Semplicemente, restiamo fedeli al partner perché “non abbiamo occhi che per lui/lei”.
In pratica, tutti gli altri subiscono un processo di “perceptual downgrading effect”, un declassamento percettivo che è tanto più forte quanto a relazione col proprio partner è soddisfacente. Il motivo, a livello antropologico, sembra spiegato da un altro studio svolto sui primati.
Inoltre, dalla fedeltà deriva un importante vantaggio evolutivo: la longevità.
La Scienza ancora non riesce a capire come gli atteggiamenti comportamentali vengano interiorizzati e facciano aumentare l’aspettativa di vita. Eppure, sembra che lo stesso apporto alla longevità arrivi anche dalle fedeltà nelle amicizie; e anche qui la relazione è stata studiata tra le scimmie (macachi).
E’ stato appurato che quando vanno a caccia insieme due macachi “amici” l’ormone dello stress, il cortisolo, è poco presente nella sua saliva, al contrario di quando si muove con altri. L’eccesso di cortisolo va evitato anche nell’uomo, perché provoca ipertensione, obesità, debolezza muscolare, intolleranza agli zuccheri fino al diabete ed altre pericolose patologie.
Quindi, seguendo la teoria darwiniana, per vivere più a lungo dobbiamo essere fedeli sia nell’amicizia che nell’amore.
SINTESI DI: Fedeltà. Perché serve a vivere a lungo, Corriere salute, 10-12-2020
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