Un universo tridimensionale e fittizio alla portata di tutti, dove incontrare gli amici per passeggiare, lavorare o fare shopping. Il tutto grazie a nuovi strumenti smart, come un semplice bracciale. Il metaverso è veramente il futuro dei social?
Tutto ha inizio con Second Life, il mondo virtuale nato a metà del 2000 nel quale gli utenti, accedendo con un avatar – una rappresentazione tridimensionale di sé -, si incontrano, scattano foto, comprano abiti o servizi utilizzando criptovalute. Non si tratta di un semplice gioco il cui schema è prestabilito dalla casa ideatrice. Qui tutti sono liberi di creare il proprio mondo (e se stessi) come preferiscono. Un fenomeno a livello mondiale. Ma nulla dura per sempre e infatti la nascita dei social network, Facebook in primis, segnano per Second Life una battuta d’arresto, offrendo una possibilità di socializzazione più a portata di mano. E forse meno fittizia.
Come Facebook è diventato Meta
Per effetto di corsi e ricorsi storici, però, ecco che oggi si torna a parlare di una realtà digitale rivoluzionaria. E a farlo è Mark Zuckerberg, Ceo del gruppo che gestisce i due social network più frequentati al mondo. Dopo le accuse lanciate su Facebook e Instagram per un uso improprio della Rete e i pericoli connessi – e un fisiologico calo degli utenti più giovani -, il plurimiliardario americano si è ora gettato in un nuovo progetto: il Metaverso. Al punto da annunciare il cambio di nome della sua azienda da Facebook a Meta, definendo questa mossa “l’inizio del prossimo capitolo di Internet”. Nulla cambia nella sostanza, dichiara nel video di presentazione, perché lo scopo della società rimane lo stesso: connettere le persone. Ma in modo nuovo e decisamente “immersivo”.
Un nuovo universo social
L’idea è di creare un unico grande social in 3D. Un luogo immaginario, ma realistico, nel quale incontrarsi con vecchi e nuovi amici per giocare, chiacchierare o condividere un’esperienza. Il tutto grazie all’uso di avatar personalizzati (come quelli di Second Life) liberi di muoversi in scenari creati dagli utenti, nei quali sarà possibile spostarsi “solo con un click”. Naturalmente, spiega Zuckerberg, ognuno potrà personalizzare la propria esperienza, a partire dalla scelta della mise più adatta per ogni momento di socializzazione. Ciò comporterà la nascita di nuove posizioni lavorative: i designer di alta moda virtuale, ad esempio, o i progettatori di ambienti ideali. A tal fine è già prevista la creazione di un sistema di transazioni criptate, necessario per acquistare gli oggetti del desiderio.
Realtà aumentata e realtà virtuale
Per alcuni aspetti nulla di nuovo. Da tempo infatti ci muoviamo nelle cosiddetta realtà aumentata. Ad esempio utilizzando alcune app, come quella di un noto marchio svedese che permette di “vedere” un determinato oggetto inserito all’interno della propria abitazione prima di acquistarlo. O, ancora, seguendo al volante le indicazioni del navigatore (badando di non finire fuori strada). Si parla poi da tempo anche di realtà virtuale, un passaggio in più. Indossando particolari caschi è possibile infatti nuotare tra i delfini, visitare un museo o pilotare un’auto da corsa. Ma anche curare le malattie neurodegenerative come il Parkinson, favorendo la riabilitazione dei malati.
La novità di Zuckerberg
Finora però si è sempre trattato di esperienze “in solitario”. La novità di Zuckerberg è invece di voler adattare queste tecnologie all’idea di connessione e socializzazione. E per immergersi nella sua nuova realtà, profetizza, non ci sarà più bisogno dello schermo di un computer o di uno smartphone. I nuovi strumenti saranno più simili alla tecnologia Oculos – guarda caso un marchio della sua stessa azienda – che permetterà di teletrasportarsi (inteso come avatar) da uno spazio all’altro restando comodamente seduti sul divano. Grazie ai visori di realtà virtuale sarà così possibile vivere in questo universo “al di là” (dal greco meta, appunto), interagendo con tutto ciò che è al suo interno grazie a speciali bracciali che Facebook, naturalmente, sta già sviluppando.
C’è bisogno di nuove tutele
La comparsa di Metaverso pone quesiti di natura etica. La privacy sarà ulteriormente minacciata? Sorgeranno nuove forme di violenza? Un quadro attualmente tutto da normare e che presenta nuove sfide per il legislatore e per gli stessi ideatori. È di poco tempo fa la notizia di una ricercatrice che ha denunciato un’aggressione sessuale al suo avatar. Gli autori del reato erano un gruppo di personaggi maschili, alter ego di altri utenti di Horizon Worlds, piattaforma di realtà virtuale di Meta (e primo passo verso la realizzazione completa del Metaverso). La compagnia, chiamata in causa, è stata costretta a mettere in campo una nuova impostazione predefinita chiamata ”confini personali”. Una garanzia che impone la distanza di almeno un metro tra gli avatar frequentatori dei mondi virtuali di Zuckerberg già operativi, in grado di ospitare spettacoli e concerti in 3D. C’è poi tutto l’aspetto emergente legato ai neurodiritti, volto a tutelare quella parte del cervello umano che sempre più spesso si interfaccia con i computer. E il rischio che nuovi predatori cerchino di carpire gli aspetti più reconditi della nostra mente non è poi così remoto.
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