Quello del domicilio digitale potrebbe rivelarsi un traguardo importante. Una volta sistemati alcuni aspetti semplificherà molto la comunicazione tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione. Mai più lettere cartacee che vanno perse, mai più indirizzi fisici da aggiornare e comunicare per consentire di essere raggiunti. Fra non molto tempo, probabilmente, tutte le comunicazioni rimaste su casella di posta ordinaria della PA viaggeranno su un canale digitale. Questo grazie all’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD).
Cos’è un domicilio digitale: quali sono i vantaggi e come potrà migliorare la nostra vita
In genere, il domicilio digitale è una casella di Posta Elettronica Certificata (Pec). È un “luogo virtuale” dove si possono mandare comunicazioni ad un’entità giuridica (PA, professionista o azienda) o ai privati. Al di là del fatto che ormai abbondiamo di identità digitali – basti pensare ai Social Network -, ora con un un domicilio digitale si potrà essere raggiunti dalla PA in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo ci si trovi.
Chi può ottenere un domicilio digitale
Secondo la normativa possono crearsi un proprio domicilio digitale mediante iscrizione nell’elenco INAD sia le persone fisiche maggiorenni e che abbiano la capacità di agire sia gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi professionali o nel registro delle imprese.
INAD, un risparmio di tempo e risorse
L’INAD andrà ad affiancarsi all’IPA, l’Indice delle Pubbliche Amministrazioni, e all’INIPEC, l’Indice delle Imprese e Professionisti, coprendo così tutti i soggetti nazionali e portando una rivoluzione copernicana nel modo di dialogare tra cittadini e PA. Quest’ultima infatti potrebbe mandare comunicazioni e notifiche a chi ha un domicilio digitale ufficiale con un indirizzo Pec dichiarato. Visto il valore legale delle notifiche, questo comporterà un risparmio di tempo e risorse. Inoltre – altra semplificazione – dato che con l’indirizzo Pec le notifiche non sono più legate al territorio a cui è collegato il domicilio fisico, la comunicazione potrebbe essere inviata dall’Ente mittente senza il tramite del Comune di residenza.
Serve quindi la Pec? E l’App IO?
Sì, serve la Pec. Il cittadino dovrà acquistarla, gestirla e tenerla attiva. Dovrà inoltre registrarla in INAD tenendo sempre aggiornati i dati in caso di cambiamenti. L’iscrizione dell’indirizzo potrà avvenire mediante un portale con cui accedere tramite CNS, CIE o SPID. Vi ricordate poi IO, l’App della Pubblica Amministrazione? Sembra che il domicilio digitale potrà essere gestito anche attraverso di essa e che persino l’iscrizione potrà essere fatta attraverso IO, semplificando la registrazione.
Con il domicilio digitale conviene anche pagare le multe
Oggi la normativa sul pagamento delle violazioni al Codice della Strada prevede uno sconto del 30% sulla multa se la si paga con PagoPA entro 5 giorni dalla notifica. Ma c’è un problema: sapere quando avviene la notifica che, essendo cartacea, viene consegnata al diretto interessato. Può accadere che il cittadino non si trovi in casa al momento della consegna e che debba poi recarsi alle Poste a ritirare la multa dopo un messaggio di giacenza. Quindi, se con la modalità tradizionale la data di notifica non è precisa, con il domicilio digitale invece è immediata grazie all’indirizzo Pec. È la stessa della consegna del messaggio all’indirizzo del ricevente.
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