Domandarsi come saremo di qui a qualche mese può sembrare un esercizio retorico ma serve, crediamo, a ciascuno di noi per capire come stiamo vivendo oggi.
Cosa cambierà nella nostra vita usciti da questa emergenza, che da oltre due mesi si è sviluppata più o meno allarmante, fronteggiata, sottovalutata, sovrastimata, infine dirompente insomma, certamente sconosciuta e quindi temuta a prescindere? Come ne usciremo come Paese, come economia, come comunità, come persone?
Intanto, ne usciremo; se più o meno velocemente dipenderà da quanto sapremo muoverci, almeno in questa occasione, non da furbi né da cinici, ma da cittadini consapevoli che ognuno può essere diffusore e vittima, e il rispetto delle regole serve per se stessi e per gli altri in ugual misura.
Non facciamoci sfiorare dall’idea di essere al di sopra o al di fuori di quello che accade. Un’altra riflessione di buon senso poi è che non c’è nessuno al mondo che, in questo momento, sappia come si risolve questa epidemia. Si cura, e medici, virologi, infettivologi lo stanno facendo nel limite delle loro conoscenze e possibilità, si guarisce nella grandissima maggioranza dei casi, ma nessuno ha, al momento, una ricetta risolutiva.
Quindi è forse il caso di renderci conto che polemizzare, aprire discussioni, dare dell’incompetente a questo o a quello è cosa del tutto inutile. Davanti all’emergenza e all’incertezza è invece il momento in cui sono chiamate in gioco saggezza e competenze e in cui il riconoscimento e il sostegno reciproco fanno la differenza.
Come usciremo, allora da questa esperienza, da questo trauma collettivo? Per molti sarà questa la spinta a non rimandare più scelte di vita e decisioni importanti.
Altri vorranno tornare quanto più rapidamente possibile alle abitudini sospese. In ogni caso con maggiore o minore coscienza; aver toccato i nostri limiti ci imporrà di fare i conti con la realtà di un mondo sempre più piccolo, connesso, dipendente, in cui nessuno si può nascondere o immaginare di proteggersi a scapito degli altri.
Maggiori saranno le criticità e gli strascichi emotivi ed economici conseguenti a questa epidemia, tanto più sarà evidente di come gli abitanti del pianeta terra sono legati ad un destino comune ineludibile.
Nel nostro piccolo spazio privato avremo un altro atteggiamento nei confronti della scienza, dei ricercatori, di “coloro che sanno”, un’altra attenzione rispetto a un bene comune come la sanità pubblica, un’altra sensibilità riguardo a campagne mirate a prevenire malattie o ad adottare sani stili di vita. Insomma, usciremo da Covid-19 diversi, non perdiamo l’occasione per uscirne migliori.
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