdogan di aver mantenuto rapporti commerciali con Israele nonostante l’assedio di Gaza. La posizione del Nuovo Welfare è ancora più conservatrice di quella dell’Akp, e nel 2021 ha sostenuto il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza contro le donne.
Le reazioni di Erdogan
In seguito ai risultati, Erdogan ha parlato di un punto di svolta per il suo partito, dopo vent’anni di potere, anche se non esplicitamente di sconfitta. Ma l’Akp ha ancora quattro anni di potere davanti, dopo la vittoria alle presidenziali dello scorso anno con oltre il 52% dei voti, nonostante per la prima volta abbia dovuto affrontare un ballottaggio. Inoltre, con 265 seggi su 598, l’Akp resta la forza predominante in Parlamento, e grazie all’alleanza con l’estrema destra Mhp, raggiunge i 314 parlamentari. L’unico limite, al momento, è quello di non avere i numeri per rivedere la Costituzione in modo da potersi ricandidare nel 2028.
Il peso dell’inflazione
La vittoria dell’opposizione mette in evidenza la frustrazione dei cittadini turchi per l’inflazione altissima che, secondo i dati dell’Istituto di statistica nazionale Tuik, il mese scorso ha toccato il 68,5%, con picchi del 104% nel settore dell’istruzione, del 94,9% in quello della ristorazione, dell’80,2% nella sanità e del 79% nei trasporti. Il conseguente peggioramento della qualità di vita viene imputato alle politiche di governo, e dunque, secondo gli analisti, il voto che ha “punito” il partito di maggioranza è un chiaro segnale della ricerca di un cambiamento di rotta, non solo politico ma anche economico e sociale.
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