Dalle riforme della non autosufficienza, della disabilità e delle pensioni all’attuazione del PNRR; dalla definizione del disegno di legge di Bilancio agli interventi contro il caro energia e l’inflazione. I principali dossier che finiscono nel congelatore della crisi di governo.
Dopo le dimissioni del premier Mario Draghi per la crisi nella maggioranza politica che lo sosteneva, sono numerosi i dossier sul tavolo del governo che rischiano di restare insoluti. E che riguardano temi e riforme di vitale importanza per il nostro Paese.
Gli interventi del PNRR in bilico
Innanzitutto, c’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da portare avanti, con la prossima tappa intermedia del 31 dicembre. Dopo il via libera al finanziamento da 21 miliardi di euro per aver raggiunto i target del primo semestre 2022, per fine anno dovranno essere realizzati altri 55 obiettivi. Così, il nostro Paese otterrà dall’Europa la terza rata da 19 miliardi di euro.
Il Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza prevede che uno Stato possa chiedere, per “circostanze oggettive”, una modifica della road map prevista. Intanto, a rischio rallentamento anche la realizzazione degli obiettivi già conseguiti e delle riforme già avviate, come la nuova sanità territoriale.
La legge quadro sulla disabilità ancora scatola vuota
Fra gli obiettivi del PNRR da realizzare entro fine anno c’è, per fare un solo esempio, la realizzazione di 500 interventi di ristrutturazione degli spazi domestici e di installazione di dispositivi tecnologici per promuovere l’autonomia delle persone con disabilità. Ma anche interventi del PNRR già conseguiti, come ad esempio la Legge Quadro sulla Disabilità (L. n. 227/2021), rischiano di rimanere solo sulla carta. In questo caso, infatti, la legge prevede l’adozione da parte del governo di una serie di decreti legislativi per la revisione e il riordino della disciplina attuale.
Al rush finale, si arena la legge delega per gli anziani non autosufficienti
Fra le riforme allo studio del governo, era atteso a brevissimo il disegno di legge delega di riforma del sistema di interventi in favore degli anziani non autosufficienti. Una priorità per 3,8 milioni di over 65 con gravi limitazioni dell’autonomia personale, per i loro familiari e caregiver. Un numero che, secondo le previsioni dello stesso PNRR, raddoppierà nel 2030.
La Commissione “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza”, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha presentato un documento contenente le linee guida della riforma a fine gennaio scorso, su cui il governo e le associazioni erano dunque al lavoro da mesi. Ora, la crisi politica mette a rischio un intervento atteso da 30 anni.
Anche le pensioni fra le riforme incompiute
Era ripreso da pochi giorni il confronto con le parti sociali per riaprire anche il cantiere della riforma delle pensioni e provare a superare la Legge Fornero con un accordo su nuovi criteri di flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro. Il primo gennaio 2023, se non confermati, termineranno forme di pensionamento anticipato come Quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale.
Il salario minimo torna nel congelatore
Sotto la spinta dell’accordo politico raggiunto a giugno sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio per introdurre salari minimi adeguati nell’UE, si è tornato a parlare di salario minimo anche in Italia. Un dibattito ampio e complesso, che si incrocia con il ruolo già svolto dalla contrattazione collettiva nel nostro mondo del lavoro e con l’urgenza di rispondere al problema del lavoro povero. Passare rapidamente dalla parole ai fatti, ora come ora, sembra impossibile.
In arrivo un nuovo decreto Aiuti
Non dovrebbe slittare invece il nuovo decreto Aiuti da 10 miliardi di euro, annunciato entro i primi giorni di agosto. Anche con il governo dimissionario e le Camere sciolte, l’ordinaria amministrazione consentirebbe di emanare un decreto legge e di convertirlo nei tempi previsti (60 giorni dall’entrata in vigore del decreto).
Fra le misure possibili, ulteriori sconti sulle bollette dopo il varo del bonus 200 euro e un nuovo taglio delle accise sulla benzina, ma anche un intervento sul cuneo fiscale per abbassare l’impatto delle tasse su redditi e pensioni e il taglio dell’IVA su alcuni beni di largo consumo per calmierare i prezzi. Per ora, sono tutte ipotesi.
Autunno, tempo di Legge di Bilancio: chi scriverà il disegno di legge?
L’autunno è la stagione politico-legislativa dedicata tradizionalmente alla definizione della nuova Legge di Bilancio annuale. Solo un governo in carica può presentare entro fine settembre la Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) per rivedere le previsioni economiche e di finanza pubblica del Documento di Economia e Finanza (DEF) alla luce della maggiore disponibilità di dati ed informazioni sull’andamento economico del Paese. Così come, servono pieni poteri all’esecutivo per predisporre, entro metà ottobre, il Documento programmatico di bilancio, nel quale illustra all’Europa il proprio progetto di bilancio per l’anno successivo.
Documenti che fanno da apripista al disegno di legge di bilancio da presentare al Parlamento entro il 20 ottobre. La più importante legge dell’anno che contiene le principali novità legislative e disegna il quadro della spesa pubblica per l’anno che verrà.
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