Leticia Jiménez è una giovane donna spagnola che ha capito una cosa fondamentale: il valore dei nonni e della loro presenza. Proprio per questo ha profuso tutta se stessa nello sviluppare Quiero un abuelo, un progetto che in italiano potrebbe essere tradotto come Voglio un nonno.
Tra le tante iniziative che quotidianamente invadono la rete e i social con l’intento di proporre idee innovative per rendere la società più solidale, inclusiva e partecipativa, il progetto di Leticia nasce dalla volontà di rispondere ad un doppio bisogno, quello dei senior soli e quello delle famiglie in cerca dei valori e dell’esperienza che solo un nonno può trasmettere.
Anche qui – come in tanti altri casi – l’idea nasce dall’esperienza personale. Quando nel 2016 ha una bambina, a Leticia viene spontaneo ripensare con nostalgia all’amata nonna, ai suoi consigli e al suo calore. La famiglia di origine è lontana e i suoi genitori non hanno la possibilità di veder crescere la loro nipotina. Sente che le manca qualcosa e inizia a pensare a come poter costruire, non solo per sé ma anche per gli altri, quel ponte generazionale che unisce due età così lontane nel tempo, ma con un forte bisogno di contatto reciproco.
È nato così Quiero un abuelo, con l’intento di avvicinare, secondo le parole della sua fondatrice: «Quegli anziani soli che amano essere circondati da bambini sui quali riversare affetto e cure, con quelle famiglie i cui piccoli non hanno la fortuna di avere dei nonni».
«Non si tratta di trovare un surrogato alla maternità, una sorta di “nonna canguro” che si prenda cura dei più piccoli – sottolinea Leticia -. Lo scopo è creare relazioni di lunga durata basate esclusivamente sui sentimenti e sull’affetto».
Ma come realizzare nella pratica questa idea? L’aiuto viene dal web. Il primo passo per le famiglie è registrarsi sulla pagina del sito, compilando un semplice formulario, in seguito al quale ottengono una password per accedere alla piattaforma. Lì possono scorrere i profili dei diversi candidati al ruolo di nonno, in modo da trovare, tra tanti, il più affine. Successivamente iniziano i primi scambi telefonici seguiti dagli incontri, con la speranza da entrambe le parti che, dopo una prima conoscenza, nasca una storia di amicizia e affetto lunga tutta la vita.
Naturalmente anche gli aspiranti nonni possono registrarsi on line e per coloro che non sono così tecnologici, esiste la possibilità di riempire il formulario richiesto tramite l’assistenza telefonica. Finora al sito hanno aderito quasi 900 nonni e circa 3.000 famiglie, ma il numero di queste ultime è in costante aumento, soprattutto tra le coppie più giovani.
Leticia ha iniziato da sola, credendo fermamente nel suo progetto, non lasciandosi scoraggiare da chi ne sminuiva l’importanza. Dopo i primi successi lo ha trasformato in una associazione senza fini di lucro e ha iniziato ad avvalersi di un’equipe informatica cui si è aggiunta – data la natura particolare dell’iniziativa – la presenza di un ufficio legale.
Ha messo in piedi una squadra affiatata che segue le prime delicate fasi della conoscenza. Quiero un abuelo può essere considerato senza dubbio un esempio di come la necessità può generare impresa e di come i cambiamenti demografici in corso nella società debbano essere considerati non un peso, bensì una grande opportunità per tutti.
Oggi la solitudine, infatti, non è solo una prerogativa della terza età: anche madri e padri possono sentirsi soli in una grande città e, naturalmente, la mancanza di affetti vicini colpisce anche i bambini. Quiero un abuelo contribuisce a creare quella rete di solidarietà “familiare” che a volte può venire a mancare.
Non va sottovalutata poi l’importanza di progetti analoghi nella costruzione della società del futuro. I bambini che crescono con accanto la figura di un nonno saranno più facilmente adulti che rispetteranno le persone anziane: i progetti intergenerazionali dimostrano chiaramente i loro effetti positivi sulla società in generale.
Quiero un abuelo si pone esattamente in quest’ottica: non è solo una piattaforma che mette in contatto aspiranti nonni con le famiglie, è un esempio di appoggio e di spinta verso la intergenerazionalità.
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