La sera del 10 agosto è scomparsa la scrittrice Michela Murgia. A maggio aveva raccontato, in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo in occasione dell’uscita del suo libro, del suo cancro al quarto stadio e del modo di avvicinarsi alla morte. Aveva 51 anni.
Nata a Cabras, in provincia di Oristano, nel 1972, Michela Murgia ha intrapreso tante carriere e “vissuto tante vite” – come lei stessa ha affermato – prima di fare la scrittrice. A partire dagli studi teologici grazie a cui è stata insegnante di religione, passando per la cameriera e la portiera di albergo. Nel 2006 aveva poi esordito con “Il mondo deve sapere”, il suo primo libro in cui riportava il diario di una venditrice telefonica di aspirapolveri Kirby, altra esperienza lavorativa che aveva davvero provato. Da lì, due anni più tardi, fu tratto “Tutta la vita davanti”, film di Paolo Virzì.
L’anno successivo fu la volta di “Accadabora”, il libro con cui ha vinto il premio Campiello: una storia ambientata nella sua Sardegna in cui Maria, ultima e indesiderata di quattro sorelle orfane di padre, finisce a vivere con Bonaria Urrai, l’anziana sarta del paese. Tra le due nasce un legame intergenerazionale in cui la vita e la morte si incontrano nell’accadabora, appunto. Quella figura incaricata di portare la morte a persone di qualunque età e in condizioni di malattia tali da portare i familiari o la stessa vittima a richiederla.
Michela Murgia, il femminismo e l’inclusione
Nel 2011 aveva pubblicato il saggio “Ave Mary” in cui collegava la sua formazione cattolica al femminismo, reinterpretando la figura della madre di Gesù. Un tema che ha poi ripreso in “God save the queer”, uscito lo scorso anno. Da quel momento ha impostato la critica del patriarcato che ha poi sviluppato negli anni seguenti. Da lì, infatti, è diventato noto il suo impegno come attivista femminista e intellettuale grazie anche a prodotti come “Morgana”, il podcast curato insieme alla scrittrice e amica Chiara Tagliaferri, che racconta biografie di donne (e successivamente anche di uomini) anticonformiste.
Le battaglie politiche di Michela Murgia
Michela Murgia è stata, in tanti modi, una delle intellettuali italiane più influenti degli ultimi vent’anni. Criticata da alcuni, stimata da altri. Si definiva un’attivista che usa la letteratura e la scrittura per portare avanti le sue battaglie politiche. In una prima fase quelle incentrate sull’autonomismo sardo – per il quale si candidò nel 2014 alla presidenza della Regione Sardegna – e in un secondo momento sul femminismo e le tematiche LGBTQ+. Inoltre, è stata anche una delle prime figure a sfruttare i social network per divulgare le proprie idee.
L’incontro con il Papa il 23 giugno
Il 23 giugno scorso era tra i 200 artisti (pittori, scultori, scrittori, poeti, registi, attori e musicisti) provenienti da tutto il mondo che hanno incontrato il Papa. Portava con sé una copia dell’ultimo numero di Vanity Fair tutto dedicato alla famiglia queer (coloro che non sono eterosessuali e/o non sono cisgender) e ha raccontato dell’incontro sulla sua pagina Instagram, con uno scatto all’interno della Cappella Sistina insieme all’amico e collega Roberto Saviano. “Quando gli ho dato il giornale (al Papa, ndr) gli ho detto: ‘Santità, le lascio questo: parla di famiglie e di armonia in tanti tipi di famiglie’. L’intero discorso del Pontefice è stato molto prezioso, inedito, con l’invito a essere disturbanti, liberi e non conformi”.
La malattia e gli ultimi saluti a Michela Murgia
Solo un mese prima in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, in occasione del suo ultimo libro intitolato “Tre ciotole”, Michela Murgia aveva parlato della sua famiglia queer, del suo impegno politico, del rapporto con la fede, della malattia e delle parole utilizzate per parlarne. Gli ultimi saluti alla scrittrice si terranno il 12 agosto alle 15:30 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli Artisti, a Roma. Tanti i messaggi che la ricordano da parte di amici, intellettuali, politici e personaggi che hanno voluto testimoniare la personalità e il segno lasciato.
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