Il recente lancio del film “Barbie” ha ispirato la psicologa Maria Giovanna Pezzuto e un gruppo di educatrici della Rsa San Raffaele di Campi Salentina, in provincia di Lecce, ad introdurre una doll therapy innovativa che ha per protagonista l’iconica bambola.
Le attività di doll therapy con le Barbie hanno avuto un impatto positivo sugli ospiti, in particolare sulle donne, affette da Alzheimer della RSA San Raffaele di Campi Salentina. Perché hanno permesso di risvegliare ricordi, attivare la memoria e agire sui disturbi comportamentali e sull’inquietudine tipici della patologia, grazie ai colori brillanti, alla maneggevolezza e alla riconoscibilità della bambola più famosa del mondo.
Un risultato che, come ha spiegato Maria Giovanna Pezzuto (nella foto d’apertura), psicologa della struttura, non è affatto scontato. E che non si era verificato in tempi passati con la doll therapy tradizionale, la quale non aveva riscosso lo stesso successo.
Cos’è la doll therapy
La terapia della bambola si basa sulla teoria dell’attaccamento, in genere riferita ai bambini, ma sempre più applicata anche ai soggetti anziani che soffrono di demenza. La bambola funge infatti da oggetto transizionale, e può essere utile a mitigare lo stress e il senso di insicurezza tipico della patologia, oltre a soddisfare il bisogno di vicinanza, contatto e rassicurazione.
La doll therapy stimola inoltre la memoria, e può servire a riportare alla luce ricordi di un vissuto di genitorialità, di accudimento, e attivare un maggiore senso di sicurezza nei pazienti, fino all’instaurazione di un legame che stimola il senso di cura.
La Rsa San Raffaele
La Rsa San Raffaele di Campi Salentina ospita fino a 60 pazienti, dei quali trenta con Alzheimer, e lavora anche come centro diurno per altri 15 ospiti giornalieri con sintomi di decadimento cognitivo lievi o moderati. Qui, oltre alla doll therapy, si praticano danza e musicoterapia, attività all’aperto come la cura delle piante, corsi di cucina. Siamo andati a conoscere la dottoressa Maria Giovanna Pezzuto (l’intervista è nel video) e le attività di una struttura innovativa.
(Foto Apertura: Ilaria Romano)
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