L’Italia all’avanguardia in Europa per circolarità, ma con margini di miglioramento. Le nuove direttive europee spingono verso una maggiore misurazione delle performance aziendali per una transizione ecologica più efficace.
L’Italia si posiziona al primo posto tra le principali economie europee per performance di circolarità, secondo un recente rapporto presentato durante il Circular Economy Network (CEN). Quasi un quinto (20%) della produzione nazionale proviene dal riciclo, un dato che sottolinea l’impegno del paese verso l’economia circolare. Germania (38 punti), Francia (30), Polonia e Spagna (26) seguono a distanza. Tuttavia, il CEN ha evidenziato la necessità di migliorare la misurazione delle performance aziendali per ottimizzare le strategie e la competitività del settore.
Le direttive del Green Deal
A partire dal 2025, le nuove direttive europee sul Green Deal (il piano della Commissione europea per un continente a impatto climatico zero) introdurranno un nuovo quadro di riferimento per la misurazione della circolarità e la comunicazione della sostenibilità.
Queste direttive, che includono regolamentazioni sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD), sulla due diligence (analisi approfondita) delle imprese (CSDDD), sul contrasto al greenwashing e la proposta di Direttiva “Green claims”, influenzeranno profondamente il modo in cui le imprese italiane operano. La misurazione della circolarità diventerà un elemento fondamentale delle strategie aziendali, integrando aspetti ambientali, economici e sociali.
Più controlli anche per le PMI
L’importanza della misurazione si estende anche alle piccole e medie imprese (PMI). Anche se non tutte saranno soggette agli obblighi di rendicontazione, le PMI riceveranno sempre più richieste di informazioni sulla sostenibilità dai loro clienti più grandi. Secondo il Rapporto 2024 del CEN, il 65% delle PMI intervistate ha dichiarato di adottare pratiche di economia circolare, un dato raddoppiato rispetto al 2021, dimostrando una certa predisposizione all’adattamento. La misurazione consente di valutare le prestazioni aziendali, sviluppare strategie innovative e comunicare in modo efficace con gli stakeholder.
Durante i recenti Stati Generali della Green Economy a Rimini, il CEN ha discusso di come le imprese italiane si stiano preparando a questa transizione. Sebbene non esistano ancora indicatori standardizzati a livello globale, le direttive europee e gli standard ESRS (standard europei per la rendicontazione sulla sostenibilità) forniscono indicazioni chiare su come misurare e comunicare la sostenibilità, anche dal punto di vista della circolarità.
Questo nuovo quadro spingerà le imprese a sviluppare ulteriormente la capacità di misurare, valutare e comunicare le proprie performance di circolarità. La misurazione diventerà fondamentale per un approccio scientifico ed economico alla crescita aziendale. Le imprese che vedranno nella valutazione delle performance di circolarità un punto strategico, piuttosto che un semplice obbligo di reporting, otterranno un vantaggio competitivo.
Sostenibilità sinonimo di competitività aziendale
L’impegno per la sostenibilità si trasformerà da scelta etica in obbligo giuridico e strumento di competitività, richiedendo investimenti significativi. Secondo le stime del rapporto Draghi sulla competitività, l’Europa necessiterà di investimenti di circa 750-800 miliardi di euro all’anno per la transizione ecologica e digitale. Il Regolamento del 2023 sulle obbligazioni verdi mira a raccogliere 250 miliardi di euro per finanziare il NextGenerationEU (il piano di ripresa europeo post pandemia). Inoltre, il Presidente del CEN, Edo Ronchi, ha sottolineato l’enorme potenziale di investimento non sfruttato dell’UE, con un patrimonio di risparmi privati di 33 trilioni di euro.
Infine, la sessione CEN ha affrontato il tema del greenwashing. “La Direttiva intende creare certezza nei consumatori a fronte della moltitudine di marchi di sostenibilità non sempre trasparenti e attendibili – ha spiegato Stefano Leoni, Coordinatore scientifico del CEN – e lo fa da un lato rendendo consapevoli i consumatori sulle proprie scelte di acquisto e contribuendo in tal modo a modelli di consumo più sostenibili; dall’altro responsabilizzando gli operatori economici a fornire informazioni chiare, pertinenti e affidabili”.
© Riproduzione riservata