Stanno diventando realtà sempre più diffuse, per necessità o esigenza di vivere secondo modelli sostenibili, in comunità, immersi nella natura, lontani dai meccanismi della società moderna, alimentati da energia rinnovabile e agricoltura biologica.
Gli ecovillaggi sono ormai il manifesto in espansione di un’alternativa che si contrappone al metodico rituale della comodità istantanea, figlia di un mondo sempre più globalizzato. Un’idea affascinante che contempla una dedizione mentale e fisica nei confronti di una sinergia rurale e comunitaria.
Un ritorno alle origini che prevede, comunque, la consapevolezza di rinunciare a qualsiasi intervento esterno che possa, in qualche modo, alleggerirci dalla responsabilità di rappresentare appieno il protagonismo di una scelta priva di comodità e sicurezze immediate, a favore di un programma a lungo termine che abbia come scopo il risultato di ristabilire l’equilibrio tra noi e i ritmi atavici della vita.
La comunità-famiglia il Crogiolo
Varcare il cancello della comunità il Crogiolo è come catapultarsi verso l’immaginario di una dimensione parallela. Circondati dalla bellezza dei monti Simbruini, nella Valle dell’Aniene, ad un’ora di macchina da Roma. Ad accoglierci è Stefania Di Sisto, 60 anni, fondatrice e custode attenta di un sogno che è diventato un progetto concreto, con due ettari di terreno in espansione. L’amore di Stefania nei confronti del mondo animale l’ha spinta ad adottare un numero importante di cani e gatti che vivono in perfetta simbiosi con il microcosmo corale di questa realtà agreste.
Stefania racconta la sua idea di ecologia, che non riguarda solo fauna e flora, ma un percorso spirituale che comprende la pulizia di anima e mente. «Non mi piace definirlo ecovillaggio – dice Stefania con una visione ben chiara di cosa vuole raggiungere -. È qualcosa di più profondo, è una comunità-famiglia, un’espansione di sinergie condivise». L’obiettivo di Stefania è l’armonia con il pianeta: cura delle piante coltivando la terra con metodi naturali, e cura degli animali che lei definisce “i nostri fratelli minori”. Alla domanda “Qual è per te il rovescio della medaglia?”, risponde: «È il taglio netto, essere disposti a guardarsi dentro, a rinunciare ai confort… È un percorso affascinate, ma non per tutti».
Maya 24 anni, la figlia adottiva di Stefania, ci racconta invece la sua grande passione per la regia e la recitazione, il sogno di realizzare un circo di danza e teatro, e quanto quel luogo la stia ispirando per la sua crescita interiore. Poi c’è Antonio, 58 anni, un tipo pittoresco, da un mese in comunità. «Qui ho trovato la mia India», afferma con soddisfazione.
Simona Turiano, 48 anni, ex operatrice sanitaria, ha studiato chimica, naturopatia, botanica ed eco-colture: «Cerco di condividere le esperienze professionali con la comunità, mettendo al servizio le mie competenze affinché si possa arrivare a risultati eccellenti nel rispetto del linguaggio e dell’ordine prestabilito dalla natura».
Fiorella Mammoliti, 62 anni, operava in una ditta di cosmetica, ma era alla ricerca di qualcosa che appagasse la sua esistenza. Una ricerca interiore durata anni, fino all’epilogo del sentimento di appartenenza con il gruppo del Crogiolo.
L’intento di Stefania Di Sisto è un’estensione che le permetta di lavorare sul ripopolamento di un’area dalle forti potenzialità agricole e, al contempo, promuovere eventi di artigianato, musica e recitazione, con un servizio di accoglienza e alloggio per un turismo sempre più attento agli aspetti di preservazione del territorio.
La Riserva Aurea e il dialogo con la Natura
Al confine con l’Abruzzo, nel comune di Nespolo, immerso tra le morbide curvature dei monti Nevegna e Cervia, troviamo il surreale ecovillaggio della Riserva Aurea di Shanti Di Lieto Uchiyama. Ad accoglierci è proprio Shanti, con il suo gruppo di amici, intenti a condividere il pranzo su una terrazza che ci regala uno dei più incredibili panorami del Lazio, un luogo sospeso tra cielo e terra.
Shanti, 50 anni, un marito giapponese, ci racconta il progetto “Riserva Aurea”, nato dalla rete delle Comunità Resilienti in Transizione, finalizzato a ripopolare i borghi e i territori in maniera sostenibile e consapevole. L’idea è di consolidare una realtà cosciente ed ispirata, capace di rinvigorire, con nuova linfa, un patrimonio naturale altrimenti dimenticato. «Coltiviamo orti di luce – ci spiega -. Si tratta della “Filosofia del Non Fare”, del non lavorare il terreno, perché è la stessa natura a rispondere autonomamente con i frutti della sua ricchezza».
Insieme a Shanti c’è l’amica Dayda, 60 anni, negli ecovillaggi dal 1977 come esperta erborista: una persona empatica con l’idea di sviluppare l’armonia della famiglia allargata e condividerne intenti e spiritualità. Poi incontriamo Artur, 51 anni, polacco; è un esperto di erbe e ci racconta il suo sentirsi parte integrante della natura. «È tornare alle origini, alla vera essenza, al dialogo solenne con gli elementi che governano il creato», spiega dopo averci mostrato fiero l’orto.
L’atmosfera è carezzevole e sembra di trovarsi all’interno di una bolla felice. Ma è proprio Shanti a sottolineare le rinunce di una scelta tanto importante, ad esempio, la condivisone degli spazi, l’addio definitivo a quell’intimità che, paradossalmente, la città riesce a concedere nella nicchia delle proprie abitazioni. L’ecovillaggio è una comunità di persone spinte da un progetto unitario, un’esperienza fortemente aggregativa che racchiude in sé un’assoluta dedizione senza possibilità di appello.
Il progetto dell’Associazione Agartha
Ai bordi di una strada provinciale nel comune di Nespolo veniamo accolti da Emanuela Bandini, 58 anni, di Modena, unica abitante di una grande struttura, un casale a due piani ottenuto grazie ad un bando dove è risultata essere l’unica partecipante. Anche lei ci parla dell’obiettivo di ripopolare la zona: «Qui è pieno di edifici abbandonati, posti praticamente vuoti – ci dice prima di spiegarci il progetto “Famiglia di Anima” -; ha a che fare con il ritorno all’essere umano, con le frequenze della natura, con le vibrazioni». Sei stanze, venti letti, uno spazio pronto ad ospitare gli abitanti di questa rivelazione condivisa. Tra gli obiettivi il progetto “Homeschooling” (insegnamento a casa): un aiuto concreto per i bambini più sfortunati, un’opportunità di istruzione che esuli dal protocollo convenzionale della didattica.
La realtà degli ecovillaggi (o comunità) è traducibile come sinonimo di rifiuto per tutto ciò che la società moderna rappresenta. Un viaggio nell’intima mutazione di noi stessi, fino alla perfetta armonia con il disegno naturale della creazione. Una scelta attraente, ma che racchiude in sé la rinuncia a ciò che siamo stati fino ad oggi.
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