Esce in questi giorni il 14esimo album di Donatella Rettore, la cantautrice veneta pubblica un nuovo lavoro divertente e ironico tra disco e rock
Sono passati più di 45 anni da Splendido splendente, il suo primo grande successo. E ne sono passati quasi 14 anni dal precedente album di inediti di Donatella Rettore che, sull’orlo delle 70 primavere, continua a non voler essere chiamata Donatella, perché non le è mai piaciuto. Pensa ancora che porti un po’ scalogna, preferisce eventualmente Dada o Telly, come la chiamano gli amici fin da piccola.
La trasgressiva, ironica, provocatrice per eccellenza della nostra musica leggera è riuscita però a restare presente, a farsi notare, a essere considerata un’icona viva e positiva. «Da quanto tempo non viene a un mio concerto? – chiede -. Capirebbe subito perché.» In realtà, lo si capisce anche dal suo nuovissimo album, Antidiva putiferio che, oltre a raccogliere i suoi ultimi singoli, compresi Chimica – cantato a Sanremo 2022 con Ditonellapiaga – e Thelma e Louise, che la vede duettare con BigMama, propone una manciata di brani che sanno fondere la canzone con le forme internazionali del pop-rock elettrico, cui aggiunge decise spruzzate demenziali («sono sempre stata una fan degli Skiantos»), una disco sciccosa con interventi rap (ancora BigMama in Disco Prosecco), arrangiamenti rock-elettronici di scuola europea e collaboratori dall’impronta personale, come i punk La Sad, la cantautrice eclettica Marta Tenaglia e il rapper Tancredi nella provocatoria Faccio da me.
Quattordici anni dall’ultimo album: nella musica è un tempo enorme, cambiano le mode, gli stili, anche le generazioni. È colpa dell’età che avanza?
Io non faccio mai dischi per un’occorrenza, uno dietro l’altro o quando è passato un certo tempo o quando viene Natale, per dire. Li faccio quando sento il fremito giusto, e questo album lo porta con sé. Il mio rallentamento non è dovuto all’età che avanza ma alla società, che è ferma, latita, è stagnante. Non è come negli Anni ’80 o ’90, pieni di slanci, di stimoli festosi. Come artista sento molta fiacchezza e puzza di muffa, proprio per questo voglio tirar fuori un po’ di cose spumeggianti, vivaci, invece delle cose mortaccine che senti continuamente.
Ci sono cinque artisti ospiti, tutti giovanissimi. Cosa offrono in più rispetto a quelli della sua generazione?
Li ho scelti perché io sono un’eterna adolescente, il che sicuramente per me è un sacrificio. Tutti mi dicono “ma l’età avanza”, però io sono stata giovane, ho avuto la possibilità di esprimere la mia giovinezza nella sua totalità. E anche di portarmela un po’ dietro. È solo adesso che i grandi non ti danno la possibilità di vivere veramente da giovani, però ci sono io a difenderli.
Adesso si parla tanto di retromania, del fatto che i dischi di repertorio, degli anni passati, vendono più di quelli nuovi.
È la verità. Noi, parlando di Tozzi, di Nannini, di Mannoia, di Raf, abbiamo avuto la possibilità di manifestarci come giovani, di fare le nostre canzoni, i nostri errori, le nostre scelte. Io ho ancora voglia di novità, di vita, mentre mi sembra che sia tutto fermo, tutto morto, tutto no.
In Antidiva confessa di essere “social-passiva”. Cosa pensa della decisione dell’Australia di vietare i social ai minori di 16 anni?
Secondo me dovevano vietarli fino a 21 anni. Almeno così si vive. Quattro calci a un pallone sono molto più salutari di quaranta like, la vita non va vissuta davanti a un computer o davanti a un telefonino.
Come valuta la sua parabola artistica attuale?
Sto vivendo il pomeriggio della mia carriera. Mi piace il pomeriggio, quando il sole diventa rosso sul mare e sto ad ammirarlo con un bicchiere di vino, il mio uomo e i miei cani al fianco. E ascolto la musica del mio gruppo preferito, una band americana degli Anni ’80 che ho iniziato ad amare quando stavo a Londra, i Foreigner, che facevano heavy melody. O anche Huey Lewis and the News di The Power Of Love o gli Knack di My Sharona. Quello era il rock che piace a me, quello vitale.
Qual è il valore del rock oggi, quando sembra soppiantato da urban, rap, trap?
Non sono una che “il rock è morto”, che a 30 anni sei “too old to rock’n’roll” come dicevano i Jethro Tull, che peggio ancora si suicidano come Kurt Cobain, io sono pro Mick Jagger da quando avevo 11 anni. Jagger si è fatto di tutto, eppure è un ragazzino. È fantastico, e anche noi abbiamo degli italiani così. Prenda Morandi, un fenomeno. Fare la maratona di New York a 73 anni è rock! Wow!
In Beepolare canta “sono nata al contrario” e “odio tutti”. Non c’era verso di cambiare, fare meditazione, incontrare lo spirituale, senza rimanere ribelle fino a 70 anni?
Guardi che la persona che odia tutti, in realtà ama tutti. Odiare è già avere un’attenzione verso qualcuno e qualcosa. Quando tu mi ignori, non ti interesso, è quella la vera cattiveria. Quando odi ti stai concentrando su qualcuno, in un certo senso è un sentimento. Non c’è odio senza amore e quando ami un po’ odi. È la verità.
Stanotte faccio da me porta un po’ di sesso anche in questo cd. È il sale della vita anche a 70 anni?
Non è come a 25 anni, quando devi per forza finire lì perché se no stai male e non sai come sfogarti, però è ancora una valvola di sfogo mica da ridere. È un beneficio proprio fisico. È come andare a fare una gita in bicicletta oppure un’ora di palestra. Il sesso è importantissimo anche a 70 anni.
[Dal numero di gennaio 2025 della rivista 50&Più]
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