Provate a guadarla per qualche istante. Ancor prima di conoscerne la storia. Occhi vitrei, intensi, che sembrano guardare oltre l’obiettivo della macchina fotografica. Il volto interamente solcato di rughe che raccontano il passaggio degli anni e un sorriso composto. Di chi si tratta? Di Ekaterina Dzalaeva, nota come la postina del Caucaso, una donna di 84 anni che ogni giorno percorre quaranta chilometri come fosse una giovinetta per consegnare lettere e giornali a domicilio. Dove? Nei villaggi montani sperduti dell’Ossezia Settentrionale-Alania.
E se il caso vi volesse mai da quelle parti e vedeste un’anziana al bordo della strada con un fascio di carta sotto il braccio, occhio perché potrebbe essere lei. Da cinquant’anni a questa parte, si sposta solo e unicamente senza auto: passo dopo passo, sempre a piedi. Dice che consegnare la posta «è un modo per combattere la vecchiaia e i brutti ricordi». Di ricordi ne ha in quantità. Uno in particolare ha segnato il suo destino. Scelse infatti di diventare postina quando, ancora ragazzina, attendeva impaziente la lettera del fratello dal fronte. Ricorda ancora che a consegnargliela era Dudar Basiev, il vecchio portalettere, lo stesso che – lei ancora non lo sapeva – avrebbe sostituito una volta adulta.
Ma come dicevamo, l’attesa della lettera dal fronte era in casa un’attesa trepidante fino a che – ed è il 1942 – la corrispondenza si interrompe per sempre. Poche righe – ricorda la donna – con cui il fratello diceva: “Ci portano in treno. Dove, non lo sappiamo. Non rispondete a questa lettera. Una volta a destinazione, scriverò io”. Niente più parole. Il fratello è uno dei dispersi della Battaglia di Stalingrado.
Allora, in famiglia, ci sono poche braccia e i campi reclamano lavoro. Per questo Ekaterina è costretta a lasciare gli studi e l’occasione di un posto da portalettere arriverà grazie a un’amica cui si rivolse e che la fece prendere alle Poste. Un incarico che le valse la conoscenza col marito: un uomo che incontrava durante il giro di consegne. Abile con la parola, la convinse che l’avrebbe ricoperta d’oro guadagnandosi la benedizione dei genitori di Ekaterina che la immaginavano finalmente al riparo dalla povertà.
Eppure lui, già violento verso la ex moglie, si rivelò presto per ciò che era e iniziò a tradire sistematicamente la giovane postina. Lei – forse anche forte del proprio lavoro – non ci pensò due volte e lo mise alla porta, tanto più che lui non intendeva modificare la sua condotta. Ma Ekaterina, da quell’unione, qualcosa di buono la ebbe: una figlia cui è da sempre molto legata e che ha cresciuto con amore.
La fama, per una donna che vive e lavora tra montagne isolate, è però arrivata un po’ per caso, grazie a una tv locale che ne ha raccontato la storia. Quaranta chilometri al giorno pur di continuare a contare su quel piccolo stipendio e con la paura di fermarsi a pensare. Alla Reuters ad esempio ha detto: «Quando me ne sto a casa, mi torna in mente tutto ed è dura. Quando parlo con le persone mi sento meglio».
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