Possiamo – dobbiamo – prevenire ogni forma di violenza sulle donne. Ad ogni età. Educando chi pratica violenza ad un nuovo atteggiamento. E la chiave può essere… la gentilezza.
Il 13 di novembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza. La sua storia ha origini lontane, risalgono al 1963, quando il preside di un’università di Tokio, nel discorso di commiato a un gruppo di giovani neo laureati, chiese loro di farsi interpreti di atti di gentilezza, perché questa potesse un giorno investire come un’ondata tutta la società. Sono passati quasi 60 anni da allora; dal 1998 abbiamo un appuntamento fisso per ricordarla, perché di gentilezza abbiamo bisogno sempre, come antidoto a una società che a tratti si mostra violenta.
Non parliamo però di una gentilezza superficiale, di sterili formalismi o gesti affettati, ognuno di noi ha sperimentato il disagio che deriva dall’essere oggetto di comportamenti solo esteriormente cortesi. La discrepanza tra ciò che viene naturalmente trasmesso sul piano emotivo e ciò che viene proposto da comportamenti studiati ad arte, ci fa percepire chiaramente la mancanza di autenticità, in modo quasi palpabile. Quante volte, in situazioni simili, ci siamo chiesti se dare ascolto all’istinto che ci suggeriva di diffidare di quel determinato interlocutore…
La gentilezza a cui dovremmo dare spazio è un atteggiamento interiore prima ancora che esteriore. È data da ascolto, cura, disponibilità a comprendere i bisogni dell’altro senza negare i propri, capacità di offrire parole e quando occorre silenzi. La gentilezza che non abbiamo potuto esprimere col sorriso nell’ultimo anno, abbiamo imparato a trasmetterla e riconoscerla negli sguardi, che abbiamo scoperto attenti e vigili. I nostri occhi hanno vicariato i sorrisi e gli abbracci mancati.
In questo stesso mese di novembre, pochi giorni più avanti, si celebra un’altra giornata fondamentale, dedicata a un tema ineludibile: l’eliminazione della violenza contro le donne.
Anche questo appuntamento, istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nasce alla fine degli anni Novanta e ricorre ogni 25 novembre dal 1999.
Delle diverse forme di violenze, le più eclatanti e quelle meno evidenti, parliamo nell’inchiesta che abbiamo dedicato al tema, un aspetto che troverete sviluppato merita di essere sottolineato anche qui: la violenza contro le donne riguarda tutte le fasce di età, tutte le condizioni economiche e sociali. La paura e il senso di perdita della libertà sono elementi costanti nelle vittime di violenza, che questa sia fisica, economica o psicologica. Le violenze sulle donne anziane sono in aumento e questo dato ci allarma, perché una donna anziana può, in determinati casi, percepire come estremamente ridotte le possibilità di incidere sulla sua situazione personale, soprattutto se dipende economicamente dalla persona che le usa violenza.
La violenza contro le donne non riguarda solo le donne, riguarda tutti: chi la subisce, chi la perpetra, chi veicola messaggi che giustificano i carnefici o colpevolizzano le vittime, riguarda chi ritiene che a lei o a lui non potrebbe mai accadere nulla di simile. Riguarda chi pensa che una donna abbia provocato e chi crede esistano i delitti passionali. Riguarda chi sostiene che certe cose non cambieranno mai e chi si sente impotente ma vorrebbe degli strumenti per esserlo meno. Per questo dobbiamo parlarne oggi, domani e ancora e ancora, fino a quando la violenza contro le donne non sarà del tutto eliminata.
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