Tutto ha avuto inizio al Pima Animal Care Center di Tucson, un rifugio per animali abbandonati nello Stato dell’Arizona (Stati Uniti). Qui, come in molti altri posti che si occupano di animali abbandonati, spesso non ci sono abbastanza volontari per aiutare i numerosi trovatelli, bisognosi di cibo e di cure più volte al giorno.
Non molto distante da lì Rebecca Hamilton, direttrice della vicina residenza per anziani malati di Alzheimer di Catalina Spring, è invece alla continua ricerca di attività in grado di coinvolgere e stimolare i suoi ospiti. Ha allora un’idea: perché non farli collaborare con il rifugio, sempre alla ricerca di un aiuto?
E così, i 30 anziani del Catalina Springs Memory Care sono stati coinvolti in una vera e propria “operazione di salvataggio”, alla quale hanno aderito con entusiasmo, prendendosi cura, a turno, di due gattini orfani: Tartaruga e Pesca, che, come tutti i cuccioli, devono essere nutriti ogni due ore con un biberon.
Dopo sei settimane di amorevoli cure, i gattini avevano già riacquistato il loro peso ed erano pronti per andare incontro ad una nuova vita. «Certo – ha affermato Rebecca -, in un primo momento potrebbe sembrare strano che persone affette da Alzheimer e che pertanto necessitano di un’assistenza giornaliera e continuativa, si siano potute occupare di piccoli animali, bisognosi a loro volta di cure e attenzioni costanti, ma questo in realtà dimostra che ci sono attitudini, capacità ed emozioni che non lasciano l’anziano, neanche quando la malattia lo colpisce. Il desiderio di dare e ricevere amore rimane oltre la malattia».
Gli anziani della residenza conducono una esistenza comunitaria, ma allo stesso tempo solitaria: hanno molto amore da dare e sono pronti a riceverne. Sanno di aver salvato due vite, di aver ricevuto un compito importante e di averlo portato a termine. I gattini, da parte loro, hanno “solo” dato a queste persone la possibilità di coltivare e sviluppare un sentimento innato, ma prendersi cura di loro, a sua volta, ha permesso di raggiungere risultati importanti.
Molti infatti hanno avuto la possibilità di riportare a galla ricordi del passato, persino del tempo in cui avevano accudito i figli appena nati, il cane o il gatto di casa. Come Thelma, che ha iniziato a ricordare la sua lontana esistenza di bambina cresciuta in una fattoria con 19 gatti, i suoi compagni di giochi di allora.
Dopo tutto, sono ormai noti gli effetti positivi della pet therapy sui malati di Alzheimer. Sempre più numerosi sono i casi in cui gli animali vengono impiegati con successo nelle strutture riabilitative per migliorare la qualità di vita di chi è affetto da demenza.
Per Thelma e i suoi compagni è stato semplice instaurare un rapporto con i gattini, perché la comunicazione con loro si basava su gesti e azioni che nulla hanno a che fare con il linguaggio e la memoria che spesso sono danneggiati dalla malattia. La possibilità di interagire con un essere vivente e riceverne affetto riduce lo stress e l’angoscia, migliorando il rapporto con gli operatori sanitari e, cosa molto importante, la relazione che così si instaura riapre il canale dei ricordi, rievoca esperienze passate che trasmettono serenità, poiché riemergono in momenti piacevoli, di gratificazione e amore.
Ma soprattutto l’esperienza condotta in Arizona dimostra che la perdita di memoria non cancella la capacità di amare.
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