«Sono sempre stato appassionato di montagna. Forse si tratta di un fatto genetico: ho avuto uno zio che è morto in vetta, io porto il suo nome». Inizia così a parlare di sé, Carlo Vettorato. Classe ’47, medico anestesista rianimatore, una formazione tra Torino, Parma e la Francia, ed una carriera che si è sviluppata all’ospedale Parini di Aosta e sulle cime delle sue Alpi. Perché Carlo Vettorato, oltre ad aver lavorato in corsia, è stato il primo medico volontario a salire sugli elicotteri del Soccorso alpino. A lui si deve la nascita del moderno servizio di elisoccorso della Val d’Aosta.
Aveva 17 anni la prima volta che è salito su un elicottero, e non è stato per piacere: «Stavo sciando sulle montagne francesi con alcuni amici, quando uno di noi si è fatto male. Gli altri sono scesi a dare l’allarme, io sono rimasto con il ferito. Quando è arrivato l’elicottero della gendarmeria mi hanno invitato a salire a bordo, ero di aiuto al mio amico in quanto parlavo bene francese. Quello è stato il mio primo volo; ero talmente preso a ammirare il panorama che non pensavo a nient’altro».
Nel 1972, quando già lavorava come medico ad Aosta, Vettorato comincia le attività di elisoccorso operando con la Smalp (Scuola Militare Alpina) e il Ral (Reparto Aviazione Leggera dell’Esercito). «L’intuizione che ho avuto è stata capire che l’ospedale doveva creare delle braccia mobili sul territorio, negli elicotteri doveva esserci del personale formato. Grazie anche all’aiuto di Franco Garda, siamo riusciti a dare vita ad una catena del soccorso, dove c’erano varie figure, ognuna con un potere d’azione». Il 1° dicembre 1984, anche grazie all’arrivo del dottor Alessandro Bosco, il servizio del medico a bordo dell’elisoccorso diventa permanente.
«Nel corso della mia carriera ho fatto più di duemila interventi. Spesso, quando c’era un’emergenza, l’elicottero veniva a prendermi direttamente a casa. Atterrava nei prati circostanti ed io mi facevo trovare pronto. I vicini mi avevano soprannominato il dottore degli elicotteri. Mi ha sempre fatto sorridere questa definizione», racconta Vettorato. Nel 2003 diventa anche direttore del 118 valdostano, e sviluppa iniziative come il Centro di medicina di montagna, volto a fornire servizi ai frequentatori e ai professionisti della montagna.
I momenti più concitati, quando si verificavano delle valanghe. «Dopo le slavine ho diseppellito solo morti – afferma – perché non c’è tempo; per quanto il soccorso possa essere ben strutturato, arriva tardi. Non sempre è facile circoscrivere il luogo dell’evento, dipende anche se l’avvenimento è stato visto da qualcuno, quanto tempo è stato impiegato per dare l’allarme e così via. Una cosa è certa però: dopo 45 minuti subentra la morte per asfissia».
Nel 2012 la vita del dottor Vettorato cambia. Una caduta fatta nel 1974, quando era un ragazzo che amava andare a sciare con i suoi coetanei, torna a chiedergli il conto. «Trentatré anni dopo quell’incidente, ho avuto un eccessivo calo osseo. Ho subìto una serie di interventi, ho fatto una protesi alla caviglia, ma non c’è stato nulla da fare». Nel 2012 gli viene amputata la gamba. Per un montanaro è un boccone amaro da mandare giù. «Ho dovuto reinventare la mia vita. È stata dura, ero una persona molto attiva, non riuscivo ad accettare di non poter più fare determinati movimenti, di dover dire addio alle mie passeggiate in montagna». La forza di volontà, però ha il sopravvento, e così inizia una nuova fase della vita per il dottore degli elicotteri. «Ho iniziato a collaborare con la Caritas, ed è una bella lezione di vita per me: non avevo avuto modo, prima di ora, di conoscere la povertà da vicino». Per Carlo Vettorato, però, le sorprese non sono ancora finite.
L’anno scorso, all’età di 71 anni, è stato insignito del titolo di Commendatore, dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, dal presidente Sergio Mattarella. «Per il suo prezioso contributo nell’ideazione e realizzazione dell’attività di elisoccorso in Valle d’Aosta e nella sensibilizzazione sul tema della sicurezza in montagna», si legge nella motivazione.
La notizia coglie di sorpresa il dottor Vettorato, che la riceve mentre era al supermercato, con la moglie. «Stavamo prendendo dei detersivi e qualche detergente, ed ecco che mi arriva la telefonata di un giornalista Rai, che mi chiede un commento a caldo su questa onorificenza. Io rimango basito». Un paio di giorni dopo arriva la comunicazione ufficiale dal Quirinale, ed il 5 Marzo 2019, Carlo e sua moglie fanno ingresso al Colle. «Io sono un montanaro, ero molto intimidito da quello sfarzo, dal cerimoniale». Ed ammette di esser stato colpito dall’umanità del presidente Mattarella: «Abbiamo avuto modo di scambiare due battute, lui si è complimentato per il mio lavoro, io ho fatto altrettanto con lui, l’ho ringraziato per tutto quello che fa per il nostro popolo». «Sa, non è mica tanto facile», questa è stata la risposta del presidente Mattarella a Carlo Vettorato.
Come comportarsi?
Le richieste di soccorso in montagna
Il numero unico per l’emergenza sanitaria, attivo su tutto il territorio nazionale, è il 118. In caso di incidente in montagna o in grotta, si richiede l’attivazione del Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico). Al telefono con l’operatore, bisogna cercare di essere il più precisi possibile: anzitutto fornire le generalità dell’infortunato, poi descrivere sommariamente lo scenario dell’incidente, precisando l’ora in cui è accaduto, se sono stati coinvolti soggetti terzi, e se ci sia ancora la presenza di pericoli residui o potenziali. È bene specificare poi alcune informazioni relative ai soggetti coinvolti: lo stato di coscienza o incoscienza, attività respiratoria presente o assente, segnalare eventuali emorragie in atto. Bisogna descrivere il luogo dell’incidente dando dei riferimenti (fornire il toponimo o e le eventuali coordinate GPS); le condizioni meteorologiche, facendo attenzione a fornire dettagli sullo stato di visibilità, sulla presenza di vento o di pioggia, neve, ghiaccio etc. Importante comunicare l’esistenza di ostacoli al volo in zona (funivie, linee elettriche, cavi sospesi..). Inoltre, è fondamentale rimanere a disposizione delle squadre di soccorso, mantenendo una posizione di sicurezza, cercando di tranquillizzare l’eventuale persona ferita e non abbandonando la zona di copertura telefonica.
Franco Garda: un altro pioniere dell’alpinismo
Franco Garda era una guida alpina ed un grande innovatore. Studioso attento delle più moderne tecniche di soccorso organizzato. La sua figura è stata determinante per lo sviluppo del soccorso in montagna. Negli anni Ottanta aveva elaborato un modello di soccorso rivoluzionario all’epoca, basato sulla costante presenza di una squadra di pronto intervento formata da guide alpine, stanziate all’aeroporto regionale, pronta a partire con l’elicottero. È stato il primo a creare un soccorso alpino organizzato in Val d’Aosta. Diventato poi presidente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Garda aveva cercato di estendere il modello valdostano in tutta Italia. È morto nell’estate 1993, in seguito ad un malore durante una salita sulla Cresta Innominata, sul Monte Bianco.
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