Il 72% degli italiani soffre di eco-ansia ed è pessimista per il futuro rispetto alla situazione ambientale. Lo dicono le risposte al sondaggio realizzato dall’Istituto Noto e commissionato da Repubblica, rispetto alla percezione della crisi climatica e delle sue conseguenze.
Quella che nei giorni scorsi è stata definita sui media come “eco-ansia” coinvolge la popolazione in tutte le fasce d’età. Le percentuali maggiori, però, si registrano nei giovani (79%) rispetto ad adulti (65%) e anziani (60%).
Colpe globali
Secondo il 61% degli intervistati, le colpe dell’attuale situazione climatica sono globali. L’opinione pubblica, tuttavia, non colpevolizza i Paesi che non rispettano gli obiettivi di riduzione delle emissioni, in quanto trovatisi a dover “aggiustare il tiro” in un quadro di sviluppo economico basato su modelli fortemente inquinanti. E non accusa nemmeno i Paesi occidentali che hanno già vissuto un’ampia parabola industriale contribuendo in maniera significativa all’attuale riscaldamento globale.
L’eco-ansia
Il tema del cambiamento climatico e dei danni all’ambiente causati dalle attività umane è diventato una questione pubblica con le prime iniziative di Greta Thunberg. Oggi è narrato anche come emozione personale, come accaduto nel corso del Giffoni Film Festival durante il confronto fra la giovane Giorgia Vasaperna, che ha dichiarato di soffrire di eco-ansia, e il Ministro dell’Ambiente.
Il termine non nasce sui social, ma è stato coniato dalle società internazionali di psichiatria, che hanno individuato una serie di disturbi legati all’inquinamento e agli eventi meteorologici estremi.
L’Oms, appena un anno fa, ha raccomandato di includere nella ricerca e nell’adozione di politiche internazionali le implicazioni del cambiamento climatico sulla salute mentale. La Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ha parlato di sostalgia, come dell’insieme dei disturbi psicologici causati dall’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi (inondazioni e ondate di calore che provocano danni alle colture, alle infrastrutture e alla sicurezza stessa delle persone, causando shock, traumi e ansia). La correlazione tra inquinamento e depressione è già nota, ma l’ansia indotta dalla preoccupazione per il cambiamento climatico sta diventando un nuovo filone di indagine.
I negazionisti
Dal sondaggio, seppure con numeri ridotti, emerge anche una percentuale di negazionisti: il 18% degli italiani, infatti, nega che ci sia un cambiamento climatico in atto.
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