Animali domestici: all’inizio della pandemia li abbiamo coccolati e vezzeggiati. Sono stati la nostra ancora nel confinamento più duro, quando la passeggiata giornaliera era l’unico momento di svago concesso all’aria aperta. Un aiuto prezioso anche per gli anziani, come conferma uno studio condotto in Florida su un campione di over 60 proprietari di cani, per i quali l’uscita con l’amico “peloso” durante il lockdown è stata di fatto il miglior antidoto alla solitudine imposta.
Nei primi mesi dello scorso anno, in tutto il mondo sono aumentate a dismisura le richieste di adozioni di cani e gatti, possibilmente cuccioli. Il 73% degli spagnoli intervistati dalla Fondazione Affinity ha dichiarato che la compagnia di un animale domestico li ha aiutati ad affrontare meglio il confinamento e il distanziamento sociale, tanto che il 36% di coloro che non ne avevano mai posseduto uno aveva preso in considerazione l’adozione. Egual fenomeno si è registrato in diversi Paesi, tra cui l’Italia, dove il boom di adozioni per cani e gatti nel 2020 ha stupito le stesse associazioni di volontariato. L’ong animalista Enpa ha trovato casa a 8.100 cani e 9.500 gatti, più del 15% rispetto al 2019; percentuali che hanno raggiunto il 20% e il 40% in alcune città, come Treviso e Perugia. Un trend positivo che ha interessato anche molte zone del Sud («Un piccolo miracolo del Covid», lo aveva definito la presidente nazionale Enpa, Carla Rocchi).
La fine di un idillio?
Le cose sono cambiate con l’allentamento delle restrizioni e il parziale ritorno alla normalità. Nel Regno Unito, dove all’inizio della pandemia l’aumento di vendite di animali aveva raddoppiato il prezzo dei cuccioli, il numero di cani lasciati nei rifugi è aumentato vertiginosamente. Situazione analoga negli Stati Uniti e in Francia, dove tra il 1 maggio e il 23 luglio scorsi sono stati raccolti 11.335 animali abbandonati, oltre il 7% in più rispetto allo stesso periodo nel 2019. In Spagna le cose non sono andate meglio, tanto che la Procura ha deciso di indagare sulle facili adozioni del marzo 2020.
L’effetto post-lockdown si è fatto sentire anche in Italia. Giorgio Riva, presidente Enpa Monza e Brianza, denuncia che le richieste di cessione del proprio animale sono aumentate del 30% rispetto al 2019, con picchi di un caso al giorno nel mese di agosto. A questo fenomeno, in parte causato dalla morte o dal ricovero dei proprietari, non sono tuttavia estranee una certa superficialità e leggerezza, che richiamano ad adozioni più consapevoli. Il 24% dei cani ceduti a giugno, infatti, erano arrivati in famiglia da un anno o meno, ossia in piena crisi pandemica.
Il cucciolo da portare a spasso, che riempiva le giornate e divertiva i bambini chiusi in casa, è infatti cresciuto, richiedendo un impegno maggiore, soprattutto dopo che il ritorno alle attività in presenza ha richiesto una diversa gestione dei tempi e degli spazi. E il periodo di persistenti difficoltà economiche certo non ha aiutato.
Uomo e cane, un binomio inscindibile anche nelle difficoltà
Eppure uno studio sulla relazione tra uomo e cane durante il primo lockdown in Italia conferma che nelle difficoltà il cane resta il miglior amico dell’uomo. E viceversa. Il lavoro, basato sulla teoria dello scambio sociale, dimostra l’esistenza di una “connessione bidirezionale” tra il benessere umano e quello canino.
Il cane, infatti, ha bisogno di una figura di riferimento per superare situazioni complesse e stressanti – come il cambio di abitudini durante il lockdown – e nello stesso tempo soffre per l’angoscia del padrone. Dal canto suo l’uomo – attraverso un processo di osmosi emotiva – trae benessere dalla presenza dell’animale domestico e dalle aree affettive che contraddistinguono il rapporto con quest’ultimo. Un feeling che è stato di sollievo per entrambi nel periodo di confinamento.
© Riproduzione riservata