Come ogni anno, dal 2013, il Global Retirement Index confronta le cosiddette best practices delle politiche pubbliche pensionistiche di 44 Paesi appartenenti alle economie avanzate del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ai membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e ai Paesi del cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Assegna poi ai Paesi un punteggio generale in merito alla sostenibilità dei loro sistemi pensionistici, basandosi su quattro sottoindici, corrispondenti ai diversi fattori di benessere che hanno un impatto sulla vita dei pensionati:
- il benessere materiale (material wellbeing);
- il benessere finanziario (finances in retirement), stimato sull’accesso ai servizi finanziari di qualità per preservare i risparmi e massimizzare i rendimenti;
- la salute (health), intesa come accesso ai servizi sanitari di qualità;
- la qualità della vita (quality of life), come possibilità di vivere in ambienti più puliti e sicuri.
Quanto alla classifica generale, Islanda, Svizzera e Norvegia occupano le prime tre posizioni della classifica a 44, grazie alla spinta dei sottoindici legati alla salute e alla qualità della vita. L’Islanda si distingue dalle altre due soprattutto grazie all’indice del benessere materiale, che raggiunge quota 91%: il più alto tra tutti i 44 Paesi. Seguono nell’ordine Irlanda, Nuova Zelanda, Svezia, Danimarca, Canada, Australia e Lussemburgo.
C’è una debacle per i Paesi Bassi: che scendono dal 10° al 13° posto. La Germania, al contrario, conferma la sua tredicesima posizione rispetto all’anno scorso, dopo essersi piazzata, dall’inizio della rilevazione, sempre nella top ten.
E l’Italia? Siamo al 30° posto. Nonostante un lieve miglioramento, siamo scesi di una posizione a favore del Portogallo. Abbiamo confermato il punteggio complessivo che aveva ottenuto nei due anni precedenti (63%), anche se – proprio nell’ultimo anno – quanto alle singole aree, sono migliorati il sottoindice “qualità della vita” (passato dal 70% al 73%) e il “benessere finanziario” in pensione (passando dal 52% al 53%).
Resta stabile il sottoindice “benessere materiale” al 51%, ma peggiora quello della “salute” (diminuito dall’83% al 81%), unico sottoindice in cui abbiamo registrato un punteggio inferiore rispetto all’anno precedente. Ma ad un miglioramento del punteggio della spesa pro-capite corrisponde purtroppo proprio un peggioramento delle aspettative di vita e delle spese per assicurazione sanitaria.
Secondo il Report 2019 in Italia sussistono ancora diversi nodi da sciogliere per il futuro: l’invecchiamento della popolazione, il debito pubblico, la pressione fiscale e la governance. Tutte criticità sottolineate anche da Antonio Bottillo – Countryhead ed Executive managing director per l’Italia di Natixis Investment Managers che ha realizzato il rapporto – il quale ha dichiarato a proposito del nostro Paese: «È necessario che tra politici, fondi pensione, lavoratori e industria finanziaria ci sia una maggiore condivisione del duplice obiettivo di soddisfare le esigenze della popolazione in età pensionabile e preservare la sicurezza previdenziale dei pensionati del domani, all’insegna di un costante dialogo tra tutte le parti».
© Riproduzione riservata